E i numeri di Croce uscirono sulla ruota di Napoli di Giuseppe Marcenaro

E i numeri di Croce uscirono sulla ruota di Napoli PER GLI 80 ANNI, IL FILOSOFO CHIESE IL SILENZIO: MA «IL RISORGIMENTO» PREPARO' UN'EDIZIONE SPECIALE E UNA COMITIVA SI SMARRÌ' E i numeri di Croce uscirono sulla ruota di Napoli L'INEDITO Giuseppe Marcenaro QUANDO gli ottant'anni «minacciarono» Benedetto Croce non vi furono festeggiamenti ufficiali. Palazzo Filomarino declinò ogni iniziativa con un deciso niet. Il «Risorgimento», quotidiano napoletano formato tabloid, non accolse l'invito al silenzio. Preparò un'edizione speciale, interamente redatta da Gino Doria e Achille Geremicca, intrinseci di casa Croce, che uscì il 25 febbraio 1946, giorno del compleanno. Ti¬ ratura quattrocento copie fuori commercio. A modo suo, oggi, rarità bibliografica. Stampato su una carta che si scioglie con lo sguardo, sarebbe assai curioso sapere quanti sono gli esemplari superstiti dell'eucaristico e festevo e foglio. La copia sottomano, ormai stanca nelle sue piegature e ripiegature, brunita (come si leggerebbe se fosse offerta in un catalogo di edizioni d'antiquariato), ma più esemplarmente color pidocchio svenuto, è affiorata dalle pagine di un libro di Croce, intitolato Un angolo di Napoli, stampato nel 1953 a Verona da Giovanni Mardersteig. Dal colophon si apprende che l'edizione. in quattrocento esemplari, voluta dal a famiglia, era destinata agli amici di don Benedetto. La copia dalla quale è emerso il numero del «Risorgimento» apparteneva al professor Antonio Carrelli, il destinatario dell'ultima lettera di Ettore Majorana prima della sua misteriosa scomparsa nel Mar Tirreno. Il «Risorgimento» del 25 febbraio 1946, è la cronaca virtuale di un festeggiamento che non avvenne. Doria e Geremicca superarono se stessi in zelo giornalistico, trasformati in euforici cronisti dalle «notizie» arrivate in redazione. Il Comune di San Benedetto del Tronto, con delibera della giunta municipale, aveva deciso, da quel giorno in avanti, di chiamarsi San Benedetto Croce del Tronto; a Roma, il Parlamento predispose un decreto legge secondo il quale a tutti nati il 25 febbraio di quell'anno doveva essere imposto il nome Benedetto. Al napoletanissimo teatro della Reggia fu data, per l'occasione, una memorabile rappresentazione della «Maestra dì cucito», con protagonista Sofia Caccioppoli Bakunin, attorniata nelle parti delle signorinelle da Alda, Lidia e Silvia Croce. Su una possente Dodge anivò a Napoli Raffaele Mattioli, amministratore delegato della Banca Commerciale Itaha- na, recante a Croce uno strepitoso dono: la prima edizione della Scienza nuova, postillata fittamente da Alessandro Manzoni. All'Istituto di Microbiologia dell' Università fu scoperta, proprio quel giorno, sulla copertina dì un libro, una nuova muffa da cui si sarebbe potuta estrarre una sostanza dai sorprendenti effetti una volta iniettata nell'uomo: fu chiamata Penicillum Benedicti. Emozionante il dispaccio dall' estero: la fabbrica del celebre licpiore Bériédectine trasferiva la distilleria da Fécamp a Napoli. La festa, come purtroppo sempre avviene, fu «disturbata» da alcune notizie che non consentiro¬ no una generale e diffusa letizia. Ferale il caso degli abruzzesi partiti in delegazione alla volta di Napoli per porgere gli auguri all'illustre corregionale. Dopo una sosta a Pescasseroli, ripreso il cammino, investita da una tormenta di neve, la comitiva si smarrì nell'alta vai di Sangro. Più conturbante ciò che si vide all'ombra del Vesuvio. Alcuni bibliofili vennero alle mani durante l'asta dell'edizione originale, rilegata in marocchino arancio, dei Teatri di Napoli di Croce. Per fortuna sulla ruota di Napoli uscì la cinquina crociana: 25,2, 18,88,80. gmarcenaro@libero.it Benedetto Croce