Una figlia irriducibile contro un padre tra ferite e rimorsi di Masolino D'amico

Una figlia irriducibile contro un padre tra ferite e rimorsi Una figlia irriducibile contro un padre tra ferite e rimorsi RECENSIONE Masolino d'Amico I L secondo romanzo di Chang-rae Lee, trentacinquenne nato in Corea ma I residente negli Usa da quando aveva tre anni, amalgama non spiacevolmente influenze di due autori diversi come Ann Tyler - routine e piccole eccentricità in una cittadina di provincia - e il Philip Roth di Pastorale americana - American Dream di benessere, integrazione e rispettabilità infranto per via dell'ostilità di una figlia irriducibile. Il protagonista di Una vita formale, che rievoca in prima persona, è un uomo abbastanza vecchio da avere militato nella Seconda Guerra Mondiale. Coreano naturalizzato giapponese, all'epoca studiava per diventare chirurgo e finì tenente medico in una postazione nella giungla, dove ebbe modo di assistere ad atrocità perpetrate dagli ufficiali di quell'avamposto isolato ai danni dei loro stessi uomini, ammazzati per capriccio, ovvero di certe ragazzetto arruolate a forza come prostitute. Il nostro tentò invano di proteggerne una, e l'episodio lo segnò. Dopo, rinunciò agli studi e si rifece una vita emigrando negli Stati Uniti, dove mise su un negozio di articoli sanitari e si fece talmente benvolere con la sua umanità, da diventare universalmente noto, nel piccolo centro dove si era stabilito, come «Doc» Hata. A questo punto riuscì ad adottare, benché single, una bambina orientale abbandonata dai genitori e la allevò amorosamente. Sulla propria determinazione a non sposarsi «Doc» Hata è reticente, e noi possiamo pensare che ciò abbia a che fare con lo choc provato durante la sua esperienza bellica; fatto sta che la piccola Sunny cresce senza madre, e nell'adolescenza sviluppa un'ostilità sempre maggiore nei confronti sia del padre adottivo sia della signora con la quale costui coltiva una «amitié amoureuse» che non si decide mai a sfociare in una convivenza dichiarata. Quando ripercorre questi fatti, il narratore ha ormai assorbito da anni il progressivo estraniamento di Sunny, che quasi per fargli rabbia è diventata ostentatamente promiscua e da ultimo ha abbandonato il focolare domestico: e per gradi il libro rivela il proprio tema principale, che è la ricostruzione del rapporto di «Doc» con una Sunny reduce da varie esperienze e anche lei con ferite ancora aperte, ma a questo punto con qualche vo- lontà di lasciarle cicatrizzare. Non sempre convincente nelle scene «forti» (l'orgia nella quale il povero «Doc» piomba mentre è alla ricerca della figlia, ma anche le atrocità al campo giapponese), il romanzo risulta particolarmente valido nell'autoritratto dell'espatriato deciso a farsi accettare dal nuovo mondo che ha scelto, rispettandone le regole ma mai veramente adottandone la mentalità; e la sua onesta malinconia, anche inquinata da qualche rimorso non del tutto infondato, dà a molte pagine un insolito tono di dolente urbanità. «Una vita formale», romanzo del coreano Chang-rae Lee residente negli Usa, autoritratto di un espatriato che amalgama Ann Tyler e Philip Roth o-rt* Cha^g M Non nelle scela quale ba mentrfiglia, mcampo girisulta pnell'autoto decisonuovo mrispettanveramenmentalitmalinconda qualctutto inpagine ulente urbChang-rae Lee Una vita formale (rad. di Alberto Pezzetta, Bompiani, pp. 276, L. 29.000 ROMANZO

Persone citate: Alberto Pezzetta, Ann Tyler, Hata, Philip Roth

Luoghi citati: Corea, Stati Uniti, Usa