Cavatina: les mémoires de Simeone tra Porta Palazzo e Porta Nuova... di Gabriella Bosco

Cavatina: les mémoires de Simeone tra Porta Palazzo e Porta Nuova... Cavatina: les mémoires de Simeone tra Porta Palazzo e Porta Nuova... AMBIENTATO a Torino, che ne è una dei protagonisti, «Cavatina» nasce da un grande amore - sia pure complesso e per certi versi combattuto - dell' autore per la nostra città. E' un libro bello e dolente, come solo i poeti sanno fare. A scriverlo è stato non un torinese o un italiano, bensì un francese. Ma que- RECEGabBo IONE ella co sto sorprenderà solo chi non conosce Bernard Simeone e il suo forte legame culturale e affettivo con l'Italia tutta e con Torino in particolare. Vista da noi, dall'estero in genere, da chi non la vive, la letteratura francese contemporanea appare spesso autistica, parigicentrica e un po' supponente. «Cavatina» felicemente smentisce il luogo comune. La vicenda è quella di un uomo, critico musicale, che si chiude in un garage, nella periferia di una città francese non specificata, e ascolta l'integrale dei quartetti per archi dì Beethoven. Nove ore di musica durante le quali il libro scorre. E quella musica, sulla quale il protagonista vorrebbe esercitare un controllo saldo - il dominio del critico - s'impadronisce invece gradualmente di lui gettandolo in balìa del suo passato. Passato recente e lontano che interagiscono nel serrare un nodo dolo- roso, legato a un'incapacità dell'uomo dì accettare l'altro, o meglio l'altra, la donna: una figlia che soffre oggi, nel letto di un ospedale, vittima di un tentativo di stupro, così come l'amata ieri, desiderata e voluta troppo fortemente, senza ascolto. Quel passato appartiene a Torino, dove il protagonista, come Simeone, ha vissuto, a Porta Palazzo, ganglio nevralgico del libro. In anni difficili, tra il 1978 e il 1982, e insieme intensi, importanti. E' una città donna, quella che affiora dalle pagine dì «Cavatina», esteriormente razionale, nell'intimo vertigine di possessione. Scosse lunghe partono da un altro nervo scoperto del libro, il sottopasso di Porta Nuova, mentre l'erranza dei personaggi, tra vie, piazze, portici e scritte perfettamente riconoscibili pur nella loro sconvolgente alterità, disegna con estrema precisione un volto cittadino colto nel suo piegarsi al tempo, segnarsi dì rughe, e farsi umano. L'immagine del luogo e il ricordo della donna si sovrappongono man mano che l'ascolto procede, e l'angoscia dell'uomo per una colpa di cui non sa liberarsi - invade la sua coscienza. E' un percorso che costa. questo del protagonista nel suo passato e nelle sue ossessioni, ma senza il quale non si compirebbe l'approdo finalmente alla realtà da parte sua, e lo scioglimento del nodo da parte del lettore, completamente trascinato. «Cavatina» è un libro cui abbandonarsi, mollando gli ormeggi. Simeone (prematuramente scomparso la settimana scorsa), noto al pubblico italiano per gli interventi critici sull'«Indice», e come poeta già tradotto sin dal 1989, recentemente incluso da Fabio Pusterla con versi tratti da «Eprouvante ciane» e «Mesure du pire» e brani della raccolta «Acqua» fondata nella sua Antologia della poesia francese contemporanea («Nel pieno giorno dell'oscurità», Marcos y Marcos, 2000), è totalmente impegnato nella scrittura a molteplici livelli. Voce autentica, è un uomo che non si risparmia. Bollati Boringhieri sta già preparando un altro volume, questa volta di prose critiche sui nostri autori, di cui Simeone è fine conoscitore (e per i quali tanto ha già fatto, come traduttore e come direttore della collana di scrittori italiani "Terra d'altri" per le edizioni Verdier). RECENSIONE Gabriella Bosco Bernard Simeone, Cavatina, Traduzione di Antonino Velez Bollati Boringhieri, pp. 125, L 26.000 ROMANZO

Persone citate: Antonino Velez, Beethoven, Bernard Simeone, Fabio Pusterla

Luoghi citati: Italia, Torino