Gli antimperialisti «La bomba a Venezia l'abbiamo messa noi»

Gli antimperialisti «La bomba a Venezia l'abbiamo messa noi» Gli antimperialisti «La bomba a Venezia l'abbiamo messa noi» Due pagine aperte dal vecchio simbolo: la stella a cinque punte La rivendicazione dei Nta-Partito comunista combattente giudicata attendibile dagli inquirenti che ieri hanno interrogato 20 testimoni Mario Sensini inviato a VENEZIA Non c'è ancora una pista concreta che porti gli inquirenti sulle tracce degli attentatori che nella notte tra mercoledì e giovedì hanno deposto e fatto esplodere una bomba ad alto potenziale all'esterno del Tribunale di Venezia. C'è però un fatto nuovo che sta spostando l'attenzione dei magistrati, della Polizia e dei Carabinieri sulla matrice brigatista. Nella serata di ieri la bomba è stata rivendicata con un volantino fatto trovare in un cestino dei rifiuti a Mestre dai Nuclei Territoriali Antimperialisti, sigla collegata alle nuove Brigate Rosse e al Partito comunista combattente. La rivendicazione da parte della Nta-Pcc viene ritenuta più credibile delle altre giunte nel corso della giornata: alcune telefonate ai quotidiani, che facevano riferimento alle indagini sulla crimirfàlità della Procura di Venezia, e una lettera spedita giovedì con posta prioritaria al Gazzettino, siglaità dàll'orgàriizzàzione di estrema destra, Nuova Falange - Lex et Ordo, che accusava Berlusconi e i magistrati rossi di aver colpito le forze dell'ordine dopo i fatti di Genova. Il volantino della Nta, due cartelle aperte dalla stella cerchiata a cinque punte, reca la firma della Cellula Carlo Pulcini, e si intitola «Azione Rialto Comunicato 01». «Il giorno 9/8/2001, a Venezia, i Nuclei Territoriali Antimperialisti per la costruzione del Partito Comunista Combattente hanno attaccato e distrutto il tempio delle istituzioni giudiziarie borghesi», si afferma nel testo, in cui si fa riferimento anche ai fatti di Genova e alla morte compianta «dell'anarchico Carlo Giuliani». Nel volantino, dove si citano Maastricht, la Nato e la Guerra del Golfo come esempi della politica «imperialista e guerrafondaia», si denuncia le «feroci misure repressive del triumvirato fascista-bis Berlusconi-BossiFini» e l'attacco al «proletariato condotto con la compiacente spalla dei sindacati, Cisl e Uil in testa». Si parla dello Stato «assassino, lobbistico e confindustriale», dell'omicidio D'Antona, e dei recenti attentati di Roma, per finire con un accenno ai recenti vertici «nell'aula bunker di Mestre» delle Procure del Triveneto impegnate nelle indagini sul gruppo eversivo. I Nuclei Antimperialisti, noti per una serie di attentati non eclatanti a Padova, Trieste, Pordenone, a ufficiali della bace Nato di Aviano, alle sedi dei Ds e della Cisl, sono già da sei anni nel mirino dei magistrati del nord-est. Il documento è ritenuto autentico, anche se in esso mancano riferimenti o elementi precisi che possano attribuire in modo inequivocabile la bomba di Venezia al gruppo terrorista che si batte per la rinascita delle Br. Le indagini, condotte dalla Polizia e dal Ris dei Carabinieri di Parma, si sono concentrate per ora sull'esplosivo utilizzato. Si tratta di materiale sofisticato, in notevole quantità, ma non compresso. Non sono state trovate tracce di contenitori, né di timer. Solo un pezzo di stoffa che potrebbe aver avuto funzione di miccia. Tutto lascia pensare che l'ordigno non sia stato piazzato lì per uccidere, ma solo per «avvertire». Anche la collocazione della bomba, appoggiata in piena notte sul muro esterno del Palazzo di Giustizia, accredita l'ipotesi di un'azione dimostrativa. Sotto i portici adiacenti, che risalgono al '500, l'effetto della deflagrazione avrebbe potuto essere assai più consistente. I giudici titolari dell'inchiesta. Felice Casson ed Emma Rizzati, dopo un vertice in Procura nel primo pomeriggio, hanno incaricato sei periti di fare gli accertamenti sull'esplosivo. Sono sei superesperti, tra i quali Lucio Montagni, colonnello del reparto artificieri di Venezia, Giovanni Brandimarte, in forza alla Marina Militare di La Spezia e Gianni Vadala, della Criminalpol. Un pool affiatato, che ha già lavorato alle indagini su Capaci, sulla strage di Peteano, sulle bombe di Firenze, Roma, Bologna, e ultimamente sugli attentati alla vigilia del G8 di Genova. Entro sessanta giorni dovranno conse¬ gnare le perizie, ma i primi risultati saranno presentati a Cassou già nelle prossime ore. Uscendo dopo il vertice in Procura, il giudice veneziano, aveva fatto il punto sulle indagini sottolineando l'assoluta mancanza di elementi probatori. Aveva smentito che gli inquirenti avessero mai parlato del rinvenimento di una miccia e di una parrucca bionda sul luogo dell' esplosione e fatto intendere che nessuna delle rivendicazioni giunte fino a quel momento fosse sufficientemente attendibile. Nella giornata di ieri i magistrati hanno ascoltato le deposizioni di circa venti possibili testimoni, ma anche due ragazzi che giovedì si erano fatti visitare in ospedale per alcune ustioni. Le conseguenze dell'attentato compiuto nella notte tra mercoledì e giovedì al tribunale di Venezia