L'asta del principe spendaccione di Paolo Poletti

L'asta del principe spendaccione BRUNEI, NUOVA UMILIAZIONE DOPO IL CRACK DEL FRATELLO DEL SULTANO L'asta del principe spendaccione ventuno magazzini sono pieni di merce inutile e ancora imballata, comprata per dieci anni al ritmo folle di seicento milioni al giorno Paolo Poletti Ireggirotoli per la carta igienica placcati in oro potrebbero essere più difficili da piazzare ma il resto dovrebbe trovare un acquirente con facilità: altri accessori per il bagno di materiali più umili, centinaia di frigoriferi, apparecchiature di registrazione tv, lotti interi di sedie e poltrone «made in Brianza» dagli stili più disparati, servizi di posate in argento, lampadari di ogni genere. Le difficoltà potrebbero ripresentarsi al momento di battere 0 martello per i veicoli dei vigili del fuoco, per i lampioni stradali o per i tre giocattoli d'adulto: due simulatori di volo (uno dell'Airbus A340 e uno dell'elicottero Comanche), robetta da miliardi, e un simulatore di Formula 1. Tutti questi oggetti hanno una caratteristica: sono nuovi, ancora imballati. Il principe Jefri Bolkiah, fratello minore del sultano Hassanal del Brunei che è stato a lungo considerato l'uomo più ricco del mondo grazie alle rendite del petrolio, è arrivato alla resa dei conti: dopo la sfilata dei curiosi nei 21 magazzini disseminati nel sultanato sulla costa del Borneo, estrema Asia, sabato inizierà l'asta dei beni che il principino quarantenne ha accumulato in dieci anni di spese folli, e inutili, al rimo di 600 milioni di lire al giorno. Nessun prezzo di riserva, pagamento in contanti, niente carta di credito. La cinquantina di miliardi di lire che la Casa londinese SmilbSHodgkinson ritiene di poter ricavare non sono grande cosa nel mare di debiti del reale spendaccione. Ma è l'umiliazione di vedere i suoi sudditi sfilare per le compere, quella che ferisce l'orgoglio del sultano: ogni abitante del Brunei - dopo aver depositato una cauzione di im milione e mezzo di lire rimborsabile in caso di mancato acquisto - potrà partecipare all'asta. Il banditore George Lesile dice che questa «ò la vendita più eclettica della mia carriera: c'è veramente di tutto». L'asta è conseguenza della causa intentata dal governo al principe, dopo aver ottenuto l'assenso del sovrano, stanco delle prodezze del fratello. Tra di esse c'è anche il ratto di una sventurata Miss America, abbagliata da una notte di foibe ben remunerate e poi prigioniera per im paio d'anni. Il procedimento giudiziario è partito dalla scomparsa di 16 miliardi di dollari (35 mila miliardi di lire) dalle casso dello Stalo, in particolare da quelle della Brunei Investment Agency di cui era amministratore lo stesso Jefri. Il denaro sarebbe andato all'Amedeo Development Corp., società personale del principe. La vicenda è finita con un patteggiamento i cui dettagli non sono mai stati resi noti, come ovvio in uno Sialo dove i confini tra le finanze reali e quelle pubbliche sono labili. In base agli accordi giudiziali il principe Jefri si è impegnato a restituire al Brunei tulli i beni da lui acquistati, che comprendono anche alberghi di lusso (tra i quali il Plaza di Parigi e il Palaco di New York), caso sparse in tutto il mondo, diversi yacht, flotte di auto e di aerei, e infine alcuni marchi di lusso, come il gioielliere londinese Asprey. Jefri ora ha lasciato il Brunei per l'Europa, dove vive tra Londra e Parigi con un modesto appannaggio di 700 milioni di lire al mese. E i porlarotoli non sono più in oro.

Persone citate: Asprey, George Lesile, Jefri Bolkiah