Il cervello di Einstein in giro per l'America

Il cervello di Einstein in giro per l'America Il cervello di Einstein in giro per l'America RECENSIONE ^Federico Peiretti LA mattina del 18 aprile 1955 il dottor Thomas Stoltz Harvey scese nei sotterranei dell'ospedale di Princeton e raggiunse l'obitorio per eseguire l'autopsia sul cadavere di Einstein, morto per un aneurisma che il celebre scienziato si era rifiutato di operare. Dopo aver stabilito la causa del decesso, prese una decisione improvvisa. Estrasse il cervello dalla scatola cranica, lo pesò, 1223 grammi, lo fotografò da tutti i punti di vista, fissò i tessuti in una soluzione di paraformaldeide e... se lo portò a casa. Probabilmente neppure lo stesso Harvey saprebbe spiegare il motivo del suo gesto, forse la curiosità professionale di scoprire gh improbabili segreti del cervello di un genio, il desiderio di possedeme la reliquia più preziosa o il meschino interesse per quanto ne avrebbe potuto ricavare dalla sua vendita. Certo non si rese conto dello sconvolgimento che questa nuova ingombrante presenza avrebbe portato nella sua vita. Divorziò dalla moglie, venne licenziato dall' ospedale in cui lavorava, la sua carriera di medico e patologo ne uscì distratta, ma tenne duro, nonostante gli interventi dei suoi superiori, dei più illustri studiosi, dell'esercito americano e, naturalmente, dell'Fbi, non mollò mai quello che considerava il "suo" cervello, e nessuno trovò validi motivi legali per poterghelo sottrarre. Tranne qualche rara intervista e i contatti con alcuni studiosi che riuscirono faticosamente a farsi cedere piccoli campioni del cervello, Harvey visse sempre più appartato, riuscendo per molto tempo a sfuggire alla curiosità del pubblico. Questa, del destino del cervello di Einstein, è una storia intrigante, degna di essere raccontata. Un grappo heavy metal ne ha fatto una canzone, Stealìng Einstein's Brain, il sogno di uno sballato che medita di rubare la reliquia: «Una mattina sente che in un posto nel Midwest 7 II cervello del genio se ne sta come un trofeo 7 Vicino alla scrivania di un medico da quattro soldi. Z Chi diavolo era per meritare tanto?/ Così prese la decisione: rubare quel cervello». Un regista inglese ne ha realizzato un divertente documentario, Einstein's Brain e ora Michael Patemiti, un giovane giomalista americano, ne ha ricavato un romanzo, A spasso con Mr. Albert. Patemiti non solo è riuscito a rintracciare Harvey, ma con un colpo di fortuna ad accompagnarlo dalla nipote di Einstein, per restituire il cervello ai suoi legittimi proprietari, dopo quarantacin- que anni. Un viaggio attraverso gli States, dal New Jersey alla California, 6.500 chilometri in dodici ;iomi, a bordo di una Buick Skyark presa a noleggio, Patemiti, ' Harvey e il cervello di Einstein, "brandelli che sciaguattano nella formaldeide", sigillali in un contenitore, chiuso nel bagagliaio. Un passeggero ingombrante che condiziona i due viaggiatori, stravolgendo tempi e spazi del loro viaggio, e creando l'atmosfera surreale e un po' paranoica del racconto (la Paramount ne ha già acquistato i diritti perfameunfilm). Molti considerano privi di alcun valore scientifico gli studi condotti sul cervello di Einstein da Harvey e dagli altri studiosi. Le sue dimensioni sono decisamente nella norma e la sua struttura sembra identica a quella di qualsiasi altro cervello. Soltanto il lobo parietale inferiore è più esleso del normale e con un maggior numero di cellule gliali, quelle che nutrono il cervello, ma non si sa quale rilevanza scientifica possano avere queste osservazioni. Resta comunque inalterato il mito irrazionale di un personaggio considerato il genio del ventesimo secolo, ma più che alla bomba il nome di Einstein dovrebbe essere collegato alla formula che meglio sintetizza il suo lavoro: E = me-, la massa che si trasforma in energia. A questa formula, "l'equazione che ha cambiato il mondo" è dedicato il nuovo libro di David Bodanis, giomalista e matematico, che ne traccia una "biografia", partendo dai progenitori, quali Lavoisier, nel suo fatale contrasto con Marat, Romer e Faraday, con le loro geniali intuizioni, o Chadwick, chiuso in un campo di prigionia tedesco, al tempo della Prima guerra mondiale, e costretto, per poter continuare i suoi studi sulle caratteristiche del neutrone, non avendo materiale radioattivo a disposizione, a fare incetta di una pasta dentifricia radioattiva che, secondo la pubblicità, avrebbe dovuto rendere i denti bianchi e splendenti (I). E dai primi lavori che aprirono la strada verso la celebre formula, Bodanis arriva a Einstein e ai tanti scienziati che parteciparono alla corsa contro il tempo, tra Germania e alleati, per arrivare primi nella costruzione della bomba atomica, certi che questa avrebbe deciso le sorti della guerra, ma senza rendersi ben conto degh effetti che avrebbe avuto sulle nostre vile. L'originalità del lavoro di Bodanis sta nella sua ricerca sul contributo dato dalle donne in questo campo della fisica modema. I risultati sono sorprendenti, i loro lavori sono ben più importanti di quello che comunemente si crede, in un ambiente scientifico ancora oggi decisamente maschilista. Bodanis parte dal Settecento, da Emilie du Chatelet, l'amante di Voltaire, che disponeva di un attrezzato laboratorio di Fisica nel quale condusse i suoi originali studi sull'energia, per arrivare a Marie Curie e a Lise Meitner la quale, per i suoi lavori sulla fissione nucleare, avrebbe meritalo il Nobel, se questo non le fosse stato ingiustamente sottratto da Otto Hahn. Il libro di Bodanis è un libro di piacevole lettura, ricco di aneddoti, che descrive l'ambiente e la vita degli scienziati in modo comprensibile anche a chi non abbia alcuna preparazione scientifica. Sia questo, che il libro di Patemili, sono ottime letture estive, che potranno servire di stimolo per passare a opere scientifiche più impegnative. Un romanzo racconta a storia del medico che lo rubò, un saggio ricostruisce 'origine della formula (^mc2» David Bodanis E = me2 Mondadori pp. 295, L. 34.000 Michael Patemiti A spasso con Mr. Albert Bompiani, pp. 230, L 28.000 SAGGIO e ROMANZO

Luoghi citati: America, California, Germania