DON BENZI «le mie vie Crucis per salvare le prostitute»

DON BENZI «le mie vie Crucis per salvare le prostitute»UN GIORNO CON «L SACERDOTE; «CERCO PI REDIMERE LE RAGAZZE PER STRADA» DON BENZI «le mie vie Crucis per salvare le prostitute» reportage AldoCazzullo [m^r*:A ^tì'-m inviato a MARCHERÀ (Venezia) ■ clienti delle prostitute non hanno la minima idea di quanto fanno soffrire don Oreste Benzi. Pazzo di Dio come il suo predecessore Francesco, di cui è stato detto che «de toto corpore fecerat linguam». Allo stesso modo, don Benzi si esprime con ogni parte di se stesso. Il mistero dell'iniquità lo sperimenta sul suo corpo. Le lacrime del mondo le sente sulle guance sempre arrossate. I peccati dei fratelli gli fanno aggrottare le sopraccigha foltissime, «bambine di 14 anni! creature indifese!», gli deformano la bocca in una smorfia di dolore, «cose innominabili! performance bestiali!», gli fanno pulsare le tempie, «deviati! frustrati!», portare le mani alla fronte, «schiavi della genitalitàl», rovesciare lo stomaco, «milioni di maschi famelici!», sbattere le ginocchia, «dieci milioni di maschi famelici!». «Ma se sapessero. Se sapessero quanto li prendono in giro, le donne che credono di comprare. Se i clienti sentissero le nigeriane quando parlano di loro. Ridono. Tanto non sentono niente: sono quasi tutte èscisse. .Ogni tanto spunta uno a dire: quella ragazza mi ama. Tutte balle! Le nigeriane non si innamorano mai dei clienti italiani. Li considerano mezzi .uomini. Incapaci di soddisfarle. PiccoUni, ecco». Don Oreste Benzi è invece uomo straordinariamente virile. Come può esserlo solo un prete puro e ardente di 77 anni. Infatti le donne lo adorano, quanto lo odiano gli sfruttatori. «Dica pure magnaccia. Solo a Rimini ne ho fatti arrestare 150». Le nigeriane lo chiamano babu, nonno. Nella chiesa di Gesù Lavoratore, a Marghera, lo attendono in trenta. Poi ci sono albanesi, moldave, romene. Una \ piccola parte delle 4 mila che ha tolto dalla strada, delle 650 che vivono ancora nascoste nelle case d'accoglienza, al riparo dal racket che le cerca. Si abbracciano, cantano, pregano. Lui stringe la mano a tutte, saluta i parrocchiani, apre la processione. E' notte, fa molto freddo. Siamo nella «zoning», il quartiere dove il Comune tenta di indirizzare le prostitute finora disperse sui viali di Mestre. Un'idea che don Benzi accoglie con le consuete parole sfumate: «Una vergogna disgustosa! Un obbrobrio indecente! Nei recinti si mettono le bestie non le creature di Dio! Io chiedo al sindaco Costa e all'assessore Caccia: se aveste una creatura di 14 anni, la vendereste come un pezzo di carne?». Si va. Nadia, pantaloni di pelle, giacchetta rossa con frange, regge la prima croce. Secondo viene don Benzi, scarponi, tonaca lisa, colletto rigido, colbacco nero, occhialoni da gufo buono. Poi le nigeriane che intonano uno spiritual. Preti. Fedeli. Poliziotti. Telecamere. Niente vescovo. Altri, Poletto a Torino, Carraro a Verona, Antonelli a Firenze erano venuti. Stasera no. Don Oreste recita il rosario, rilascia interviste a TeleSerenissima, legge il messale, benedice Sandra che si nasconde sotto il cappuccio nero e gli occhiali scuri, rispondevi cellulare, auspica pene detentive e ultraterrene per i clienti e intanto scruta se tra i fari e i guardrail non spuntasse qualche ragazza da salvare. Stanotte però se ne sono andate tutte. Ad attendere ci sono soltanto i ragazzi del centro sociale Rivolta, che improvvisano una contromanifestazione al grido di «libertà!». Don Oreste resta impassibile. Ha una media di 7 ragazze riscattate o almeno contattate per notte. «C'è ancora tempo. Più tardi, tornando a casa, verso Rimini. E domani sera, altra Via Crucis, a Perugia». Non è facile. «Le ragazze scappano. I magnaccia usano una tecnica che dopo 20 giorni di torture le soggioga del tutto». La tecnica di don Benzi è questa. Sorride. Parla inglese. Offre aiuto. «Vieni via, io ti proteggerò». Lascia un rosario e una Bibbia, di cui possiede una scorta in più lingue. Chiede il numero di cellulare. Chiama. Dà appuntamenti. Torna. Le nasconde sotto il cruscotto, tra i sedili. Trova casa, lavoro. Prende contatto con poliziotti, questori, sindaci. Riceve minacce di morte dagli sfruttatori. Insulti dai clienti. Alcuni li contatta, li converte. Organizza riunioni di pentiti. Li studia. Cerca nella radice dei loro peccati lo stesso ardore della sua santità. Predica; «Ogni donna è una madonna. La donna è tempio del Signore. E' sacra. Guai a chi la profana!». Adesso dà la parola a ragazze che raccontano storie strazianti, ognuna segnata dalla bizzarria che distingue la verità dall'invenzione, Sandra ad esempio pensava di venire in Italia a giocare in una squadra di pallamano, «e bravi maschi italiani!» si indigna don Oreste, «cosa diciamo a queste ragazze? Venite nella terra del Papa, venite, e poi le trattiamo così! Vergogna!». E i politici? E la nuova legge? Don Oreste leva il dito, lo agita, lo punta: «Pericolosissima. Consentire la prostituzione nelle case è un cavallo di Troia che permetterà .ai criminali di fare legalmente quel che adesso fanno contro la legge. Ma non si vergognano i politici a sfruttare le creature, a farle soffrire? L'idea della riduzione del danno è ultrafascista e arcitaliana. Negli appartamenti» qui il dito di don Oreste rotea vorticosamente «ci mandino le loro mogli e le loro sorelle!». Sorriso. La processione rientra in chiesa. Cori finali. Sacerdoti imbarazzati prendono per mano le nigeriane che cantano «we bave decided to follow Jesus». Don Oreste racconta un'ultima storia, quella di Evelyn, 22 anni, che rispondeva al telefonino ma non veniva agli appuntamenti perché i suoi padroni la controllavano. «L'hanno trovata sul greto del Cesano, vicino a Senigallia. Torturata per sette giorni. Le hanno levato la pelle con le ainze infuocate. Siamo noi che 'abbiamo uccisa. Evelyn, creature, come italiano vi chiedo perdono in ginocchio». Le ragazze gli si stringono commosse. Don Oreste sorride di nuovo: «Mo' basta, let's go and bave something to drink», beviamo una cosa. L'inglese l'ha imparato con un altro metodo di sicura efficacia: mendicando. Famiglia operaia, settimo di 9 figli, in seminario a 12 anni, sacerdote a 24. Gioventù cattolica a Rimini, «terra di battaglia». «Nel '58 decido di fondare una Casa per ragazzi sulle Dolomiti. Parto per l'America a raccogliere elemosine. Giro le fabbriche: 10 cents, mezzo dollaro per operaio; poi il direttore ferma le macclyne, ci mettiamo in ginocchio, "and now the father will bless us"». Don Oreste fa il gesto di benedire. Si ferma un attimo a leggere il messale. Si addormenta. Dorme sempre cosi, raccontano i ragazzi che lo accompagnano e gli sono devotissimi: un'ora a notte nel suo letto, il resto dove capita, in macchina, in chiesa. Dopo cinque minuti si risveglia. «Raccolsi 10 mila dollari. Il resto me 10 diede il cardinale di Boston, Cushing, l'amico dei Kennedy. Costruii la casa. Fondai la comunità Giovanni XXIII. Cominciai ad accogliere handicappati, barboni, orfani, alcolisti». Tra i pazzi di Dio che danno un'anima alla politica e alla società italiana, tra i sacerdoti di strada e di battaglia, don Benzi è il fondatore. Oggi la sua comunità ha centinaia di case-famiglia con migliaia di ospiti, 32 centri per tossicodipendenti, missioni in Africa, Asia, Sud America, 17 squadre per il recupero delle prostitute. «La prima l'ho incontrata neir87, alla stazione di Rimini. Dimostrava settant'anni, ne aveva quaranta. Mi ha detto; "Padre, neanche lei? stasera bastano 10 mila lire". Le ho risposto; "Te ne do 20 mila, però dormirai in un letto, non qui". Poi cominciò l'invasione dall' Est. I marciapiedi pieni. E noi inventiamo il metodo Rimini. Poliziotti specializzati. Retate. 11 principio base è; le ragazze portate in questura non devono tornare sulla strada. Possono denunciare gli sfruttatori. O essere rimpatriate. Nessuna ha documenti. Tutte schiave». Don Benzi non è uomo di mediazioni. La sua carità è ardente, nell'amore come nel disgusto per il male. La sua legge ideale è composta da tre soli articoli; «Primo; punire chi chiede rapporti sessuali a pagamen- to. