È Verdi il gran paciere di Sandro Cappelletto
È Verdi il gran paciere IL «VIAGGIO DELL'AMICIZIA» DI RICCARDO MUTI E DELLA FILARMONICA SCALIGERA E' COMINCIATO DA ERAVAN È Verdi il gran paciere Armenia e Turchia sempre in lotta Sandro Cappelletto EREVAN Novenula persone hanno applaudito la musica di Giuseppe Verdi nel Palazzo dell'Arte e dello Sport della capitale armena, imponente, torrida eredità dell'architettura sovietica. E' iniziato domenica sera il «Viaggio dell'amicizia» che per il quinto anno consecutivo il Festival di Ravenna organizza assieme all'orchestra e al coro filarmonici della Scala, diretti da Riccardo Muti. Dopo Sarajevo, Beirut, Gerusalemme, Mosca, l'iniziativa vuole ora gettare tm ponte tra due capitali e due Stati storicamente, e sanguinosamente, ostili: Armenia e Turchia, Erevan e Istanbul, dove il concerto verrà replicato questa sera. Trasmissione in diretta di Rai Radiotre dalle ore 18,30 diretta «online» sul sito «www.pirelli.com»: l'industria mi¬ lanese è il principale sponsor del progetto. Raiuno sta inoltre realizzando uno speciale: curato da Bruno Vespa, andrà in onda il 27 luglip. Sinfonie e arie dal «Nabucco» e dalla «Forza del Destino», poi «Stabat Mater» e «Te Deum», due dei quattro Pezzi sacri, capolavoro dell'estrema, concentrata maturità di Verdi: Barbara Frittoli, molto convincente in «Pace mio Dio», Irina lordachescu gli applauditi solisti, mentre al coro scaligero, istruito da Rodolfo Gabbiani, si è unito il coro da camera di Erevan. Il successo del «Va' pensiero», immancabile ad ogni latitudine, non basta a Riccardo Muti per proporre di sostituire con questo coro dolente l'inno di Mameli, «che sta bene al suo posto, non sfigura poi troppo rispetto agli altri e dunque non è da buttare». Muti ha piuttosto fatto notare come la tradi¬ zione del canto corale, anche lituigico, sia più viva e di maggior livello presso i protestanti, gli ortodossi e gli ebrei che non tra i cattolici. E qualche corista non ha resistito alla tentazione di ricordare come il coro della Cappella Sistina venisse anche chiamato «Sistona». Inni, ne sono stati eseguiti tre: il nostro e due armeni, nazionale e cristiano. Il Presidente dèlia Repubblica e il Katholikos, massimo rappresentante della Chiesa armena, erano entrambi presenti al concerto, che ha voluto anche festeggiare i 1700 anni della proclamazione del cristianesimo come religione ufficiale della nazione. Una ricorrenza che verrà celebrata anche dalla prossima visita di Giovanni Paolo II: i rapporti tra le Chiese di Erevan e Roma sono ottimi, anche se gli armeni non riconoscono il primato del Pontefice romano. Gaghick Ba- ghdassarian, ambasciatore armeno in Italia, sarà presente anche al concerto di Istanbul - dove la Scala giunge questo pomeriggio con un volo speciale deUe aerolinee armene - ma precisa che «tra i due Stati ancora non esistono relazioni diplomatiche». «Eppure non è stato difficile organizzare il viaggio, abbiamo potuto contare sulla collaborazione di tutti)), ricorda Cristina Mazza- villani Muti, direttore artistico del Festival di Ravenna. «La pace è un'utopia, la musica può almeno servire ad avvicinare popoli divisi, ricordando radici culturali Comuni e antiche come quelle che uniscono Ravenna a Istanbul». Il prossimo anno il Festival volerà in AiBentina e Brasile: «Terre dove così forte è stata la nostra emigrazione: è il tema, attualissimo, della fratellanza e dell'accoglienza». Riccardo Muti, messaggero di pace in Turchia e Armenia
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