Slobo rifiuta di parlare con la sua nemica di Enrico Singer

Slobo rifiuta di parlare con la sua nemica Davanti alla tv che trasmette in diretta dall'Aja, quattro donne bosniache musulmane, sopravvissute di Srebrenica Slobo rifiuta di parlare con la sua nemica La Del Ponte replica: il tribunale dell'Aja è legittimo Enrico Singer invialo a L'AJA Aveva annunciato battaglia e ha mantenuto la promessa. Di fronte ai giudici del Tribunale internazionale e alla sua accusatrice Carla Del Ponte, Slobodan Milosevic ha contestato l'autorità della Corte. Una contestazione totale: politica e giuridica. Non ha risposto ad alcuna delle domande che Richard May, il presidente del collegio giudicante, gli ha rivolto. Nemmeno al rituale «colpevole o innocente». Ogni volta che ha avuto la parola, l'ha utilizzata per lanciare iJ suo contrattacco: «Questo tribunale è falso come le accuse che mi rivolge e non ha il diritto di giudicarmi perchè è illegittimo». Tribunale «falso», secondo Milosevic, perché non sarebbe altro che uno strumento voluto dalla Nato per mascherare quello che l'ex Presidente jugoslavo definisce il «vero genocidio perpetrato contro il popolo serbo». Tribunale «illegittimo» perché nato da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e non da un voto dell'Assemblea dell'Onu. Questa è la sostanza della strategia che Milosevic ha scelto nella speranza di ribaltare in qualche modo il processo, per crimini di guerra e contro l'umaniù, che ha preso l'avvio ieri con l'udienza .d'incriminazione. E che andrà avanti, nonostante il suo atteggiamento di sfida. Il prossimo appuntamento ò stato già fissato dal giudice May: è per il 27 agosto, quando ci sarà una nuova udienza tecnica in vista del processo vero e proprio che si dovrebbe aprire tra cinque o sei mesi. Multo probabilmente con un'accusa in più: quella di genocidio, alla quale sta lavorando Cjiria Del Ponte. Il Procuratore generale del Tpi, già ieri, pochi istanti dopo la fine dell'udienza preliminare - che è durata in tutto 12 minuti - ha smontato le tesi dell'ex Presidente jugoslavo. Un processo politico? «Stia tranquillo il signor Milosevic: qui avrà un processo giusto». Il Tribunale è illegittimo? «E' ridicolo. Questo Tribunale è nato da una risoluzione del Consigho di Sicurezza dell'Onu che impegna tutti i Paesi membri. Anche la Jugoslavia che fa parte delle Nazioni Unite». La sua estradizione un rapimento? «E' stata una decisione del governo di Belgrado. Nessimo del Tribunale è andato a rapirlo». Per Carla Del Ponte l'atteggiamento di Milosevic non è stata una sorpresa. «Emozionala? Perché? Questo è il mio mestiere, anzi, le cose sono andate come mi aspettavo». Adesso, però, si entra in una L'avvocdell'ex «Non vudifensonon è u ato dittatore ole ri: questo n processo» nuova fase. Forse più comphcata. E il primo ostacolo sono gli interrogatori dell'imputato Milosevic. Carla Del Ponte, subito dopo l'udienza, ha incontrato per qualche minuto l'ex Presidente jugoslavo in una saletta del Tribunale. «Un incontro normale», ha detto Florence Hartmann, la portavoce del Procuratore: ((Anche con gli imputati degli altri processi ci sono stati contatti per stabilire i tempi e i modi della procedura». Nel caso di Milosevic, poi, non c'è altra strada possibile perché non esistono avvocati difensori. Slobo ha deciso di difendersi da solo. O meglio, per sottolineare l'illegittimità della Corte, non ha voluto nominare avvocati. E non è nemmeno disposto a rispondere alle domande di Carla Del Ponte. «Ieri lo hanno portato in una stanza dove c'era Carla Del Ponte, ma non le ha parlato e non le parlerà», ha detto l'avvocato ZdenkoTomanovic, che ha incontrato Slobodan Milosevic in carcere nel pomeriggio ancora una volta come «visitatore» e non come difensore ufficiale. «I difensori non li vuole perché questo non lo considera un processo. E poi, più che difendersi, sta attaccando». [Tomanovic, che ha passato due ore tra le 15 e le 17 - con,Milosevic.nel penitenziario di Scheveningen, racconta anche quello che l'ex Presidente, jugoslavo avrebbe voluto dire quando il giudice Maylo ha interrotto e gli ha tolto la parola «taghando» l'audio al microfono. «Voleva dire che tutto questo processo e anche l'esistenza stessa del Tribunale sono una vergogna per nascondere i crimini commessi dalla Nato». Milosevic, secondo l'avvocato Tomanovic, avrebbe anche voluto dire che «non è un caso che proprio i Paesi della Nato sono quelli che hanno promosso all'Onu l'istituzione del Tribunale intemazionale all'Aja». Queste frasi il giudice Richard May le ha bloccate perché, come gli consente la procedura, ha isolato il microfono di Milosevic ogni volta che l'ex Presidente si lanciava in un proclama politico anziché rispondere alle domande della Corte. Adesso l'iter giudiziario rallenterà, in attesa della fine dell'istruttoria di Carla Del Ponte. Milosevic «sta benissimo», assicura l'avvocato Tomanovic. Vorrebbe soltanto vedere la moglie Mira e la figlia Marija, che ancora non hanno ottenuto il visto per l'Olanda. Il Tribunale ha confermato che non si oppone alle visite dei famigliari e ha fatto anche un passo presso il ministero degli Esteri olandese. L'avvocato dell'ex dittatore «Non vuole difensori: questo non è un processo»

Luoghi citati: Aja, Belgrado, Jugoslavia, L'aja, Olanda