La Normandia oltre il mare col tetto di paglia e i cavalli

La Normandia oltre il mare col tetto di paglia e i cavalli VIAGGIO ALL'INTERNO: CAMPAGNE VERDEGGIANTI, GIARDINI DI PRATI, PIANURE BOSCOSE La Normandia oltre il mare col tetto di paglia e i cavalli REPORTAGE Finetta Guerrera A Normandia non si presta alle visite furtive. Esige calma, lentezza. E se quella mm dell'immaginario può essere terra da cartolina o da film - in cui si sovrappongono le visioni delle scogliere di Etretat come le vide Monet, o di una giovanissima Deneuve che canta e balla ne «Les parapluies de Cherhourg», oppure l'indimenticabile spiaggia di Deauville che dal film di Lelouch trasse una celebrità insperata e mondiale - la Normandia non è solo questo. Non soltanto, cioè, coste a strapiombo e mare inquieto, spiagge sabbiose e volo di gabbiani: è anche campagna verdeggiante, giardino di prati sempre verdi, di pianure boscose e fertili in cui placidamente soggiornano mucche pezzate, cavalli dalle forme perfette e pecore dal latte denso e cremoso. E' multipla, la Normandia molte pagine della storia di Francia vi sono state scritte - e si divide in province e contrade orgogliose ciascuna delle proprie caratteristiche, dei propri prodotti, dei propri fasti presenti e passati che si leggono nelle abbazie silenziose, nel e torri che agitano il vessillo normanno a leopardi d'oro, nelle fattorie e nei castelli circondati dal verde, nelle facciate delle cattedrali che puntano verso il cielo vertiginose cuspidi gareggiando in trafori con i celebri merletti. E' anche terra di acque dolci e salate, di liquori stordenti e succulenti formaggi, luogo di ispirazio¬ ne letteraria ed artistica oltre che - i luoghi dello sbarco - di bianchi cimiteri e insanguinate memorie. Molti perciò gli itinerari che si possono tracciare in una terra così complessa e così ricca; e sempre, una volta scelta una via, rimarrà inevitabile il rimpianto per quanto si dovrà tralasciare. Ma la Senna, principale via di comunicazione per secoli ed ancor oggi, di tutta la Francia settentrionale, e che lasciando Parigi risale verso Rouen attorcigliandosi in pieghe sempre più strette fino a gettarsi nell'oceano, offre un invito troppo allettante per poterlo ignorare. Anche perché lungo questo per- corso nell'Haute-Normandie troveremo gli straordinari paesaggi che furono fonte di ispirazione per molti letterati e scrittori che ebbero lì le loro case di campagna, oggi aperte al pubblico e accudite come solo i francesi sanno fare: quella di Victor Hugo, intatta e ancora piena dei ricordi della figlia annegatasi; quelle di Zola, Alexandre Dumas, Gorneille, Turgeniev e, a Croisset - delusione - solo il padiglione di Flaubert con il pappagallo impagliato che gli ispirò «Un coeur simple» e qualche banale souvenir del viaggio a Tunisi. Ma, subito fuori, la campagna è tutta un trascolorare di verdi. dal più tenero al più cupo: apparentemente disabitata, se non fosse per quei minuscoli villaggi stretti come per paura attorno a una cuspide ornata da piccole figurine segnavento - un pesce, un gallo, un angelo - è cosparsa invece, se si l'accortezza di addentrarsi per i sentieri, di fattorie e tenute da fiaba. Si tratta dei bocages, termine qui in uso per indicare piccole proprietà coltivate a prato e delimitate da alberi o siepi: dentro, gli hameaux aux chaumières à colombages, costmzioni dal tetto di paglia e antiche travi a vista sul prospetto; oppure gli haras che sono stazioni di monta per cavalli di razza e infatti addestrano e vezzeggiano gli stalloni che affolleranno poi i galoppatoi di Deauville. E ancora gli splendidi manoirs, fattorie fortificate del