«La Cia alleata del criminale di guerra croato»
«La Cia alleata del criminale di guerra croato» ALL'EPOCA DELL'OFFENSIVA CONTRO I SERBI IN KRAJINA GLI FORNI' FOTO DEI MOVIMENTI DEL NEMICO SCATTATE DAGLI AEREI-SPIA «La Cia alleata del criminale di guerra croato» E' il generale Gotovina, ricercato dal Tribunale dell'Aja e tuttora latitante Maurizio Mollnarl corrispondente da NEW YORK Il generale croato Ante Gotovina, accusato di crimini contro l'umanità dal Tribunale internazionale dell'Aja, e ancora latitante, vuole chiamare la Già a testimoniare a suo favore sulla base dell'assistenza che l'intelligence di Washington forni a Zagabria durante la campagna militare in Krajina contro i serbi. A sollevare il velo su un aspetto ancora top secret della collaborazione militare fra Stati Uniti e Croazia è il settimanale americano «Newsweek» che, nel numero di questa settimana, ricostruisce quanto avvenne nel luglio del 1995, quando il generale Gotovina era al comando dell'ftOperazione Tempesta» che avrebbe respinto le truppe di Belgrado oltre i confini croati, fin dentro il territorio bosniaco. La Krajina è una regione impervia della Croazia e il braccio di ferro militare con i serbi si giocava spesso sulla conoscenza dei movimenti del nemico. La campagna fu sanguinosa perché la Krajina era etnicamente mista e la popolazione civile pagò un prezzo molto alto. Gli Stati Uniti decisero di fornire a Zagabria un contributo di alta tecnologia destinato a rivelarsi decisivo: i «Gnat-750», velivoli senza pilota progettati per operazioni di sorveglianza e riconoscimento da alta quota. Dal luglio 1995 questi aerei «made in Usa», guidati a distanza da ufficiali americani di base in Croazia, sorvolarono sistematicamente li; posizioni serbe identificando le coordinate di truppe e mezzi militari. Le immagini così catturate venivano ricevute dai militari Usa e inviate al Penta- gono che, dopo averle controllate, le faceva arrivare al comando deir((Operazione Tempesta» dove c'era appunto Gotovina. Nelle ultime, cruciali, 72 ore della campagna di Krajina le foto della Cia - afferma il settimanale americano - furo- no determinanti per decidere le sorti della battaglia, perché consentirono ad Ante Gotovina di sapere con cruciale anticipo dove Belgrado stava concentrando le truppe per passare al contrattacco. Conosciuta la disposizione dei serbi sul terre¬ no, per Gotovina non fu difficile attaccare sul punto debole dello schieramento avversario e concludere, vittorioso, ^Operazione Tempesta», mentre i serbi si ritiravano disordinatamente verso la Bosnia. Oggi Gotovina non è più un generale di spicco dell'esercito di Zagabria ma un ricercato per reati contro l'umanità da parte del Tribunale dell'Onu sui crimini nell'ex Jugoslavia. Il procuratore Carla Del Ponte ha raccolto in questi anni numerose testimonianze a carico di Gotovina, accusato di varie atrocità fra cui l'assassinio di 150 civili serbi, la deportazione con la forza di altri duecen- temila e la distruzione di mi;liaia di case non-croate con 'unico fine di rendere la Krajina «etnicamente pura». Gotovina, che oggi ha 45 anni, fine-a ha rifiutato di consegnarsi al Tribunale dell'Aja e ha sempre negato ogni addebito, affermando che tali atrocità vennero commesse quando l'aOperazione Tempesta» era oramai terminata da tre mesi. Di fronte alle crescenti pressioni di Carla Del Ponte su Zagabria, l'ex generale - già membro della Legione Straniera francese - ha dato adesso mandato al proprio avvocato di Chicago, Luka Misetic, di ottenere dalla Cia le migliaia di foto scattate dagli aerei-spia nel luglio 1995 per provare cne durante r«Operazione Tempesta» non venne commesso alcun crimine. «Il mio cliente era certo partt della catena di comando - ha dichiarato l'avvocato - ma c'erano anche altri che tenevano d'occhio ogni giorno quello che avveniva e nessuno alla Cia in quel periodo vide o denunciò mai un crimine contro l'umanità». La vicenda è destinata a riaprire il dossier degli aiuti militari Usa alla Croazia durante le guerre balcaniche. La presenza di soldati americani a fianco delle truppe di Zagabria è stata sempre smentita da Washington ma adesso Miro Tudjman, figlio dell'ex presidente croato e interlocutore ufficiale della Cia a metà degli Anni Novanta, sembra deciso a rivelare molti dettagli a «Newsweek»: «Ogni reparto del nostro esercito aveva apparecchiature elettroniche americane, la Cia spese dieci milioni di dollari - oltre venti miliardi di lire - per intercettare ogni telefonata in Bosnia e Serbia, ogni nostra comunicazione elettronica passava attraverso l'Agenzia per la Sicurezza Nazionale a Washington». Ed è solo l'inizio. L'ufficiale vuole citare i Servizi americani come testimoni: «Sanno che non ho commesso stragi»
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