EDMONTON 2001 L'altro MONDIALE di Gian Paolo Ormezzano
EDMONTON 2001 L'altro MONDIALE GRAWDEATLETJCA IMMAGINI, STORIE E CURIOSITÀ' DIETRO LE QUINTE DELLA RASSEGNA CANADESE EDMONTON 2001 L'altro MONDIALE Gian Paolo Ormezzano DALLO stadio di Edmonton, spesso vuoto di folla oltre che di successi del Canada padrone di casa, ci sono arrivate comunque belle immagini e belle lezioni di atletica mondiale e dunque di sport ottimo massimo. Diremmo addirittura che aspetti e comportamenti degli atleti, specialmente dopo le gare, sono un discreto anesteslico contro i permanenti sospetti ed anche le emergenti prove di doping. Ogni tanto può cioè affiorare persino il pensiero che, se quello ò doping, lo si potrebbe dare a vecchi e bambini, per aiutarli a cominciare ed a finire bene. Vogliamo dire che quasi sempre l'atleta di Edmonton ci è apparso bello, armonioso nonché, come dicevano i latini, «compos sui», padrone di se stesso anche dopo fatiche e tensioni tremende, gioie o delusioni devastanti. Ha molto contribuito all'affiorare comunque positivo di questo pensiero la Rai con le sue trasmissioni e con i suoi uomini giovani. Ovvio che non parliamo soltanto del trio raccontante Fioravanti-Bragagna-Monetti, coinvolgenti senza essere gaglioffi, tecnici senza essere noiosi, giornalistici senza essere cattedratici, azzurrati senza essere sciovinisti (ci è occorso purtroppo di seguire pure le trasmissioni francesi, gonfie e tronfie sui deludenti «enfantsdu pays»). Parliamo anche dei nostri atleti, che sono riusciti persino - il caso soprattutto di Fabrizio Mori - a spiegarsi addosso, spiegarsi dentro e nella fattispecie spiegare fuori una sconfitta che è un successo: dignità, rammarico, coscienza del valore proprio e riconoscimento di quello altrui. Ecco, abbiamo pensato ad una grande manifestazione calcistica in televisione e dalla televisione seguita così, commentata cosi, interpretata così. Alla sua possibile enorme valenza didattica. Alle molte possibili lezioni di civiltà, o azioni di civilizzazione. A come, alla fine, tutti insieme si vincerebbe anche perdendo. F' possibile? Sarà possibile? Dobbiamo essere pessimisti, con na televisione di Stato che ha affidato il massimo calcio parlato, quello delle telecronache azzurre di sicura immane presa didascalica, per quasi mezzo secolo a due persone e mezza, cioè mezzo Carosio (succedaneo di quello radiofonico), Martellini e Pizzul, tutti bravissimi e carissimi, ma ognuno di loro spalmato su troppi anni per salvarsi da ripetizioni e soprattutto automatismi, convenzionalismi, appiattimenti. Per non dire del ciclismo con quasi mezzo secolo di Dezan uomo solo al comando e per il resto idem come sopra, sia pure con un po' di anni di supercondimento di Zavoli. Perfettamente certi, per le solite nostre squallide personali ragioni anagrafiche, che fra qualche decennio non scriveremo della immarcescibilità del trio di Edmonton (con supporti umani peraltro ottimi, tecnici e giornalistici), applaudiamo al buono che si è visto, augurando a noi stessi ma soprattutto ai telespettatori d'accordo con noi di poterci spellare le mani anche alla prossima occasione. FEMMINILITÀ' Va bene correre, saltare, lanciare peso, disco, martello o giavellotto, ma non bisogna dimenticarsi di essere donne. E la cubana Damia Pernia, bronzo sui 400 ostacoli, non lo ha dimenticato, visto che in finale si è presentata con le unghie d'oro, ben curate. Un tocco di civetteria, se vogliamo, che non guasta GRAZIE, LORENZO Il suo è un successo speciale, un oro che non finirà nel medagliere ufficiale, ma che fa bene soprattutto a noi. Lorenzo Ricci ha vinto i 100 metri per atleti non vedenti. E' il Maurice Greene di chi nella vita non vuole arrendersi. A Edmonton ha fatto risuonare l'inno di Mameli e ha festeggiato assieme a chi, in quella corsa, lo ha accompagnato L'ULTIMO DEI SAMOANI Un'impresa, quella del samoanoTrevor Misapeka, 138 chili: ha saputo all'ultimo momento di poter gareggiare ai Mondiali. Voleva cimentarsi nel peso, gli hanno detto che c'era un posto nelle batterie dei 100 metri. Ha accettato, è arrivato ultimo in 14"28, peggior tempo assoluto. ECCENTRICO Pur di mettersi in mostra, gli atleti danno libero sfogo alla fantasia. Come il canadese Kwaku Boateng, saltatore in alto, che si è presentato in pedana con un paio di occhiali che giudicare avveniristici è davvero poco. Ma l'asticella non l'ha vista molto bene: infatti si è fermato a 2,25, nono GIÙ'DAL PODIO Ha vinto due titoli iridati, ha segnato un'epoca nel salto in alto ma anche lui, a Edmonton, è rimasto ai piedi del podio e senza medaglia. Un brutto colpo per il cubano Javier Sotomayor, soltanto quarto nonostante un volo oltre i 2,33 come Rybakov eVoronin,chehanno conquistato l'argento a pari mei ito CINQUE DISCHI D'ORO Non è un cantante, anche se a modo suo fa «cantare» l'attrezzo con il quale si esibisce. Il gigante tedesco Lars Riedel ha infatti conquistato in Canada la sua quinta medaglia d'oro. Ha scagliato il disco a m 69,72 e nessuno è riuscito a fare meglio di lui. Riedel può vantare un palmarès invidiabile: solamente l'ucraino Serghei Bubka, nel salto con l'asta, ha fatto meglio, aggiudicandosi sei trofei mondiali nella medesima specialità CHI È TATIANA? Ma è lei, la bella Grigorieva. Russa di nascita ma naturalizzata australiana, ha avuto i titoli dei giornali e le copertine dei settimanali tutti per lei. I fotografi hanno fatto a gara per riprenderla. Quando non gareggia Tatiana fa la fotomodella ed il successo è assicurato. Peccato che a Edmonton non sia riuscita a salire sul podio dell'asta, la sua specialità: è giunta quarta, ma i suoi personalissimi Mondiali, lei, li ha vinti comunque UN BACIO PER DIMITRIJ Anche il salto con l'asta maschile in Canada parla russo. Anzi, australiano. Ora che il grande Bubka si è ritirato dalle scene, lo scettro è infatti passato nelle mani di Dimitrij Markov, anche lui come la Grigorieva naturalizzato australiano. Markov, dopo il successo nel concorso con la misura di 6,05, è corso verso la tribuna dove si trovava la moglie. E per il campione un doppio premio: prima il dolce bacio di Valentina e poi la medaglia d'oro
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