«Rompiamo le vetrine dell'egoismo» di Francesco Grignetti

«Rompiamo le vetrine dell'egoismo» SETTECENTO ABITANTI INNAMORATI DEL PARROCO ZAPATISTA CHE VUOLE «ABBATTERE I MURI» «Rompiamo le vetrine dell'egoismo» Don Vitaliano e un manifesto nella chiesa di Sant'Angelo personaggio Francesco Grignetti nn/ialo a SANT'ANGELO A SCALA AH, don Vitaliano...». E' un coro ininleiTotlo di lodi quello che si sente sul conto del parroco zapalisla in questo minuscolo paesino dell'Irpinia. Settecento anime. Ire bar, uno spaccio dove si vendono i giornali assieme ai generi alimentari. Oui la globalizzazione non è mai arrivata. E Sant'Angelo a Scala, capitale del inovimonlo no-global, è tutta con lui. «Perché siamo più a sud del sud», li dicono per spiegare la ragione di un'adesione così compatta. La chiesa di don Vitaliano merita una visita. Anche perché è da queste antiche mura che ospitano le spoglie di San Silvestro Papa, che il sacerdote ribelle stupisce il mondo. All'inizio scandalizzò anche i suoi parrocchiani. Nel '97, ad esempio, quando allestì un presepe molto alternativo dentro un canotto per ricordare a tutti il dramma dei clandestini. Oppure quando mise il passamontagna del Subcomandanle Marcos al Bambinello (1999). 0 l'anno scorso quando sistemò la Natività nel contesto di una vetrina di Me Uonald's. Rolla. Ancora oggi campeggia dentro la chiesa un suo inaniieslo ideologico. «Rompiamo le vetrine del nostro egoismo», scrive don Vitaliano. E poi, per essere ancor più chiaro: «Pensiamo di avere il dovere di infrangere queste vetrine, il dovere di abbattere i muri invisibili che discriminano gli esseri umani, i figli lutti uguali di Dio». Oggi lo scandalo è superato. Metabolizzato. Don Vitaliano ha conquistalo tutti. Il sindaco, Vinicio Zaccaria, ppi, non ha avuto dubbi nell'autorizzare il campeggio. «Secondo alcuni - dice essere il sindaco di don Vitaliano dovrebbe essere un dispiacere. Per me è un piacere». Persino il maresciallo dei carabinieri, che va su e giù per il campeggio, e che ascolla perplesso e incuriosito i racconti terribili di Genova, è un suo fan: «Don Vitaliano è un amico. Non c'è solo rispetto, ma piena collaborazione Ira noi. Che vuole, qui siamo nella più classica provincia italiana: sindaco, parroco e maresciallo sono le istituzioni». Non parliamo poi dell'unico consigliere comunale di Rifondazione, Massimo Zaccaria, che stravede per il suo parro- Don Vitaliano, per testimoniare il Vangelo a Sant'Angelo, ha dunque scelto la lotta. Nulla di nuovo nella millenaria storia della Chiesa, per carità. Non a caso campeggia nella navata della sua parrocchia l'antica scultura lignea di un Arcangelo Gabriele molto realistico che punta la lancia alla gola di un diavolo sconfitto. Mettete le multinazionali al posto del demonio, e il gioco è fatto. La dice lunga anche il passaggio del Vangelo che il prete s'è scelto come motto, ossia Gesù che scaccia i mercanti dal tempio. «Noi pensiamo di dover tradurre in nostro impegno il gesto di Gesù e mandare in frantumi i disegni di coloro che speculano sottraendo agli altri il futuro». C'è aria di crociata, nelle sue parole. Di utopia cristiana. Ma c'è pure la modernità di giocare con le parole e con i media. Scherzando anche con il fuoco. Ouando dice, ad esempio, che lui «è un prete e quindi non denuncia nessuno, neanche un teppista». Ma anche lui, come Casarini, o Caruso, o Agnoletto, ha un moto di fastidio quando gli ricordano che il movimento no-globai non ha fatto i conti con la violenza. «Che c'entra, è evidente che la violenza va bandita. Ma non possiamo lamentarci di una deriva violenta se non si sta dentro il movimento per aiutarlo a fare le scelte giuste. Per questo io sto qui. Per questo auspico che la Chiesa tutta si muova». Un primo successo don Vitaliano l'ha incassato. Il maresciallo dei carabinieri e gli agenti della Digos vanno e vengono per il campeggio in piena tranquillità. Contestatori e poliziotti si riconoscono a fiuto, si scrutano, ma intanto convivono. «Io - insiste il sacerdote - l'ho detto subito. In questo paese nessuno è straniero o non gradito: sia i ragazzi che le forze dell'ordine». Per domani, primo mese dalla morte di Carlo Giuliani, don Vitaliano terrà una messa di suffragio «perché questo è il modo che noi cattolici abbiamo per ricordare i defunti». E quella vetrina rotta di Me Donald's? «Le nostre uniche armi sono le parole e la fantasia. Il messaggio era pacifico: rompere le vetrine dell'egoismo e boicottare le multinazionali che sfruttano il lavoro minorile. Certo, lo ammetto, quell'immagine era un po' forte, ma invitante per far passare il messaggio. Sarebbe sciocco fermarsi alla vetrina rotta». Mise il passamontagna di Marcos al bambinello Oggi stravedono per lui anche i più anziani e il sindaco del Ppi «Una frase forte può servire a bandire la violenza Stando vicini a chi protesta» Don Vitaliano della Sala

Persone citate: Agnoletto, Arcangelo Gabriele, Carlo Giuliani, Casarini, Gesù, San Silvestro Papa, Vinicio Zaccaria

Luoghi citati: Genova, Sant'angelo A Scala