«Ho sparato al tassista Ora merito l'ergastolo»

«Ho sparato al tassista Ora merito l'ergastolo» «Ho sparato al tassista Ora merito l'ergastolo» Confessa il killer di Piacenza. Condannato a dodici anni per truffe e rapine doveva uscire di prigione soltanto a ottobre Ma il suo avvocato era riuscito a ottenere uno sconto di pena Sìlvia Gilioli PIACENZA Giambattista Grancagnolo, l'assassino del lassista di Piacenza, ucciso per duecentomila lire sabato notte, era uscito dal carcere delle Novate, a Piacenza, dieci giorni fa. L'uomo (44 anni, nato a Vittoria, in provincia di Ragusa) avrebbe dovuto terminare di scontare la condanna a ottobre ma il suo legale aveva ottenuto uno sconto di pena. Dunque Grancagnolo era in libertà vigilata, avendo accumulato 12 anni, per truffe, rapine e reati contro il patrimonio. «Ora merito l'ergastolo», ha ripetuto più volte ieri mattina, durante l'interrogatorio in questura. Era stato bloccato alle 5 di domenica, vicino alla stazione di Piacenza. Si pensava che potesse avere un complice, invece ha fatto tutto da solo. Aveva bisogno di soldi, era appena uscito di galera e aveva deciso di farseli dare da un tassista. Tagliaferri si era rifiutato e lui gli ha sparato alla nuca. «Sei sposato, dammi i soldi e non faro stupidaggini», gli ha urlato. Davide Tagliaferri ha provato a opporre resistenza, ha abbozzato un movimento; forse Grancagnolo si è impaurito, ha sparato. Poi è fuggito col taxi della vittima, una Fiat Marea Station Wagon, abbandonandolo in una discarica, nella zona del fiume Trebbia. Poi ha nascosto la pistola, calibro 7,65, e il cellulare di Tagliaferri vicino a un canale. Erano quasi le 4 di domenica mattina: Giambattista Grancagnolo ha subito pensato di costruire un alibi. Si è tolto la camicia sporca di sangue, è entrato nella discoteca più vicina. Faceva molto caldo, era in canottiera. Si è fatto notare. Soprattutto da un agente di polizia che, in borghese, era all'interno del locale Si muoveva in modo strano, nervoso, concitato. Poi gli è venuto in mente che ha l'obbligo di firma, è uscito dalla discoteca e ha chiesto un passaggio in stazione, dove verso le 5 i poliziotti l'hanno catturato. Il siciliano è crollato dopo diverso ore d'interrogatorio: «Dottore, ho sbagliato e ho ucciso, so di andare incontro all'ergastolo e non merito sconti di pena». Difficilmente li avrà. Stamane l'udienza di convalida, davanti al gip. Alla confessione è stato indotto dal dirigente della squadra mobile di Piacenza, Girolamo Lacquaniti, siciliano come lui: «E' stato un incontro particolare - dice fra conterranei, il rapporto tra il malvivente e il poliziotto può ancora seguire certi codici». La vittima, Davide Tagliaferri, si era sposato due mesi fa con Ildeana, centralinista di Radio taxi. Lui faceva il turno di notte. Aveva comprato casa poco lontano dai genitori, Giuseppe, che gli aveva passato la licenza di tassista, e Giuseppina. Voleva dei figli. Un ragazzo d'oro, secondo i vicini, un amico, per i colleghi. Tre sere fa l'ultima corsa. I funerali domani, alle 15, a Caminata, piccolo comune della Val Tidone dove c'è la cappella di famiglia. L'omicidio di Tagliaferri ha due precedenti. A gennaio, Pierpaolo Lissandron fu assassinato nel suo taxi, a Padova. Un colpo di pistola alla nuca, come Tagliaferri. Sparò il serial killer Michele Profeta. A pochi mesi dalla pensione, nel maggio '99, venne ucciso da due rapinatori un autista di Torino, Sestilio Cottini, 63 anni. Aveva una pistola, non gli bastò. Gli portarono via l'incasso di una sera, attirandolo in trappola, con una chiamata dopo mezzanotte, come a Piacenza. Due colpi alla nuca e, agonizzante, fu buttato fuori dalla macchina. A Piacenza, sette anni fa, rischiò di morire un altro tassista, Attilio Bertonazzi, accoltellato durante una rapina. Domenica, sconvolto per la morte del collega, è andato fuori città. Dopo il lutto i tassisti della città emiliana si fermeranno anche domani, per 5 minuti, dalle 10 alle 10,5. «Questa morte non dev'essere dimenticata né sottovalutata», ammonisce l'Unione italiana dei conducenti delle auto pubbliche (Unica). La Confederazione sindacale autonoma di polizia chiede che sia garantita la certezza della pena «per restituire credibilità all'azione di contrasto al crimine». «Lo sconto di pena è stato concesso con troppa leggerezza - dice il segretario Giorgio Innocenzi - qualcosa non quadra nell'efficacia delle misure alternative: questi episodi accrescono la preoccupazione dei cittadini e demotivano la polizia». Dopo aver nascosto i vestiti insanguinati è andato a ballare in discoteca, ma un poliziotto si è insospettito. I colleghi della vittima si fermano in segno di solidarietà Davide Tagliaferri il tassista trentenne di Piacenza ucciso dall'ex detenuto A sinistra, la sua auto