Sharon: «Non ci sarà la guerra con Arafat»

Sharon: «Non ci sarà la guerra con Arafat» Sharon: «Non ci sarà la guerra con Arafat» Il premier israeliano oggi in Italia: l'Europa sia più benigna con noi intervista Fiamma Nirenstcin GERUSALEMME INCONTRIAMO Ariel Sharon di ottimo umore alla vigilia della sua partenza per l'Italia. Va a fare la conoscenza del nuovo governo dopo aver già battuto le strade d'Europa sperando che il vecchio continente diventi più benigno verso Israele. Da Berlusconi e Fini a Sabra e Chatila, fino agli insediamenti e ad Arafat, Sharon si spiega e invia un consolante messaggio: «Non ci sarà la guerra. Io di certo non la farò. Ma non pagherò da solo per la stabilità dell'area». Signor Sharon, con quali aspettative viene nell'Italia del G8? Vuole dire a Berlusconi che l'Europa deve far pressione su Arafat per costringerlo al cessate il fuoco? «Voglio spiegare che Israele è votata alla pace. Abbiamo accettato i piani Mitchell e Tenet, abbiamo applicato unilateralmente il cessate il fuoco, tuttavia ogni giorno i terroristi palestinesi attaccano. Oggi ad Afula è stato bloccato un terrorista suicida: non c'è stato un giorno di quiete, sempre agguati e bombe. Esigiamo la fine totale della violenza' e dell'incitamento a uccidere gli ebrei. Così potrà riprendere il processo di pace». In molti pensano che lei dovrebbe dare segnali di buona volontà, senza aspettarsi il cento per cento del cessate il fuoco. «Questo fu l'errore del governo precedente, per cui Arafat trattava e terrorizzava insieme. E otteneva di più. Arafat controlla il campo, può farla finita: abbiamo catturato oggi un gruppo di terroristi i cui nomi erano nella Usta di coloro che Arafat, secondo l'accordo Tenet, deve mettere in prigione. Non l'ha fatto. E' scoppiata un'autobomba. Sul terrorismo non deve esserci compromesso. La stabilità di tutti lo esige». Non è imbarazzato dall'incontrare, in Italia, un governo di destra di cui fanno parte anche Alleanza Nazionale e la Lega? «Non squalificheremo nessuno in partenza. Vedremo che cosa porterà il futuro, come agirà in concreto il governo Berlusconi». E il passato? Non le importa che Alleanza Nazionale nasca da un tronco neofascista? «Non so quale reale legame abbia questo partito col passato. Non so se si tratti della stessa gente». Lascerà che Fini visiti Israele? «Ripeto che non squalifico nessuno in partenza. Quanto a Berlusconi, sono lieto che abbia un buon rapporto con gli Stati Uniti, e spero che esprima giudizi equilibrati su Israele». Signor Sharon, lei si è spesso lamentato dell'atteggiamento dell'Europa verso Israele. A che cosa l'attribuisce? «Il pubblico è pregiudizialmente filopalestinese. Non che debba stare con noi, ma che sia più giusto! Condividiamo valori morali e di democrazia, l'idea di liberalismo... Fra le tante ragioni di questa ingiustizia, una è molto importante: molti europei sono stati antinazisti, ma molti collaborarono con il nazismo. Penso che il senso di colpa trovi sollievo quando si incolpano Israele e gli ebrei». Lei spesso accusa Arafat di essere un terrorista, e nello stesso tempo gli chiede di cessare il fuoco e sedere al tavolo delle trattative. Capisce bene che è tuia contraddizione politica. Il capo dei palestinesi è un terrorista o un partner? «E' il capo dei palestinesi, è noi non dobbiamo scegliere per loro. E' un dato di fatto che dopo Camp David, dove ricevette proposte inaudite da un premier israeliano, Arafat ha tentato di spremerci fino all'ultima goccia seguitando con il terrore. Con questo governo non funziona. Sono pronto a negoziare solo nella quiete». Shimon Peres dice che lei sbaglia a delegittimare l'interlocutore. «Forza 17, i Tanzim, Fatah, proprio gli uomini di Arafat attaccano ogni giorno. Nel suo governo c'è una coalizione del terrore». Questo atteggiamento potrebbe portarla a una rottura con Peres. Lei il falco, Peres la colomba: ognuno per la sua strada? «Peres e io siamo amici da 40 anni. Contro il terrorismo, e per la sicurezza, siamo insieme. Quando finalmente potremo trattare, col cessate il fuoco, sarà un momento diverso». Trattare su che cosa ? Come può pensare di raggiungere la pace con una cessione del 45 per cento circa dei Territori, mentre Barak, che si era avventurato fino al 97 per cento, ha ricevuto un rifiuto? «Gli insediamenti non sono "colonie" come li chiamano spesso. Alcuni di essi sono grandi città stabilite dopo guerre di difesa da governi di tutti i colori. Non dimenticate che questa è la nostra culla, il nostro Paese. Il Papa una volta mi disse: "La terra di Israele è santa a tre religioni, ma fu promessa al popolo ebraico". Ma a parte questo, gli insediamenti sono per la sicurezza: il Paese è minuscolo, per mobilitare le riserve ci vogliono 48 ore, l'ostilità circostante è grande. Occorre una vera pace per smontare le difese». Tutto il mondo vi chiede di smantellare gli insediamenti, che violano i diritti umani. «Il governo di coalizione ha già stabilito che non ne saranno costruiti di nuovi; che non sarà espropriata terra; che si congela ogni costruzione fuori. E dentro, si può costruire solo per la crescita naturale. Quanto a smantellare, dopo il cessate il fuoco discuteremo». Ci sarà la guerra? «Ho avuto l'onore di comandare una delle nostre migliori unità, sono un militare. Ho visto i miei compagni morire, sono stato ferito gravemente due volte, ho sofferto molto il dolore del mio popolo per la morte dei giovani. Io voglio una pace vera. Molti mi dipingono come uomo di guerra, non sanno che cosa dicono. Per me la pace è una cosa seria. Dovreste apprezzare, voi europei, che noi ebrei abbiamo questo piccolo Paese e che abbiamo il diritto e la capacità di difenderlo. Quando gli ebrei non lo potevano, sapete che cos'è accaduto. Adesso no, non ci sarà nell'area una guerra, non c'è escalation: a parte i palestinesi, nessun Paese dell' àrea è interessato al conflitto». Ma Israele che cos'è disposto a fare per la pace? «Siamo disposti a dolorosi compromessi che nessun Paese sovrano accetterebbe: ma Israele non pagherà la stabilità con la sua sicurezza». Lei è sempre sotto accusa per Sabra e Chatila, anche se la commissione Cahana e il processo a Time l'hanno assolta. «Per me stesso, non mi importa: né io, né alcun altro politico o militare israeliano abbiamo qualche responsabilità. Ma io vedo il ritorno di queste accuse come un'orchestrazione per porre un marchio di Caino sulla fronte di Israele. E' \in tentativo di indebolire il popolo ebraico». Abbiamo accettato i piani americani e applicato unilateralmente il cessate-il-fuoco, tuttavia ogni giorno i terroristi palestinesi attaccano. Il loro leader controlla il campo, può farla finita. Molti mi dipingono come uomo di conflitto, ma ^^^ non sanno che | dicono, la pace ^ è cosa seria Imbarazzato di | incontrare a I Roma un governo di destra? Non squalifico nessuno in partenza: vedremo che cosa porterà il futuro, come Berlusconi agirà in concreto. Alleanza Nazionale? Non so quale reale legame abbia con il passato. Fini in I Israele? Ripeto: non lo squalifico Il premier israeliano Ariel Sharon da oggi a Roma: incontrerà Ciampi, Ruggiero e Berlusconi, domani la comunità ebraica Sharon a Berlino: fiori al binario da dove 50 mila ebrei partirono per la morte