Cattolici tradizionalisti al Papa: destituire Tettamanzi di Giacomo Galeazzi
Cattolici tradizionalisti al Papa: destituire Tettamanzi Cattolici tradizionalisti al Papa: destituire Tettamanzi Gli ultraconservatori di Genova mettono all'indice il cardinale. L'accusa: «Cattocomunismo terzomondista» Giacomo Galeazzi ROMA L'accusa è di «cattocomunismo terzomondista». Dopo i tragici fatti della contestazione mo global», l'associazione San Michele Arcangelo di Genova critica duramente il cardinale Dionigi Tettamanzi, arrivando a chiederne la destituzione. Il clamoroso appello al Pontefice, redatto dai cattolici tradizionalisti, non riguarda soltanto l'arcivescovo del capoluogo ligure. «Per aver fatto propri i capisaldi anti-occidentali - si legge nella lettera indirizzata a Giovanni Paolo n - chiediamo alla Santa Sede che siano destituiti anche i presuli di Verona e Treviso, Flavio Roberto Carraro e Paolo Magnani». E' noto che Karol Wojtyla, come ha ben sintetizzato il gesuita padre Bartolomeo Sorge, «ascolta molti, parla con pochi e decide da solo», quindi è da escludere che in Vaticano venga preso in considerazione il «j'accuse» di frange minori¬ tarie e ultraconservatrici dell'associzionismo cattolico. In particolare il cardinale Dionigi Tettamanzi, che gode dell'assoluta fiducia del Pontefice e della Curia romana (cosi come i due influenti vescovi veneti), viene attaccato dai cattolici tradizionalisti per «avere esortato le "Sentinelle del mattino" (cioè i 65 movimenti ecclesiali che hanno firmato il manifesto agli otto Grandi) a darsi non già a Dio, ma alla politica». In realtà, l'associazione genovese San Michele Arcangelo punta l'mdice, innanzitutto, contro don Andrea Gallo. «E' intollerabile che l'arcivescovo Tettamanzi - sostengono gli ultraconservatori - abbia tollerato lo scandalo di un sacerdote arrivato ad addossare alla pohzia la responsabilità degli incidenti scatenati dai teppisti. Durante l'esibizione di Manu Chao, rockettaro degli autonomi e degh ex indiani metropoUtani, don Gallo ha lanciato al microfono l'urlo guevarista "Hasta la Victoria siempre", svento¬ landò la bandiera rossa». Nei giorni scorsi, già il vescovo di Como, Maggiolini, il leghista Ce e Andrea Ronchi di An avevano mosso rilievi al porporato, sostenendo che si sìa scoperto troppo a favore delle tesi antiglobal. «Chi parla si espone al rischio abituale di essere letto a metà - rephca Dionigi Tettamanzi chi mi presenta come contrario alla globalizzazione tout court non ha ascoltato le mie parole». Se considerato nella sua integrità, concordano oltre Tevere, il pensiero del cardina¬ le è limpido e chiaro nel raccogliere le istanze positive del movimento di protesta, ma lo è altrettanto nelTindicare l'unica strada ragionevole da percoirere, ovvero quella del dialogo. «Non sono contrario alla globalizzazione - puntuahzza il presule - si tratta di un processo storico che è sempre esistito. Il punto è che questa dinamica non deve mai andare a scapito dei poveri e deve essere al servizio di tutti. Sono contro una globalizzazione , disumanizzante, agli indigenti non devono andare solo le briciole ma il pane. Il Terzo Mondo deve poter mangiare alla nostra stessa mensa. La globalizzazione non può non essere per tutti i diritti dell'uomo, compresi la salute e l'istruzione». Anche tra chi contesta pacificamente, però, ci deve essere, secondo il cardinale, uno sforzo continuo per appurare le vere motivazioni della protesta. Spetta al «popolo di Seattle» riflettere sia sulle violenze esterne, concrete, fisiche, sia sul modo di esprimere il proprio disagio. «Quando si interviene dettando condizioni al mondo intero - precisa l'arcivescovo - la protesta diventa emotiva e dittatoriale. Bisogna superare ogni foima di ambiguità e di commistione. La realtà va colta nella sua integrità, ci sono stati attorno al Summit aspetti negativi e drammatici che ci hanno umiliato profondamente, ma anche aspetti positivi che non sono stati riportati dai mass media». Alle critiche formulate da una parte minoritaria del mondo cattolico, fa riscontro il consenso ottenuto in quasi tutte le realtà ecclesiali dal Manifesto cattolico ai leader del G8. «Rispetto ai precedenti vertici - osserva Tettamanzi - quello di Genova ha concenr trato di più l'attenzione sulla tragedia della povertà nel mondo, anche se le iniziative concrete potevano essere di più e più sostanziose. Adesso la speranza si unisce all'amarezza, perché pure dal male può derivare un bene». li cardinale di Genova Dionigi Tettamanzi
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