«Incidenti in mare? Colpa degli inesperti»

«Incidenti in mare? Colpa degli inesperti» DOPO LO SCONTRO NEL GOLFO DI NAPOLI, E' POLEMICA SUI «MARINAI DELLA DOMENICA»: SI IMPROVVISANO PER POCHE SETTIMANE L'ANNO. LA PATENTE DEV'ESSERE OBBLIGATORIA «Incidenti in mare? Colpa degli inesperti» La denuncia degli skipper: «Manca la cultura della navigazione» Antonella Mariotti ROMA «Non c'è la cultura del mare. Gh itahani si inventano marinai 15 giorni all'anno, per questo accadono gh incidenti». Paolo Cori è imo skipper progettista negh ultimi 14 anni ha reahzzato barche da regata hi-tech, per regate in tempo reale sia a Formula che Open con un attenzione, e giudica con severità i marinai del fine settimana con gommoni e motoscafi e i tanti incidenti che hanno funestato le ultime settimane. L'ultimo nel golfo di Napoh? «Ne è successo uno simile nell'Adriatico il giomo di Ferragosto ricorda Cori -. Un motoscafo ha centrato una barca a vela e l'ha squarciata. Non ci sono state vittime perché chi era a bordo della vela si è messo in salvo prima che il motoscafo h travolgesse. E' un'altra prova che la maggioranza delle persone che ad agosto sale sulle imbarcazioni è inesperta e rischia la vita e quella degh altri. Il nostro mare si può sfruttare da maggio a ottobre, eppure sembra che troppi se ne ricordino solo per tre settimane l'anno. I francesi e gh svizzeri hanno una cultura del mare molto maggiore della no- stra». Lo skipper è severo anche nei confronti dei costruttori di barche: «I cantieri producono mezzi per i vacanzieri e non per gh esperti. E non è sufficiente la patente nautica. La condotta di un'imbarcazione è molto più complessa di un'auto o di una moto. In altri settori, come in aeronautica, il brevetto costa milioni e non si limita a insegnare a pilotare un aereo. Perché non usare la stessa attenzione anche per chi si prepara ad andare per mare? In mare ci sono più difficoltà, ma la preparazione resta spesso insufficiente». Ma quello delle patenti resta un tema controverso. Spiega Antonio Vettese, direttore di «Vela e motori» : «Gh scontri in mare non sono poi così numerosi come si tende a credere. È vero che c'è chi preme per arrivare a un maggior livello di sicurezza con l'obbhgo della patente anche per le piccole imbarcazioni. Ma gh incidenti accadono anche, e forse di più, a chi la patente ce l'ha. Nel caso dello socntro nel golfo di Napoh, per esempio, sul motoscafo di 14 metri doveva esserci per forza un comandante, oppure il proprietario con la patente». E allora come impedire tragedie e incidenti sulle coste? Le autostrade del mare sono davvero una trappola per chi le affronta con disinvoltura? «Secondo la mia esperienza, la gente teme molto il mare, è preparata e sta più attenta che in qualunque altra condizione. Sarei molto cauto sui giudizi su chi va in mare con piccole barche. Prima di occuparsi del livello di sicurezza in mare, mi preoccuperei di quello sulle strade: non ci stupiamo per mighaia di morti sulle strade e, invece, al primo incidente in mare scateniamo le polemiche». Vettese cita i numeri delle capitanerie di porto: «Sono due o tre milioni le parsone che salgono sulle barche da diporto e, quando abbiamo cercato di fare una statistica sui morti in mare, abbiamo scoperto che su 300 casi, solo una decina erano causati da incicenti in barca. Gh altri erano annegati per altre cause, come per le congestioni». Questione di percentuah per Paolo Cori, che non è d'accordo: «Il numero delle imbarcazioni naviganti è inferiore a quello delle auto e quindi il confronto non regge. Ci sono più auto e per questo ci sono molti più incidenti. Si deve cominciare con la scuola e i bambini devono conoscere i pericoli del mare. In Italia abbiamo più la cultura dell'auto e della molo, mentre non sappiamo sfruttare il mare perché non impariamo a conoscerlo. In Nuova Zelanda e in Austraha vanno a scuola in barca». «In mare la cosa più importante è l'attenzione», sottolinea Vasco Vascotlo, lo skipper che l'anno prossimo sarà uno dei timonieri ah'American's Cup. «Non credo che gli itahani siano sprovveduti, credo piuttosto che ci sia troppa disattenzione. In mare anche un incidente banale può trasformarsi in tragedia e, per questo, ogni errore si trasforma in un rischio. Se in auto stiamo attenti, perché non farlo quando siamo in barca? Poi, quando succedono due o tre incidenti di seguito, si parla del mare e dei suoi rischi. Ci sono persone, come sulle strade, che sono incapaci. Sono loro a causare i danni e, se controlliamo, forse sono gli stessi degh scontri in strada». In Italia la nautica ha fatto segnare uno sviluppo tumultuoso negli ultimi anni

Persone citate: Antonella Mariotti, Antonio Vettese, Di Napoli, Formula, Paolo Cori, Vasco Vascotlo, Vettese

Luoghi citati: Italia, Nuova Zelanda, Roma