«Europa forte per governare la globalizzazione» di Aldo Cazzullo

«Europa forte per governare la globalizzazione» «Europa forte per governare la globalizzazione» Ciampi: rinsaldiamo anche la Nato Aldo Cazzullo inviato a MILANO Governare la globalizzazione. Ciampi indica due urgenze: ambiente e disequilibri tra ricchi e poveri. E due strade: una rafforzata solidarietà atlantica, e una federazione di Stati europei, forte di istituzioni riformate e di una Costituzione che sancisca i valori comuni. Il Capo dello Stato sceglie l'Ispi, l'istituto milanese che sta lavorando con partner francesi e tedeschi alla stesura della Carta fondamentale dell'Unione europea, per il più «atlantico» dei suoi discorsi di politica estera. Alla vigilia dell'arrivo di Bush in Italia e del G-8, Ciampi cita le parole pronunciate dal presidente Usa a Varsavia sull'appartenenza di America ed Europa alla medesima civiltà. Gli ricorda implicitamente le gravi responsabilità che Washington si è assunta rimettendo in discussione gli accordi di Kyoto, in quanto, sostiene il Capo dello Stato, la prima sfida del nostro tempo è «la difesa dell'ambiente, dove l'uomo rischia di distruggere la condizione fondamentale della propria vita e della propria libertà». Gli ricorda pure che l'effetto del binomio liberalizzazione degli scambi-nuove tecnologie, ciò che chiamiamo globalizzazione, non è di per sé un bene, perché esaspera le differenze tra poveri e ricchi (Ciampi ricorda in particolare il dramma africano), rende insufficienti i vecchi strumenti della cooperazione, e richiede non solo la cancellazione dei debiti del Terzo Mondo (con l'esclusione dei paesi fomentatori di guerre) ma anche nuove forme di governo mondiale, «a cominciare dal prossimo appuntamento di Genova». Ma a Bush Ciampi offre anche la garanzia che la nuova Europa nascente non rigetterà l'alleanza che le ha consentito di superare le divisioni del secondo conflitto mondiale e di porre le premesse per la pacificazione dei Balcani e del Mediterraneo. E' un discorso ampio, quello di Ciampi, che parla per quasi un'ora di fronte a una platea di giovani, si occupa di Medio Oriente, del processo di democratizzazione in Russia, della riforma del Consiglio di Sicurezza, del rinnovamento delle istituzioni di Bretton Woods, disegna scenari che impegnano l'economia e la politica, tenendo però fisso un punto di riferimento. L'unico statista citato oltre a Bush è il presidente tedesco Johannes Rau. E l'architrave della visione del Quirinale è l'Europa. Ciampi analizza a lungo il percorso effettuato e quello che ci attende e, alla fine del discorso, si sofferma a definire i concetti, a sintetizzare i punti fermi. «La federazione di Stati nazione sta guadagnando terreno». Questo non significa che il Colle scelga un'idea d'Europa piuttosto che un'altra, la federazione invece della confederazione; significa che Ciampi prende atto della disposizione prevalente, e incita a seguirla, per non sprecare altro tempo. «La Carta dei diritti fondamentali sta entrando nella co¬ scienza degli europei»; e infatti il documento firmato a Nizza dovrà costituire la prima parte della Costituzione europea, seguita dalle norme che regoleranno le nuove istituzioni (contraddistinte dal superamento dell'unanimità a favore del voto a maggioranza) e dalle norme che recepiranno e semplificheranno i Trattati istitutivi, giunti alla quinta riforma. L'avvento dell'euro apre un'era nuova, che richiede «lo sviluppo di politiche comuni» e «il consolidamento del governo dell'economia», oltre a una «politica estera e di sicurezza» imitarla. Nascerà così, spiega Ciampi, «una cittadinanza europea», necessaria a fronteggiare le incognite che attendono l'Unione: «la globalizzazione, la dissolvenza della memoria storica, l'uso distorto delle tecnologie, l'immigrazione non disciplinata, nuove correnti di xenofobia, l'incuria ambientale, la pressione della criminalità intemazionale». Qui l'umanista prevale sull'economista, Ciampi evoca «le fonti della nostra cultura», identificate nella filosofia greca e negli ideali cristiani, evoca la «forza morale» necessaria a fare dell'Europa una «comunità di destini», e cita una frase dell'amico Rau: «Bisogna evitare una generazione che sa tutto dei prezzi e nulla dei vaio¬ «La liberalizzazione e le nuove tecnologie esasperano le differenze tra poveri e ricchi» «Bisogna cancellare i debiti ai paesi più poveri e inventare un nuovo governo del mondo» li presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi durante la sua vìsita all'Istituto di Studi di Politica Internazionale di Milano Nella foto è con il presidente dell'istituto Boris Biancheri