XVI secolo, vertici della gerarchia rurale che oppongono le loro torri ai temibili venti dell'ovest: dimore che hanno un'anima e sono restie a svelarla, difese come sono da minacciosi cartelli e da contadini non lieti che qualcuno venga ad intralciare la raccolta delle mele o la mungitura. Al massimo si potrà acquistare la frutta che viene deposta in cassette sulla strada affinché ci se ne serva, lasciando l'importo indicato in un cestino e discreta- mente andandosene. E si potrà, volendo, sostare a Giverny, fra le ninfee rese celebri da Monet, o vagabondare per il Pais D'Auge che fu teatro dei turbamenti di Maupassant. Oppure cedere al richiamo dell'oceano e andare là dove terra e mare si confondono, dove falesie e lunghe spiagge si alternano a pittoreschi e colorati Dorticcioli. Dove piccole stazioni balneari che dormono tutto l'inverno si risvegliano d'estate con uno charme un po' desueto, un ritmo un po' sorpassato, un'atmosfera tranquilla che fa tanto inizio dello scorso secolo. Il tempo si è fermato sulla spiaggia di Cabourg - chiamata Balbec nella «Recherche» - qui dove Proust villeggiava con la nonna al Grand Hotel. E Dieppe e Deauville sono ancora come apparvero a Flaubert, Stendhal e Baudelaire che ci venivano in vacanza: con le stesse stradine acciottolate d'allora, le medesime case dallo travi a vista oppure accuratamente dipinte a colori pastello. Deauville che oggi, grazie al tunnel sotto la Manica, viene presa d'assalto dagli inglesi, che arrivano a frotte e cercano casa qui, trovandovi quel gusto della vita - la joie de vivre - che evidentemente scarseggia nel Devon o in Comovaglia. Deauville con i suoi seicento chilometri di spiaggia intrisa d'acqua, legata per sempre ai cinematografici palpiti di Jean-Louis Trintignant ed Anouk Aimée, su cui oggi sfilano stelle e stelline dell'omonimo Festival mentre le cabine degli stabilimenti si fregiano ancora dei nomi delle celebrità - Burton, la Taylor, Gregory Peck, Orson Welles, Cary Grant - che venivano per la rassegna e alloggiavano all'Hotel Normandie. Paesini d'incanto con le casette all'ancienne tutte in fila come bambine che si danno la mano e fanno girotondo attorno al porto fitto di imbarcazioni di Honfleur: così perfetto da sembrare finto e invece è autentico, rimasto esattamente come lo concepì Colbert nel Seicento. Qui, nella taverna aperta più di cento anni fa dalla Mère Toutain alla Ferme Saint-Simeon e oggi trasformatasi in albergo per vip, trovavano rifugio davanti a un bicchiere di calvados e una zuppa di merluzzo, gli impressionisti della Scuola di Honfleur; Boudin, Monet, Courbet, Sisley e poi, in un rapido passaparola, tutti gli altri pittori di Parigi che dipingevano, fra lo stupore degli anziani pescatori, i colori dell'acqua e i suoi riflessi. Anche qui, come all.rovo, la vecchia Normandia celebra le nozze della terra e del mare, dell'arte e della buona tavola, del tempo passato col presente: un festino per palali esigenti, cui è privilegio aderire. E' TERRA DI ACQUE DOLCI E SALATE, DI LIQUORI STORDENTI E SUCCULENTI FORMAGGI, DI ISPIRAZIONE ARTISTICA OLTRE CHE MEMORIA DELLO SBARCO E BIANCHI CIMITERI Deauville legata per sempre ai palpiti di J.L Trintignant ed Anouk Aimée, su cui oggi sfilano le stelle del Festival mentre le cabine degli stabilimenti si fregiano ancora dei nomi delle celebrità: Burton, la Taylor, Gregory Peck, Orson Welles e Cary Grant Vista su Deauville, sede del prestigioso Festival cinematografico. Altra perla della Normandia è Honfleur, così perfetta da sembrare finta, rimasta esattamente come la concepì Colbert nel Seicento.

Luoghi citati: Francia, Normandia, Parigi, Tunisi