Smascherata un'altra rete di pedofili

Smascherata un'altra rete di pedofili Smascherata un'altra rete di pedofili Poliziotti infiltrati nelle chat con foto di minori ROMA Utilizzando nickname, nomi di copertura, i poliziotti si sono infiltrati nelle chat. Aggirati i filtri sono riusciti a dialogare e progressivamente a vincere la diffidenza dei frequentatori di questi siti, smascherando una rete di pedofili composta da undici insospettabili: un laureando in ingegneria informatica, un antiquario, un commerciante, studenti universitari e disoccupati. Tre sono stati arrestati, mentre gli altri sono indagati per diffusione e scambio di materiale pedo-pomografico. L'operazione della polizia (denominata «Zara 10», da uno dei nickname utilizzati dagli inquirenti) ha interessato diverse regioni italiane, con ramificazioni all' estero sulla quale sta indagando anche l'Fbi e la polizia tedesca. Gli inquirenti, in sei mesi di indagini, hanno documentato lo scambio 35.000 filmati e 60.000 foto, che 0 direttore del servizio della polizia postale e delle telecomunicazioni, Domenico Vulpiani, ha definito «raccapriccianti». Nelle fotografie e nei film solo bambini di età comprese tra gli 8 e i 12 anni, sottoposti a sevizie e atti sessuali: le indagini dovranno adesso accertare se tra le vittime ci sono anche itahani (o se il materiale è esclusivamente di importazione) e soprattutto se le persone arrestate e denunciate si limitavano a scambiare i documenti, o anche a produrli. L'inchiesta, coòtdinata dalla procura di Roma, è iniziata a inizio anno dal Compartimento della polizia delle telecomunicazioni del Lazio. Gli agenti si sono infiltrati nella rete infonnatica entrando nelle «room» di conversazione e scambio, allestite su diversi canali; qui sono entrati in contatto con i vari Bobby, Fabby, Pollo, K-Kinder, Robert 13 e, dopo mesi, li hanno smascherati. I tre arrestati sono uno studente di ingegneria informatica, vicino alla laurea, residente a Sassari; due disoccupati di Torino e Carpi (Modena). Erano loro - secondo l'accusa - i «guardiani» delle stanze riservate nelle chat, quelli che decidevano chi far entrare e che «guidavano» la discussione. Gli otto indagati erano i frequentatori delle chat, quelli che scambiavano le foto e filmati. «Non pagavano alcun prezzo hanno detto gli investigatori - ma cercavano con ossessione materiale inedito e "interessante", barattandolo con quello in loro possesso». La polizia delle telecomunicazioni e uffici minori delle squadre mobili di Napoli, Torino, Bari, Modena, Verona, Padova e Sassari hanno compiuto diverse perquisizioni sequestrando computer e supporti informatici, 700 compact disc con foto di bambini, 400 floppy, computer, videocassette e un centinaio di foto di carattere amatoriale con minori in pose oscene. I server sono stati localizzati all'estero, così come oltre confine sono stati individuati alcuni interlocutori degli arrestati. «Entrare nella testa» del pedofilo telematico - cercare di capire che pensa, studiare come si espri¬ me - per potersi fingere imo di loro: è stata questa la difficoltà principale che hanno dovuto affrontare i cyber-poliziotti. Per l'operazione si è fatto ricorso anche agli psicologici. «Non è facile superare la diffidenza di un pedofilo che naviga nella rete in caccia di materiale per lui interessante. Per chi cerca di snidarlo la strada è irta di ostacoli», dice Giuseppe Bacca, direttore del Compartimento della polizia delle telecomunicazioni del Lazio. «Per avere successo - spiega - non basta l'investigatore esperto di informatica, capace di entrare nelle "stanze" che ospitano chat riservate. Una volta dentro occorre essere credibili, reggere la conversazione, sembrare uno di loro. Fino a smascherarli. Per questo servono anche degli psicologi». I colloqui tra gli agenti sotto copertura e i presunti pedofili che sono stati denunciati o arrestati - sono stati diversi e in alcuni casi lunghi anche oltre mezz'ora. Quanto basta per raccoghere prò- ve. In alcuni casi, invece, la con- versazione si interrompeva solo dopo pochi minuti, e il cyber- agente doveva rincorrere il pedofilo in altre «room» della rete e cercare di riconquistarsi la sua fiducia. [g. p. m.] Tre arresti e otto denunce Coinvolti insospettabili Sequestrati 700 ed e 400 floppy disk Per superare la diffidenza on line chiesto aiuto anche a psicologi ir I cyberpoliziotti sono riusciti a infiltrarsi nelle comunicazioni informatiche fra pedofili

Persone citate: Domenico Vulpiani, Giuseppe Bacca, Kinder, Pollo