Milano, un altro proiettile a Berlusconi

Milano, un altro proiettile a Berlusconi Milano, un altro proiettile a Berlusconi Alla posta anche un volantino con la stella Br, imbucato da una cassetta diversa MILANO E adesso i proiettili di minaccia si moltiplicano. Anche ieri ne è spuntato fuori uno calibro 7.65 trovato l'altra notte in un ufficio postale milanese e indirizzato a Silvio Berlusconi, la tensione aumenta e a volte rasenta la paura: ma nessuno commenta e nessuno vuole anticipare qualcosa delle indagini condotte dalla Digos. La minaccia, stavolta, è duplice: oltre al bossolo nell'ufficio postale è arrivato al centro di smistamento di Peschiera Borromeo anche un foglio bianco, dattiloscritto e senza busta con la stella a cinque punte delle Brigate rosse. Anche quello era stato imbucato, ma da un'altra cassetta della posta. Il che fa pensare a due episodi separati. Di certo, vanno a comporre lo stesso quadro di agitazione: tra l'altro, potrebbe anche avere punti di contatto col volantino che sarebbe stato individuato a San Lorenzo, anche quello dattiloscritto, anche quello con la stella brigatista. Di sicuro, che il premier fosse preoccupato era evidente: e lui non aveva fatto niente in questi giorni per nasconderlo. Aveva parlato con i collaboratori più fidati. Aveva manifestato anche ai giornalisti i suoi timori. E giovedì, commentando l'esplosione al tribunale di Venezia, aveva ammesso di essere teso per la situazione e il clima generale del paese ma anche per le minacce di cui è oggetto da qualche tempo in qua: «Anch'io - aveva detto sono preoccupato: ci sono bombe che esplodono e che avrebbero potuto fare danni ben maggiori di quelli che hanno fatto. E poi ci sono proiettili inviati al ministro dell'Interno e al presidente del consiglio, oltre che a un esponente dell'opposizione, Mastella». Come a dire: nessu¬ no, me in primis, vuole cavalcare questa tigre a iniziare il giochino delle strumentalizzazioni. E la violenza senza mittente colpisce tutti indistintamente: a destra come a sinistra. Era partito di lì, il premier, per tornare ad auspicare un clima che coinvolgesse tutti, maggioranza e opposizione, nella lotta alla violenza. Clima che nel corso di giornate di agitazione è sembrato sempre più spesso irraggiungibile. I due episodi di ieri non sono stati commentati: ma la sensazione che si respirava a Milano era di un'attenzione vicina al livello di guardia. L'altro giorno c'era stato un altro falso allarme in via Sarca: il bossolo e il volantino Br non hanno fatto che confermare l'allarme. Sulla natura della busta che conteneva il proiettile non c'è stato nessuno disposto a sbilanciarsi. Ma è stato notato che sopra c'era scritto semplicemente «Arcore», senza l'indicazione del nome: una ragione di più per far ipotizzare che il mittente voleva renderla il più possibile riconoscibile. Farla scoprire, e non arrivare al destinatario. Il risultato finale è lo stesso: alla fine della giornata, nonostante la notizia del proiettile e della busta si fosse diffusa, dai palazzi della politica non è arrivata voce che lamentasse strumentalizzazioni. In passato Berlusconi aveva già denunciato minacce e un uomo come Giuliano Amato, allora presidente del Consiglio, lo aveva rassicurato sul fatto di non correre nessun pericolo? Ieri nessuno se l'è sentita di calcare la mano, ma neanche di minimizzare. Dalla maggioranza e dall'opposizione, come se i proiettili inesplosi almeno un effetto l'avessero già ottenuto. (r. i.l

Persone citate: Berlusconi, Giuliano Amato, Mastella, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Arcore, Milano, Peschiera Borromeo, Venezia