Non potrà vedere la moglie e la figlia di Pierangelo Sapegno

Non potrà vedere la moglie e la figlia PROTESTANO GLI AVVOCATI «E' UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI CIVILI» Non potrà vedere la moglie e la figlia Entrambe sulla lista delle persone «indesiderabili» retroscena «A^ Pierangelo Sapegno inviato a L'AJA DESSO Milosevic non ha molto da fare», ha idetto Jim Laudale, che è il portavoce del Tribunale. Questi devono essere i giorni peggiori. Solo e sconfìtto. Domani, quando si presenterà in aula, avrà un avvocato al suo fianco. Gh altri non hanno avuto il visto. Non vedrà Mira, la moglie, e nemmeno la figlia, Marija. Non hanno avuto il visto neppure loro: sono nella lista nera, verrebbero arrestate appena mettono piede fuori dalla Jugoslavia. Ieri, Carla Del Ponte aveva detto: «Figuriamoci se mi oppongo alle visite dei famigliari». Oggi, dal suo ufficio correggono un po' il tiro: «Non dipende da noi». Slobo, nella sua cella di 15 metri quadri, con un letto, un tavolo, un armadio e una doccia, legge e scrive. Una telecamera non lo perde mai di vista: lo inquadra mentre resta sdraiato sulla branda tenendosi una mano sopra la fronte, e lo insegue quando si alza, quando prende le sue medicine («Non è mica veleno», aveva detto ai poliziotti che le controllavano), quando si siede sotto la luce dell'unica finestra per scrivere qualcosa. Ogni tanto accende la televisione e guarda i tre canali della Serbia, della Bosnia e della Croazia. Niente Bbc, niente Cnn. Ha la macchina per il caffè, ma nessuno l'ha mai visto riempirsi una tazza. Alla Corte dell'Aja dicono che ha chiamato i suoi avvocati. E che ha parlato più di una volta con la famiglia. Ma uno dei suoi legali, che sta per arrivare in Olanda, dice che ancora non ha potuto mettersi in contatto con lui e stabilire una linea di difesa: «Mai sentito, nemmeno una volta, in questi tre giomi». E un altro, Vuk Sekulic, ripete la stessa cosa. Stamattina atterrerà all'aeroporto di Amsterdam Zdenko Tomànovic, una delle otto toghe che compongono il collegio di difesa di Milosevic. Con lui forse ci sarà pure Branimir Gugl. Dicono che Slobo stia preparando una dichiarazione. E' probabile che ripeta quello che ha già detto in questi giomi e prima del suo arresto: che l'accusa nei suoi confronti è pohtica, lui si ritiene un prigioniero politico e perciò non riconosce il Tribunale dell'Aja. «Ma non sappiamo niente - ripetono gli avvocati da Belgrado -. Potremo dire qualcosa soltanto dopo averlo incontrato». Dall'ufficio del procuratore dell'Aja sostengono che Milosevic avrebbe chiamato più di una volta la sua famiglia. Mira invece dice di averlo sentito in una sola occasione, la notte che arrivò qui a Scheveningen e lo portarono subito in infermeria prima di fargli vedere la sua cella. Slobo avrebbe chiamato prima di essere condotto nel braccio dell'isolamento con il telefonino che Jim Laudale gli aveva prestato. Mira, per cercare di venirlo a trovare, ha pensato di aggirare l'ostacolo e di ottenere il visto dal Paese europeo che forse pensava meno nemico degli altri: s'è rivolta all'ambasciatore d'Ita¬ lia. Ma le avrebbero risposto che non possono fare niente. Dice Florence Hartmann, la portavoce di Carla Del Ponte, che «è vero, lei è inserita nella lista nera, e per questo non può uscire dal suo Paese. Però è un problema che riguarda l'amministrazione del Tribunale penale intemazionale. L'ufficio del procuratore non può farci assolutamente niente». In ogni caso, ormai, anche se qualcuno dovesse intervenire in loro aiuto, ci vorrebbe un bel po' di tempo: prima bisognerebbe rimuovere la moghe e la figlia dalla Usta delle persone indesiderabili che non possono viaggiare, poi ci vorrebbero almeno altri dieci giorni per ottenere il visto. Gli avvocati di Slobo insistono: «Questa situazione permette all'Aja di violare i normali diritti umani di un imputato». Mira ci spera ancora. Dicono i legali che «è rimasta sola a crederci». Marija, la figUa, si sarebbe già arresa: oggi l'hanno vista partire. Agli amici ha detto che se ne andava in Montenegro, perché là ha dei parenti e forse pure qualche terreno. Dalla sua cella. Slobo non vede solo allontanarsi il passato e cadere il suo mondo. Comincia a perdere le speranze. Quella volta che ha chiamato sua moghe, non le ha chiesto nemmeno se qualcuno era sceso in piazza per difenderlo. Non ce n'era bisogno. Una telecamera segue giorno e notte il prigioniero che scrive e guarda la televisione serba Mirjana Markovic, l'ambiziosa moglie di Milosevic, conosciuta sui banchi di scuola e da allora compagna inseparabile. Mirjana è stata professoressa di sociologia marxista all'Università di Belgrado e ha fondato il piccolo ma combattivo partito Jul