Sul capo delia polizia è scontro in commissione
Sul capo delia polizia è scontro in commissione Sul capo delia polizia è scontro in commissione An invoca le dimissioni, poi frena. Violante: nessuna criminalizzazione ROMA 1 fatti di Genova continuano a dividere a destra, e a dividere a sinistra. Di qua una contrapposizione Soda-Violante, di là Alleanza nazionale che arriva a un passo dal chiedere le dimissioni del Capo della polizia Gianni De Gennaro e poi, bruscamente richiamata all'ordine da Forza Italia, fa dietrofront, I fatti di Genova che hanno già tagliato trasversalmente il Palazzo per un paio di settimane diventano occasione di scontro frontale quando arrivano in Commissione parlamentare d'indagine. Fortissima la tentazione nella sinistra di fare del capo della Polizia un San Sebastiano. Da parte della rifondarola Graziella Mascia, con l'ansia nella voce e puntiglioso elenco di accadimenti registrati nella veste di parlamentare testimone oculare, ma anche da parte del Verde Marco Boato, che lo rimbecca quando parla di «cortei non autorizzati»: «Preferirei che lei usasse il termine di manifestazione preannunciata, per la Costituzione italiana non occorrono autorizzazioni preventive, manife¬ stare è un diritto». Tanto che a un certo punto, nei pochi secondi di una domanda, e come tra due virgole, sarà Luciano Violante a ricordare: «La stragrande maggioranza delle forze di polizia ha avuto un comportamento corretto, in questa sede è necessario far chiarezza per fermare il processo di criminalizzazione delle forze di polizia». Antonio Soda, diessino pure lui, non ci sta, e nemmeno Villone, su pestaggi e «perquisizioni» chi sapeva, cosa, quando? La lunga audizione di De Gennaro, con un vorticar di carte, allegati, relazioni e richieste non è avvenuta nel clima politico migliore. Alla maggioranza che il giorno prima minacciava l'audizione di Amato, l'Ulivo s'è presentato di buon mattino con la richiesta di portare davanti alla Commissione, che pure ha poteri puramente conoscitivi, il premier Silvio Berlusconi. Perché, motiva il senatore ed ex ministro Franco Bassanini, «tutti i piani per il G8 sono stati cambiati o addirittura definiti negli ultimi 20-25 giorni». Prova a carico, proprio la relazione di De Gennaro, essa «dimostra che ci sono state carenze organizzative molto serie». Il centrosinistra però non si accontenterebbe solo di Berlusconi, da sentire assieme al ministro dell'Interno Scajola e al responsabile della Farnesina Ruggiero a fine indagine: vorrebbe anche poter fare qualche domanda al vicepremier Fini e al Guardasigilli Castelli, presenti nel comando dell'Arma a Genova nei giorni del G8, e al titolare della Funzione pubblica Frattini, che ha tra le deleghe il controllo delle Forze dell'ordine. Pronta risposta della Casa delle Libertà, allora ascoltiamo l'ex presidente del Consiglio Amato, e pure il suo ministro dell'Interno Enzo Bianco. Come andrà a finire, si saprà solo stasera. Ma il presidente della Commissione, il forzista Donato Bruno, al termine della seconda, defatigante giornata in Commissione faceva il punto: «Ci sono arrivate 62 richieste di audizione, l'elenco andrà sfoltito». Il caso più grosso, nella giornata che ha visto protagonista proprio il capo della Polizia, era quello di De Gennaro. Ad audizione in corso, i parlamentari di Alleanza nazionale Luciano Magnalbò e Luigi Bobbio presenti nella Sala del Mappamondo, dichiaravano per conto del partito di Fini «indispensabile un'assunzione di responsabilità sui problemi nati nei giorni del G8, a cominciare dal capo della Polizia». Come dire: De Gennaro si deve dimettere. Precisando che la richiesta «non è formale solo perché il Comitato parlamentare sta ancora lavorando». Apriti cielo. Interviene il presidente dei deputati di Forza Italia Renato Schifani, «Ma il capo della Polizia non è mica sotto processo!», e giù a rilevare il «grande impegno di De Gennaro, una relazione ampia, anche piena di coraggiosi spunti di autocritica». Passano venti minuti, e Bobbio e Magnalbò passano alle agenzie di stampa una «precisazione»: «Il gruppo di Alleanza Nazionale non ha come obiettivo le dimissioni di De Gennaro». Forse anche perché la sua audizione conteneva in controluce una ricostruzione del perché il ministro dell'Interno ha destituito i suoi più stretti collaboratori, ma non il capo della Polizia. Al quale spetta l'onere della responsabilità, ma non il coordinamento delle forze dell'ordine in una situazione come quella di Genova. [a. r.j Alleanza nazionale: «Si assuma le sue responsabilità» Ma gli alleati forzisti prendono le distanze: «Ha fornito elementi utili a chiarire i disordini di Genova e ha fatto un'autocritica coraggiosa»
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