«No alla vendetta come airimpunibilità» di Paolo Colonnello

«No alla vendetta come airimpunibilità» «No alla vendetta come airimpunibilità» Parla Livia Pomodoro, presidente del Tribunale per i minori di Milano intervista Paolo Colonnello MILANO LA decisione dei giudici texani di sospendere la pena di morte per Napoleon Bearzley, che all'epoca dei fatti di cui è accusato aveva appena 17 anni, è ovviamente il minimo che si potesse fare per ima mentalità come quella del presidente del Tribunale per i minori, Livia Pomodoro «Ci mancherebbe altro. E poi non è una questione d'età: la pena dimorte è intollerabile per chiunque. E non solo perché in agguato possono sempre esserci degli errori giudiziari che colpiscono degli innocenti, ma anche perché trovo particolarmente odiosa questa mentalità dell'occhio per occhio dente per dente» Ciò nonostante rimane intatta la questione punibilità dei minori che nei mesi passati ha suscitato non poche polemiche anche da noi. Perché in Italia spesso sì ha la sensazione che sia sufficiente essere minorenni per compiere atroci delitti e non scontare nemmeno un giorno di prigione. E' così dottoressa Pomodoro? «Si tratta appunto di sensazioni ma, nei fatti, sono diversi ì giovani rinchiusi nelle carceri minorili per scontare pene definitive. Il problema è che l'opinione pubblica s'interessa solo di quelle vicende eclatanti che finiscono sui giornali, mentre la maggior parte dei delitti minorili sono altri e non fanno notìzia» Non trova però che con la formula magica dell'incapacità d'intendere e di volere spesso si rinunci, oltre alla punizione per il ipovane, anche alla possibilità di capire a fondo perché un reato è stato commesso? «In effetti le categorie dell'incapacità o della capacità del minore andrebbero superate. Penso ai reati di violenza pura e semplice, dove l'aspetto su cui puntare l'attenzione dovrebbe essere quello del principio di responsabihtà. Mentre tenere conto solo della possibilità che un fatto possa essere determinato da un vizio parziale o totale di mente, non soltanto determina l'impunibilità del reo, ma mette al riparo un ragazzo da ogni possibile conseguenza del suo gesto e dalle proprie responsabilità. In questo senso passa un messaggio sbagliato e distorto che non dovrebbe essere assolutamente trasmesso, anche per la stessa recuperabilità dpi minore» Meno garantismo e più severità? «Non è una questione di garantismo. Né di severità. Perché il fatto che in determinate situazioni ci siano degli aggiustamenti che tengano conto del fatto che il ragazzo nella formazione della personalità abbia dei ritardi o sia un irresponsabile é anch'esso un fatto positivo». E quindi? «Quindi bisognerebbe coniugare meglio l'esigenza della formazione in progress dei giovani e dall'altro lato renderli responsabih e consapevoli delle azioni che compiono» In che modo? «Attraverso ima lettura dei loro comportamenti che non sia superficiale e poi con una modulazione d'interventi indirizzata verso ra¬ gazzi che ne hanno bisogno. Tenendo presente che i ragazzi di oggi non sono gli stessi di 5 anni fa: hanno una costruzione del sé e della vita molto più anticipata di una volta ma non sempre più matu- ra)) Eppure non sembra che le sembra che le cose vadano così: a ironie di omicidi efferati, la pena spesso è il ricovero in comunità. «Anch'io non vorrei mai che lo standard della comunità diventasse una parola magica priva di significato. Le comunità terapeutiche servono per curare qualcuno che si riconosce malato. Non si può e non si deve usare in maniera generalizzata. Le comunità non sono state pensate come allegri collegi dove infilarsi per non andare in galera.» E' innegabile che siete voi magistrati però a prendere la decisione finale... «So bene che la responsabilità alla fine viene sempre data a noi magistrati; ma penso anche a quei periti che individuano così spesso delle meapacità d'intendere e volere in quei border line che a volte nascondono semplicemente incapacità di accettare delle regole. Ma sono anche molto critica verso quei servizi sociali che non svolgono la loro funzione di prevenzione o che segnalano le comunità come unica panacea. L'utilizzo disinvolto di questi 'itrumenti di recupero rischia di portarci dall'altra parte: ovvero di fronte all'impunibilità dei minori, l'opinione pubblica chiederà sempre più repressione e sempre meno riabilitazione». Il presidente del tribunale per i minori Livia Pomodoro

Persone citate: Livia Pomodoro, Napoleon Bearzley

Luoghi citati: Italia, Milano