Mitrokhin, 10 indagati per spionaggio

Mitrokhin, 10 indagati per spionaggio Mitrokhin, 10 indagati per spionaggio I loro nomi nel dossier-Kgb: sono ex militari o diplomatici Francesco Grignettì ROMA La magistratura non ha dimenticato il dossier Mitrokhin: ieri, dopo circa due anni di indagini, sono arrivati a palazzo di Giustizia i primi rapporti del Ros e della Digos che hanno effettuato lo screening tra gli oltre duecento nominativi indicati dal famoso colonnello transfuga dal Kgb come spie della ex Urss. Dieci sono gli iscritti al registro degli indagati; reato ipotizzato è lo spionaggio politico e militare a favore di potenza straniera. Sono tutti maturi o anziani pensionati, già in servizio diplomatico o militare. Non sono finiti nel registro degli indagati, invece, quei privati cittadini, soprattutto giornalisti e politici, che il dossier citava a vario titolo. Per quanto riguarda i giornalisti, s'è appurato che non hanno effettuato attività di spionaggio. Porgli altri - così hanno ragionato a palazzo di Giustizia - il criterio scelto è se hanno avuto modo di accedere a carte riservate d'ufficio e quindi se hanno potuto svelare segreti di Stato. Nei prossimi giorni dovrebbero cominciare i primi interrogatori. Ma subito riparte la polemica politica. Molti nel centrodestra rilanciano la proposta di dare vita a una commissione parlamentare d'inchiesta su tutta la partita dello spionaggio sovietico in Italia. Per una volta carabinieri e polizia sono d'accordo: le liste del dossier Mitrokhin, che pure sono passate per le mani del servizio segreto inglese, sono autentiche. Il Kgb aveva effettivamente messo in piedi una rete di spionaggio e il colonnello Vassili Mitrokhin è riuscito a sbirciare almeno una parte dell'archivio segreto della Lubianka. Così ha sostenuto anche il diplomatico russo Vladimir Zagladih, sentito a verbale dai carabinieri durante una sua visita in Italia, già responsabile esteri del partito comunista sovietico e grande esperto di questioni italiane. Proprio Zagladin ha offerto agli investigatori alcuni particolari che permettono di considerare veritiero il dossier Mitrokhin. Nel lungo lavoro d'indagine sono stati ascoltati come persone informate di fatti anche un centinaio di quelli citati da Mitrokhin. Hanno tutti negato di avere avuto a che fare con il Kgb. Ma la fatica principale degli investigatori s'è svolta in archivio o all'anagrafe, per controllare chi era vivo e chi morto, chi aveva effettivamente svolto servizio presso strutture pubbliche e chi no. I riscontri non sono mancati. Ma anche le delusioni: la maggior parte erano persone attive nell'immediato dopoguerra e ormai deceduti., I nomi che Mitrokhin rese pubblici fecero scandalo. Tra i pubblici ufficiali c'era personale diplomatico (Enrico Aillaud, Giulio Ballovich, Giulio Bilancioni, Carlo Fortunati, Corrado Macioni, Italo Papini, Gianluigi Pasquinelli, Luciano Raimondi, Ermanno Squadrilli), addetti militari (Mario Babic, Armando Vigliano), dipendenti del Viminale (Fernando Rizzo, Francesco Virdia). Persino un ex addetto della Corte dei Conti (Giovanni De Luca) e un segretario comunale (Mario Prezioso). Sono stati scagionati, invece, quei giornalisti che figuravano come «contattati» o «coltivati». Erano insospettabili firme di grandi giornali o della stampa di sinistra. «Il risultato del 'indagine della Procura di Roma - sostiene Paolo Guzzanti, senatore di Forza Italia - non è altro che un certificato ufficiale della validità e dell'autenticità del dossier Mitrokhin. Un'indagine parlamentare è più che mai necessaria. C'è una parte della documentazione che non può essere trascurata solo perché i reati, in essa descritti, sono caduti in prescrizione». Lo stesso chiede Fabrizio Cicchitto, vicepresidente dei deputati di Forza Italia. Insiste per una commissione d'inchiesta specifica anche Enzo Fragalà, di An, che nella scorsa legislatura aveva condotto una battaglia solitaria sul caso Mitrokhin. Walter Bielli, dei Ds, chiede invece la ricostituzione di una commissione Stragi allargata al tema del Kgb: «E' bene conoscere e fare chiarezze, ma si abbia il senso della misura. Le prime indiscrezioni parlano di un elenco di ben 261 nomi e sigle che si ridurrebbero drasticamente: una parte inseriti arbitrariamente, altri inesistenti, solo una decina che risulterebbero indagati. Trarre conclusioni da questi elementi mi pare affrettato e poco serio: la stessa credibilità del dossier Mitrokhin pare minata nel suo complesso da questi dati». La procura di Roma conferma: le liste compilate 10 anni fa dall'ex colonnello dell'Urss sono vere Scagionati giornalisti e politici «contattati» Il centrodestra vuole una commissione d'inchiesta specifica

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