Arafat: chiedo e offro una tregua immediata
Arafat: chiedo e offro una tregua immediata Arafat: chiedo e offro una tregua immediata Dopo l'incontro col Papa e Berlusconi Emanuele Novazìo ROMA Yasser Arafat offre e chiede «un cessate il fuoco immediato» in Medio Oriente, e si impegna «nel processo di pace anche per quanto riguarda tutti gli accordi firmati e gli impegni già assunti». Nell'wappello di Roma» - lanciato al termine della sua visita di 24 ore in Italia, durante la quale ha incontrato anche il Papa che ha chiesto la fine di «qualsiasi tipo di violenza» - il leader palestinese invoca anche «l'applicazione immediata» del piano Mitchell e garanzie per una «presenza immediata» di osservatori intemazionali nella regione. Il capo dell'Autorità nazionale palestinese ritoma in patria - dopo una serie di colloqui con i vertici politici e istituzionali italiani e con Giovanni Paolo II - con un gesto spettacolare che non raccoglie tuttavia la «sfida» di un cessate il fuoco unilaterale e che risponde soltanto in parte alle esortazioni del presidente della Repubblica, del presidente del Senato Pera e del Papa. Nel colloquio al Quirinale, in particolare, Carlo Azeglio Ciampi aveva chiesto ad Arafat ima apertura significativa e un messaggio forte per rilanciare il processo di pace: la risposta è stata «il massimo possibile in questo momento», lasciano intendere fonti vicine ad Arafat senza meglio precisare. Ma il riferimento sembra ai gruppi palestinesi meno controllabili. Se le parole di Arafat avranno un seguito lo diranno nelle prossime ore gli eventi sul terreno: di certo le prime reazioni israeliane sono durissime. «L'appello lanciato da Roma è il massimo della facciatosta» perchè viene da un uomo che «non ha smesso un solo giorno di sparare anche dopo il cessate il fuoco unilaterale dichiarato da Israele» nei Territori lo scorso giugno, è il commento del portavoce di Sharon, Raamon Gissin. «Chi ha cominciato a sparare per primo deve smettere», insiste Gissin, che accusa l'Autorità nazionale palestinese di essere direttamente coinvolta in oltre la metà degli 800 attacchi lanciati contro Israele negli ultimi due mesi. Tre settimane fa, Sharon aveva detto dopo i suoi incontri con le autorità italiane di avere trovato a Roma «un governo amico». Poco prima di lasciare Roma, ieri, Arafat ha ringraziato l'Italia e Gio- vanni Paolo II per «l'impegno totale» a fornire «aiuto e sostengo» al processo di pace. La ricerca della pace è «una scelta strategica» e deve essere un impegno collettivo, ha sottolineato Arafat: «Dobbiamo offirla ai nostri e ai loro bambini», e lo strumento per facilitarla restano gli osservatori intemazionali che «vanno messi in campo immediatamente». Fra loro dovranno esserci anche italiani?, è stato chiesto ad Arafat. «L'Italia fa parte del G8 e in questo momento ne ha la presidenza», ha risposto il leader palestinese lasciando intendere che la presenza di alcuni osservatori italiani sarà scontata se «entrambe le parti» - anche Israele, dunque, che invece si oppone - aderiranno all'invito lanciato dal G8. E' la stessa città di Roma a candidarsi per diventare «terra di dialogo», secondo l'auspicio espresso dal sindaco Veltroni incontrando il leader palestinese in Campidoglio. L'ultima fase della visita a Roma è stata molto intensa per Arafat, che in poche ore ha incontrato il premier Berlusconi, i presidenti di Senato e Camera Pera e Casini (quest'ultimo ha proposto la presenza di parlamentari italiani fra gli osservatori intemazionali), una delegazione del centro sinistra e - a Castel Gandolfo Giovanni Paolo II. Se «il caro amico» Berlusconi ha garantito che l'Italia «continuerà a restare in prima linea» nell'opera di ricerca della pace in Medio Oriente e svolgerà «un'azione moderatrice» per «aprire concreti spiragli al negoziato», Giovanni Paolo II che l'anno scorso ha visitato i campi profughi durante il suo viaggio in Terra Santa - ha «benedetto» l'ipotesi degli osservatori quale «strumento per fermare una spirale di violenza» che rischia di sfociare in un conflitto aperto in Medio Oriente. La Santa Sede è da tempo impegnata nella ricerca di una soluzione della crisi mediorientale e sta giocando un ruolo molto delicato: senza appoggiare una parte ma, come rilevano fonti vaticane, «sostenendo superpartes la via della concordia». Per Israele l'appello del leader palestinese «è il massimo della faccia tosta, sono loro che sparano» «Il presidente del Consiglio ha garantito che l'Italia resterà in prima linea nell'opera di ricerca della pace» L'incontro di Arafat con il Papa: il Pontefice ha chiesto la fine immediata delle violenza e la ripresa delle trattative
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