Arafat: Italia aiutami a fermare la tragedia del popolo palestinese

Arafat: Italia aiutami a fermare la tragedia del popolo palestinese Arafat: Italia aiutami a fermare la tragedia del popolo palestinese «Roma, presidente di turno del G8, ha una responsabilità storica Faccia il possibile per accelerare l'invio di osservatori internazionali» intervista Emanuele Nuvazio ROMA PRESIDENTE Arafat, con il Medio Oriente in fiamme che cosa chiede lei all'Italia? «L'Italia ha oggi una grande responsabilità storica e politica in quanto presidente di turno del «GB»: al vertice di Genova sono state messe nero su bianco alcune risoluzioni sul Medio Oriente, e sono venuto qui perché chiedo all'Italia di fare tutto il possibile per accelerare l'invio di osservatori internazionali. Confido nella saggezza di un uomo come il presidente Ciampi, nella versatilità del nuovo presidente del Consiglio, il mio amico Berlusconi, e nel ministro degli Esteri Ruggiero che conosce i dossier come pochi altri al mondo. Non è una captatio benevolentiae, sono fatti ai quali' mi aggrappo in questa mia missione di pace». Basterà, l'invio di osservatori, per raffreddare la tensione? Ci vuole l'assenso delle parti, e Israele non li vuole. «Gli osservatori sono un passo importante non soltanto per noi ma per tutti, e servono molto in fretta: dopo il massacro di martedì a Nablus siamo ormai alla tragedia, siamo al punto in cui la crisi mediorientale può avere riflessi intemazionali. La decisione di inviare osservatori è stata fatta propria a Genova dagli otto Paesi, che la considerano una parte importante del rapporto Mitchell per raffreddare la situazione e favorire la ripresa del negoziato. Del resto, esiste un precedente importante: in Medio Oriente sono già stati inviati dieci osservatori europei che hanno preso posizione nei tre villaggi sacri cristiani di Beit-Sahur, Betlemme e Beit-Jala, tre luoghi importanti dal punto di vista palestinese, dal punto di vista religioso e dal punto di vista arabo. E in altre aree di crisi, come il Kosovo e la Macedonia, gli osservatori sono stati mandati anche senza avere l'accordo di tutte le parti in causa». La crisi mediorientale può degenerare? «Siamo di fronte a una gravissima accellerazione della violenza. Oggi (ieri per chi legge, ndr) in Israele c'è stata una riunione del Consiglio dei ministri alla quale hanno partecipato anche alcuni tecnici. In questa riunione è stato deciso di realizzare il piano "Oranin", e Oranin in lingua ebraica significa "l'inferno": una parte molto importante di questo piano è l'assassinio di alti leader palestinesi. Per questo da Roma, dalla capitale del "GB", io rivolgo un appello alla comunità intemazionale. E' un appello sotto forma di domanda, il mio: fermate questa intensificazione della violenza contro il popolo palestinese e contro l'autorità nazionale palestinese, fermate l'uso delle armi proibite, fermate l'uso dell'uranio impoverito, fermate l'impiego dei gas tossici. Possono essere usate, queste armi, contro il popolo palestinese? Può essere impiegata, questa violenza, contro il popolo palestinese e contro l'autorità palestinese?» Questo significa che non vede più spazio per una trattativa con Sharon? «Perché no? Quando Sharon ha inviato il suo ministro degli Esteri Shimon Peres ad Atene, abbiamo accettato una riunione presieduta dal responsabile diplomatico dell'Unione europea, Xavier Solana. Crediamo che sia molto importante incontrarci, in questi momenti delicatissimi. Due settimane fa ho incontrato il ministro degli Esteri israeliano al Cairo in presenza del segretario della Lega araba, e continuiamo i colloqui per la sicurezza con il capo della Cia, Tenet». Tutto questo è vero. Ma considerato quello che lei denuncia, considerate le accuse che gli rivolge, è ancora disposto a trattare con Sharon? «Non poniamo alcun veto, dobbiamo trattare con chiunque sia stato eletto dal popolo israeliano. Ma perché Sharon non era insieme a Netanyahu agli incontri di Wye Plantation, quando era il secondo uomo e il primo uomo nel governo di Netanyahu? Quando gli israeliani hanno eletto Barak io ho trattato con lui, e quando primo ministro era Shimon Peres abbiamo trattato con lui. Con Rabin abbiamo firmato l'accordo: e sono stati gli estremisti israeliani a ucciderlo». Ma Sharon accusa lei di non riuscire a fermare il terrorismo dei Palestine- si, e di mettere dunque a repentaglio la pace. «Mi chiedo anche se Sharon sia in grado di impedire il terrorismo dell'esercito di occupazione israeliana, che usa tutte le armi, dagli "F 15" agli "F 16", usa l'assedio economico e finanziario delle città palestinesi, usa l'assedio sanitario e tutti gli aspetti che riguardano la nostra vita quotidiana. E mi chiedo se sia in grado di impedire i crimini che commettono ogni giorno i coloni, che avvengono con la benedizione dell'esercito israeliano». Ma non crede con il Medio Oriente in fiamme e di fronte al rischio di una nuova guerra che potreb¬ be travolgere l'intera Regione, sia venuto il momento di un atto di coraggio? Non crede che sia venuto il momento di lanciare una sfida a Israele e al mondo? Perché non fermare per 48 ore tutte le violenze contro Israele per consentire la ripresa di un vero negoziato? Non crede che la pace abbia bisogno di un gesto forte? «Gli israeliani sono forse riusciti a impedire la violenza? E l'Italia è riuscita a impedire le manifestazioni di protesta e la violenza, durante il vertice di Genova?» Il mese scorso Sharon è venuto in visita a Roma, ma non ha incontrato il Papa. Fra poche ore, invece, lei vedrà Giovanni Paolo II: è una carta in più che lei, come capo del popolo palestinese, potrà giocare nel vulcano mediorientale? «Senza dubbio siamo molto orgogliosi e molto fieri dei rapporti particolari che abbiamo con il Santo Padre. Il Papa è venuto da noi e ha partecipato insieme con noi alle celebrazioni del Giubileo del 2000 e ha assunto sempre una posizione ferma in favore della giustizia e del diritto di tutti i popoli». Non teme per la sua incolumità, presidente? «Questa domanda non si deve fare a Yasser Arafat». «In altre aree di crisi come il Kosovo e la Macedonia gli osservatori sono stati mandati anche senza avere il consenso preventivo di tutte le parti in causa» «Midomando se Sharon sia in grado di impedire il terrorismo del suo esercito che contro di noi impiega tutte le armi compresi gli F-16, usa l'assedio economico e la violenza dei coloni» Yasser Arafat a colloquio con II presidente Ciampi che ieri pomeriggio lo ha ricevuto al Quirinale. Uscito dall'incontro, il leader palestinese lo ha ringraziato «per avermi dato la possibilità, molto importante, di discutere del rapporto Mitchell», cioè il documento che prevede l'invio di osservatori internazionali in Medio Oriente