G8, le tute bianche: violeremo la zona proibita di Renato Rizzo

G8, le tute bianche: violeremo la zona proibita G8, le tute bianche: violeremo la zona proibita Lettera a Berlusconi: disobbedienza civile Renato Rizzo inviato a GENOVA «Fox»: la volpe che crede, con la sua furbizia, di poter ingannare chiunque; «Fox»: il cognome del presidente del Messico che ha costretto il sub-comandante Marcos a rifugiarsi nella selva. Le Tute Bianche scrivono a Silvio Berlusconi una lettera che intreccia toni irridenti a evocazioni vagamente messianiche affibbiandogli questo soprannome dalla doppia, simbolica valenza. Attaccano, gli zapatisti di casa nostra, le «restrizioni, pesanti alla libertà di manifestare» che il governo vuol far passare come concessioni e che pur, l'altro giorno, avevano fatto dire al portavoce del Genoa Social Forum d'essere moderatamente soddisfatto: «E' strano che i nostri fratelli e le nostre sorelle abbiano dovuto perdere molto tempo per ottenere da lei ciò che in un paese democratico dovrebbe essere immediato». No, signor Berlusconi, la sua doppiezza non ci incanta, dicono. «Vorrebbe far credere a tutti che desidera dialogare con la società civile mentre prepara gli eserciti che tenteranno di schiacciarla». La caccia alla volpe è aperta. Gli uomini in tuta bianca si propongono di stanare l'avversario, di metteme in evidenza le contraddizioni: l'arguzia non è bastata per fargli comprendere che, dopo Seattle e Praga e Quebec City, c'è stato lo spartiacque di Goteborg dove «avete sparato alla schiena d'un ragazzo. L'unica cosa seria che potevate fare era annullare il GB e dare un segnale chiaro, ma l'idea non vi è neppure passata per l'anticamera del cervello. Così, a costo di violare Costituzione e diritti delle libertà, il suo vertice dei potenti dell'Ingiustizia e della Miseria si terrà ugualmente anche se il nostro obiettivo è bloccarlo». Le Tute Bianche che recitano un'inattesa ammissione d'impotenza? No, non è così. La lettera termina con un awertimento: «Le ricordiamo, signor Berlusconi, che contro il summit useremo la disobbedienza civile, useremo i nostri corpi proteggendoli dalla violenza del suo esercito e violeremo la zona rossa». Oltre la siepe un po' consunta di queste parole, ecco, però, affacciarsene altre. Più sanguigne. Che nessuno ha messo nero su bianco nel messaggio alla «volpe» di Palazzo Chigi e che ondeggiano nei corridoi di Villa Rosazza dove il Genoa Social Forum ha tenuto ieri una riunione plenaria durata sei ore e aggiomata al prossimo 10 luglio. Questa villa ottocentesca doveva essere, tra l'altro, luogo in cui sancire un armistizio ritrovato tra le tante anime pacifiste - che, pure, in qualche occasione, una pacifica legnata a «quei rompipalle degli zapatisti» gliel'avrebbero data volentieri - e loro, le Tute Bianche, irrequieti nipoti di Marcos che, sabato, ancora confidavano: «Sarebbe meglio dare un calcio al tavola delle trattative e scendere in piazza». Mentre Rete Lilliput, Sdebitarsi, Arci, movimenti cattolici dichiarano che il loro intento è «assediare» la zona rossa, Luca Casarini delle Tute Bianche preannuncia nuovi fuochi; «Ci dicono che qui, come a Quebec City, lo Stato costrairà un muro per proteggere i potenti. Ebbene, noi l'abbatteremo». Domanda: ma questo non significa andare contro l'autoregolamentazione che il Gsf s'è imposto e che inibisce d'attaccare «sia cose sia persone in divisa»? Ineffabile, la risposta. «Un muro alzato dai Potenti non è parte della città; solo segno dell'asse¬ dio al quale la sottopongono». Il che, implicitamente, è invito alla polizia perché carichi. «Questo è il nostro modo di disobbedire. Altri preferiscono manifestare 0 dissenso con veglie in chiesa. Tutto legittimo. Anzi siamo contenti perché hanno promesso che pregheranno per noi quando scenderemo in piazza». Vittorio Agnoletto, portavoce di questo campo d'Agramante, è sempre più pallido: aggrappato alla sua borsa, corre affannato alla ricerca di quel che unisce. Usa i cerotti della diplomazia. Brinda con un bicchiere che lui garantisce mezzo pieno anche se ad altri sembra mezzo vuoto. Liti? «Semplici divergenze d'opinione, comprensibili in un organismo che riunisce quasi 800 associazioni». L'accoglienza offerta dalla città? «Stiamo sulla buona strada». Poco importa se qualcuno fa notare che, sinora, il Gsf ha ottenuto 3.500 posti quando ne aveva chiesti dieci volte tanto. Rischi che le manifestazioni degenerino in violenza? «Il 10 luglio ci ritroveremo e stabiliremo anche quali siano gli atteggiamenti consentiti a chi sfilerà in corteo con noi». Gli facciamo notare che, da stamattina, le Tute Bianche hanno organizzato un training per spiegare a chi è interessato sia come si costmiscano scudi e paracolpi, sia come ci si difenda dai manganelli. E lui,un po'meno pallido; «Hodettoche di tutto questo parleremo il 10». I lavori quasi conclusi in piazza De Ferrari. Sopra II titolo un'immagine della riunione di ieri del Genoa Social Forum a Villa Rosazza

Persone citate: Berlusconi, Luca Casarini, Silvio Berlusconi, Vittorio Agnoletto

Luoghi citati: Genova, Messico, Praga, Quebec City, Seattle