Riondino mette Sgarbi all'Inferno di Osvaldo Guerrieri

Riondino mette Sgarbi all'Inferno Riondino mette Sgarbi all'Inferno Lettura speciale di Dante con Lombardi Osvaldo Guerrieri TORINO Ve lo immaginate Vittorio Sgarbi all'inferno? Ve lo immaginate furoreggiare dentro una congrega nella quale spicca un misterioso personaggio con i denti a salvadanaio? Voi forse no, ma quel demoniaco versificatore che risponde al nome di David Riondino se lo immagina eccome. Mica in uno spumoso spettacolo di cabaret, dove i colpi alti e i bassi sono una prassi, ma nella serissima, elegante, rigorosa lettura dell'Inferno dantesco che il regista Federico Tiezzi e l'attore Sandra Lombardi hanno portato nella cornice neoclassica di Villa Cimena a Castagneto Po per il Festival delle Colline. Tutto ti potevi aspettare, meno che, nel bel mezzo della lettura. Riondino se ne uscisre con quel suo «couplet» mascherato e truccato da un trecentismo ingannevole. Ha elaborato un calco dantesco quasi perfetto, che avrebbe potuto ingannare chiunque fine al momento in cui, in una terzina, cade la parola «cioccolatte». E il gioco si svela, poiché Dante tutto poteva conoscere, meno che il cacao. Quel che segue è sfottò in rima alternata. Non è questa l'unica sorpresa di uno spettacolo per molti versi ammirevole. Nella celebre materia dantesca c'è l'immissione di Pasolini e della sua «Divina Mimesis», c'è l'affacciarsi della dolorosa intensità dei «Cantos» di Ezra Pound; c'è, infine, un modo inatteso e persuasivo di offrire due canti celeberrimi, quello di Paolo e Francesca e quello di Ulisse. Proprio perché sono così noti, il regista, e chi per lui, ha pensato di proporli in musica. Ed ecco Riondino eseguirli come una insinuante ballata, carezzando le corde di una chitarra, arpeggiando con assolute pudore, senza fronzoli. Vedete: sembrava di dovere ascoltare un recital come tanti. Invece si è entrati in un clima assolutamente inventivo, segnato da scarti minutissimi ma incisivi, preoccupate di evadere dal reticolo dantesco per agganciare altri, possibili inferni che nel frattempo si sono spalancati intomo a noi. Non a caso i due atteri entrano in scena chiedendosi dove si travine, se quello sia davvero l'inferno e se l'inferno sia veramente popolato di diavoli e specializzato nella somministrazione di tormenti ingegnosi. Dopo di che, via con Dante. Lombardi ha fatto valere la sua dizione asciutta, ha estratto dai versi la drammaticità, la commozione, l'enormità di cui sono intessuti, mentre Riendino, pur nell'impegnatività dell'impresa, faceva Riondme. La miscela è stata salutare ed energetica, al punto che qualcuno, alla fine, ha fatto saettare una richiesta di bis. Ma si è persa nel volo nuvoloso delle zanzare. Nei giorni scorsi il festival ha presentato Stefania Felicioli nello spettacolo per voce sola e trio di chitarre «Sopra un palco d'acqua». Mediante alcuni testi di Hermann Broch, Joseph Conrad, Antonio Tabucchi e Nazim Hikmet, adattati da Mariagiulia Bonomi, il monologo ha raccontate l'acqua, il mare, il sentimento del mare, la sua presenza più misteriosa e solenne, quella della balena. Un intrattenimento piacevole, che ha messo in luce la grande versatilità della Felicioli, capace di passare d^gli stupori infantili alle . sensazioni furiose di un tifone.

Luoghi citati: Castagneto Po, Torino