«Medici e pazienti, vittime del mercato»

«Medici e pazienti, vittime del mercato» «Medici e pazienti, vittime del mercato» L'allarme del farmacologo: visite troppo brevi e ossessione della pillola consigli ROMA LA prima forma di allerta sta nel nome: farmaco, dal greco pharmakon, ovvero veleno. E con i veleni, c'è poco da scherzare. Purtroppo, come osserva Gianni Tognoni, farmacologo, direttore del Consorzio Mario Negri Sud e membro della Commissione Unica del Farmaco (Gufi, «nel tipo di società che abbiamo messo in piedi, la salute è affidata al mercato». Quali sono gli errori più cornimi nell'as- sumere i medicinali? «Prenderli quando non servono; non sapere perché si prendono; non sapere, esattamente, che cosa ci si può aspettare assumendoli e in quali tempi. La gente, purtroppo, è indotta a credere che 'gli antibiotici curano i virus" o che certi prodotti 'curano la depressione', non sapendo distinguere tra abbattimento dei sintomi e guarigione vera e propria. Così, spesso, di fronte al mancato risultato rispetto alle proprie aspettative, incorre in comportamenti errati, come aumentare la dose o la frequenza di assunzione. O, a volte, associare altri farmaci tra loro». Ma non si può certo pretendere che i pazienti sappiano queste cose. Non dovrebbe essere il medico a istruirli? «E qui tocchiamo il tasto dolente. Sondaggi, in tutto il mondo, dimostrano che la media di una visita si aggira intorno al 3 minuti e mezzo. Non c'è molto tempo per il dialogo. Così, nella maggior parte dei casi, la corretta informazione, viene sostituita dalla prescrizione. Il paziente non riesce a entrare nel discorso. Spesso, anzi, non ha capito che cosa gli ha detto il medico, ma non osa ribattere». Che fare, allora? «Incominciare a st. utturare gli incontri tra medici e pazienti. A seconda del grado di cultura di questi, preventivare sedute ripetute nel tempo, perché sia chiaro quello che il malato deve fare». La tendenza della gente, però, sembra essere quella di preferire la "pasticca" alla fatica di cambiare le proprie abitudini alimentari o di altro genere. «Questa è, soprattutto, l'abitudine dei medi- ci che privilegiano la prescrizione, che sembra più scientifica, alle informazioni sui comportamenti a rischio. Oppure, vi accennano a fine visita, quando il paziente sta andandosene con la ricetta in mano: "E poi, cerchi di mangiare meno grassi". E il paziente se ne va con l'idea che quello sia un paterno suggerimento e niente più. Anche se, bisogna ammettere, qualcosa sta cambiando, proprio nella mentalità dei medici di medicina generale che, tra l'altro, a partire dal dicembre prossimo, potranno partecipare alla sperimentazione dei farmaci e dunque entrare, direttamente, nella farmacovigilanza». Si fanno, però, anche errori nelle prescrizioni? «Come ho detto, abbiamo affidato la salute al mercato. Sotto la pressione della moda anticolesterolo, ad esempio, si è privilegiato questo aspetto rispetto alla necessità di abbassare il rischio cardiovascolare. Negli USA, l'informazione viene data ai cittadini, direttamente, dalle aziende farmaceutiche. E sta accadendo un fatto grave. La Commissione Europea, meno di un mese fa, ha chiesto formalmente all'agenzia turopea per la valutazione dei medicinali due cose. La prima: dimezzare i tempi attuali per l'esame dei dossier di registrazione dei farmaci. Questo allo scopo di rendere l'industria europea più competitiva di quella americana. La seconda: permettere alle aziende di fare propaganda diretta dei farmaci. Se passerà ima cosa del genere, sarà un disastro», [d. dan.] Un laboratorio di ricerca nel settore dei farmaci

Persone citate: Gianni Tognoni, Mario Negri

Luoghi citati: Roma, Usa