«Slobo voleva uccidere Blair» di Paolo Passarini

«Slobo voleva uccidere Blair» «Slobo voleva uccidere Blair» Lo rivela il capo di stato maggiore serbo Paolo Passarini corrispondente da LONDRA Tony Blair ha rischiato di essere abbattuto assieme alla moglie dai razzi dell'artiglieria di Slobodan Milosevic. Lo ha rivelato in un'intervista il capo di stato maggiore dell'esercito serbo, il generale Nebojsa Pavkovic, il quale afferma che aveva ricevuto l'ordine di compiere l'attentato dal «top», cioè dal vertice più alto. Il «Sunday Times», che ha ottenuto e in parte pubblicato il testo dell'intervista, titolava ieri in prima pagina «Milosevic pianificò di uccidere Blair in un attacco missilistico». L'attentato avrebbe dovuto scattare il 3 maggio del 1999 all'aeroporto di Skopje, dove Blair effettivamente quel giorno atterrò per poi raggiungere il campo di rifugiati albanesi di Brazde, a una ventina di chilometri dal confine con il Kosovo. Il generale Pavkovic sostiene che in quei giomi venne esercitata su di lui una notevole pressione perché portasse a termine l'attentato. L'elicottero Puma, su cui Blair viaggiava assieme alla moglie Cherie, l'allora capo di stato maggiore della Difesa Sir Charles Guthrie e il portavoce Alastair Campbell avrebbe dovuto essere inquadrato da un sistema lancia¬ razzi multiplo in grado di scaricare 288 proiettili. In quei giorni Belgrado era sotto le bombe dell'aviazione Nato. E nei bombardamenti, che stavano suscitando polemiche per le vittime causate tra la popolazione civile, gli aerei britannici ebbero un molo di primo piano. Quella di Blair era la prima visita di un capo di govemo della coalizione sul territorio jugoslavo dall'inizio dei bombardamenti. Sotto questo aspetto la rivelazione di Pavkovic appare credibile. «Avevamo la possibilità di farlo e c'era la decisione politica di colpire all'aeroporto all'arrivo di Blair», ha raccontato il generale a Dejan Lukic e Pero Simic, due giornalisti che lo hanno intervistato per il loro libro di prossima uscita, «Milosevic, regno e caduta». «E sapevamo con esattezza, grazie ai nostri servizi di informazione, quando Blair sarebbe arrivato», aggiunge Pavkovic. Questo particolare non sorprende. Il viaggio di Blair era stato annunciato pubblicamente e l'agenda della visita era nota. Ma, anche se Blair era certamente protetto «come se» potesse subire un attacco improvviso, i servizi di sicurezza inglesi ammettono che non sapevano quanto la minaccia fosse vicina. Pavkovic, sposato a una cugina della moglie di Milosevic, Mira Markovic, racconta che, quando venne il momento, decise di non dare l'ordine di aprire il fuoco per paura di provocare una strage di civili. Il lanciarazzi multiplo prescelto per colpire l'elicottero del premier britannico era un «Orkan», che significa Uragano, un'arma sviluppata negli anni '80 dagli jugoslavi assieme a Saddam Hussein. Senz'altro potente, con la sua capacità di scagliare i 288 razzi a 1200 metri al secondo, l'Orkan non sembra sia altrettanto preciso. «Era legittimo colpire, visto che la Nato stava distruggendo la Jugoslavia - sostiene Pavkovic -. Ma io non avevo un monitoraggio preciso dell'aeroporto e la mia principale preoccupazione era una grossa perdita di vite di civili». Questo avrebbe potuto innescare una serie di conseguenze nefaste, anche dal punto di vista serbo. Gli alleati macedoni avrebbero accusato i serbi della strage. Pavkovic stesso avrebbe rischiato di essere in seguito processato per crimini di guerra. Inoltre i bombardamenti Nato sulla Jugoslavia sarebbero diventati devastanti. Pavkovic dice che non desiderava questo, mentre probabilmente desidera mantenere il posto di capo di stato maggiore. E questo è l'unico sospetto che macchia la sua rivelazione. Il generale Pavkovic: «L'attentato doveva scattare nel maggio 1999, quando il premier visitò un campo profughi»

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Kosovo, Londra, Skopje