Bruxelles, prudenza sul patto di stabilità di Francesca Sforza

Bruxelles, prudenza sul patto di stabilità Bruxelles, prudenza sul patto di stabilità Solbes:«Non si tocca ma ci sono margini di manovra sui deficit» Francesca Sforza corrispondente da BERLINO Il patto di stabilità non si tocca. In risposta alle voci riportate dal quotidiano economico tedesco «Handelsblatt», secondo cui Francia e Germania si stavano muovendo in direzione di una maggiore flessibilità dei criteri di calcolo dei deficit, la Commissione Europea difende l'architettura del patto di stabilità e invita i paesi dell'Unione al rispetto dei parametri.«GIi stati membri e la Commissione Europea restano fermamente impegnati agli obiettivi e all'applicabilità del patto di stabilità, come è stato confermato dai ministri della Finanze in occasione della riunione del 9 luglio scorso», ha dichiarato ieri a Bruxelles il portavoce della Commissione riportando le posizioni del commissario europeo per gli affari economici e monetari Fedro Solbes. Il chiarimento è avvenuto ieri mattina, nel corso di una telefonata tra il ministro delle finanze tedesco Hans Eichel e Fedro Solbes: «Eichel - ha riferito la portavoce della commissione Kerstin Joma - ha spiegato che le autorità tedesche non avevano nessuna intenzione di rendere meno rigido o di ridefìnire gli obiettivi e l'architettura generale del patto di stabilità». Fer quanto poi concerne l'attuale dibattito sulla flessibilità, Solbes ha indicato «che al riguardo c'è' sufficientemente margine di manovra in caso di recessione», precisando che «nei grandi orientamenti di politica economica i paesi con una situazione fiscale equilibrata possono lasciare lavorare pienamente gli Stabilizzatori automatici, con un margine tra lo zero e il tre per cento per un deficit, mentre altri non possono farlo se non in misura limitata». A proposito della scelta dei criteri (attualmente la discussione è tra i criteri di spesa e quelli di deficit), la portavoce ha sottolineato che «per un Faese che ha una situazione fiscale equilibrata i due criteri hanno le slesse conseguenze». Anche Marc Marechal, autore delle indiscrezioni su «Handelsblatt», ha dato chiarimenti finalizzati a tranquillizzare Bruxelles. «Nel mio intervento ho fatto riferimento ai grandi orientamenti di politica economica che sono stati approvati a giugno al vertice euro¬ peo di Goteborg». In questo testo c'è un passaggio che il presidente Reynders ha citato a conclusione delle discussioni dell'eurogruppo lo scorso 9 luglio, in cui si dice: «nel quadro degli impegni presi per i patto di stabilità e di crescita tutti gli stati membri devono vigilare affinché i saldi di bilancio, corretti dalle variazioni congiunturali, si avvicinino all'equilibrio o ad una posizione di avanzo o si mantengono (se vi si trovano già) nel corso dei prossimi anni». Quindi, ha precisato Marechal, «i grandi orientamenti di politica economica tengono conto dei dati di bilancio corretti delle variazioni congiunturali. Se ne deduce che, se c'è un deterioramento congiunturale, gli obiettivi di bilancio possono tenerne conto, ma bisogna comunque continuare ad avvicinarsi ad una posizione di surplus». Insomma, «l'obiettivo di ridurre il debito resta. Se si prende in considerazione la congiuntura e se si mantiene un miglioramento dei saldi di bilancio, dopo le correzioni congiunturali, credo che la filosofia del patto di stabilità venga rispettata». Dichiarazioni di fedeltà a Maa¬ stricht vengono anche da Berlino, dove il ministro delle finanze Eichel ha smentito qualsiasi volontà di interferire col patto di slabilità: «Non ammorbidiamo i criteri di stabilità e teniamo fede alle decisioni di Maastricht», ha dichiarato seccamente il portavoce di Eichel nel corso di una conferenza stampa ieri a Berlino. La notizia di una decisione dei 12 ministri delle finanze della zona euro di allentare le direttive di risanamento, ha aggiunto, «è falsa», cosi' come non ci sarebbe stato alcun colloquio tra Eichel e il francese Laurent Fabius. Mostrando di non credere alle smentite del ministero, l'economista Horst Siebert, uno dei saggi del ministero delle Finanze, ha commentato negativamente la scelta di Eichel di orientare il criterio di stabilità più alle spese che al deficit:«Non è un passo sensato ha dichiarato Siebert - il criterio sul deficit fu introdotto per tenere sotto controllo l'indebitamento pubblico, con l'obbiettivo di non esercitare nessuna pressione pohtica sulla Bce. Volerlo rivedere con quello sulle spese, critica, significa ignorare quale effetti porti con sé un deficit alto». Il presidente della Bce, Wim Duisenberg, con il commissario europeo Pedro Solbes —~-

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