Pasqualìn: non è un mercato, è un suk

Pasqualìn: non è un mercato, è un suk L'EX PRESIDENTE DEI PROCURATORI ITALIANI CHIEDE IA RIQUALIFICAZIONE DEGLI ADDETTI Al LAVORI E UN RICAMBIO TRA I DIRIGENTI DEL PALLONE Pasqualìn: non è un mercato, è un suk «Nel calcio sento troppe urla, gli affari invece saranno pochi» intervista Bruno Bernardi LI AVVOCATO Claudio Pai squalin, 58 anni, friulano, è uno dei leaders storici dell'Assoprocuràtori di cui è stato presidente per quasi un lustro. Per un decennio, dal '72 all'82, era stato vicepresidente dell'Aie, l'associazione calciatori. E, da quando l'avvocato Sergio Campana lo chiamò al suo fianco a Vicenza, non ha più cambiato città. Ha tre hobbies: le maratone, il collezionismo di oggetti calcistici e il baccalà cucinato in mille maniere. In estate, a Londra, aveva parteci- Ì)ato, con molto fair-play, al'asta da Christie's per la Coppa Italia '43 vinta dal Grande Torino, il trofeo tornato a far bella mostra di sé nella sede granata. In passato, Pasqualin aveva curato gli interessi (tra gli altri) di Lentini, Del Piero, VialU e Monterò. Ora annovera Toldo, Gattuso, Delveccbio, Amoroso (l'attuale capitano dei Rangers Glasgow), Maniero, Ganz e Donati che l'Atalanta sta per riprendere in prestito dal Parma, con il benestare del Milan, soffiandolo, pare, al Toro. Pasqualin, gennaio è alle porte. Quale calcio-mercato vedremo? «Sarà un mercatino, uno scambio di figurine, ossia di comprimari, con un occhio attentissimo alle finanze. Ma il calciomercato è un fenomeno importantissimo e bisogna reinventarsi qualcosa. La gente può stancarsi di un certo andazzo. Sembra di essere tornati ai tempi folkloristici del principe Lanza di Trabia, il presidente del Palermo che negli Anni '50 inventò i) calcio-mercato. Oggi ci vuole uno scambio più preciso di informazioni e una riqualificazione degli addetti al lavori». Per la vostra discussa categoria, dunque, è tempo di autocritica? «Anche noi siamo presi dentro certi meccanismi. Ci sono procuratori che fanno gli interessi loro e quelli del calcio con senso di responsabilità. E poi ci sono i sedicenti procuratori che vanno individuati e messi in fuori gioco. Ma c'è da essere poco ottimisti di fronte all'ingordigia umana. Il nostro mondo è come un magma, difficile da disciplinare. C'è l'abusivismo, fenomeno che riguarda anche gb osservatori. Tuttavia, non si può sparare nel mucchio» Che ne pensa delle polemiche sui figli d'arte? «Fa discutere il problema del conflitto d'interessi e delle pari opportunità ma la Gea non ha fatto nulla di sbagUato. Piuttosto preoccupa l'indifferenza della Federcalcio. Il mondo dei procuratori, lo ripeto, è da rivedere. Dobbiamo essere una sor- ta di educatori per i calciatori, commisurando le loro richieste alla nuova realtà». Austerity. Come uscire dalla crisi che sta mettendo in ginocchio il nostro calcio? «Spero si vada verso la riacquisizione della ragione. Basta urla, isterismi, offese. Occorrerebbe avere altri uomini alle leve di comando. Purtroppo grandi no. mi non se ne vedono. E' finito il tempo delle vacche grasse. Ci vuole una "dieta" seria e il discorso riguarda tutti. Ma il calcio è sempre un business che tira, a parte ogni altra considerazione, e non si può cedere al pessimismo che viene da un momento economicamente grave. Bisogna reimpadronirsi dei veri valori». E' giusto ridurre gli ingaggi ai calciatori superpagati? «Non sono d'accordo. Anche se questa mia tesi da un punto di vista morale può sembrare una bestemmia, vale la pena pagare bene le «star» mentre sono i comprimari a dover subire un ridimensionamento degli stipendi. E' un ragionamento poco sindacale ma e è una meritocrazia da rispettare. La gente va allo stadio per vedere campioni come Del Piero, Zidane, Raul. Vieri, Totti e Ronaido». La legge Bosman ha favorito i calciatori e danneggiato solo le società? «Non ha procurato le sciagure che qualcuno temeva anche se il calciatore adesso è considerato un lavoratore subordinato mentre, in realtà, è un lavoratore autonomo, più vicino all'uomo di spettacolo che decide il suo destino. Dobbiamo rivedere tutto, a partire dallo status del calciatore e cominciamo a dar loro la responsabilità di pagarsi le tasse per conto proprio», il calcio inglese, che lei conosce bene, è ancora l'Eldorado per qualche calciatore italiano? «Anche in Gran Bretagna, come in tutta Europa, c'è crisi e presto cominceranno i...botti». Per i nostri club è conveniente importare giocatori da oltre confine? ((Al sistema dispiace rinunciare ai lustrini e ai grandi numeri. Bisogna smettere di pensare agli extracomunitari e puntare ad avere rose più ristrette, sui 16-18 giocatori per chi non è impegnato nelle coppe europee. Ma, soprattutto, si deve lavorare di più sui vivai, sulla valorizzazione dei nostri giovani. L'occasione è propizia». «E sbagliato mantenere lo status di lavoratore subordinato per i giocatori e bisogna ridurre gli ingaggi soltanto ai comprimari» L'avvocato Claudio Pasqualin, 58 anni, friulano, ha tre hobbies: le maratone, il collezionismo di oggetti calcistici e il baccalà cucinato in mille maniere

Luoghi citati: Europa, Glasgow, Gran Bretagna, Italia, Lentini, Londra, Torino, Trabia, Vicenza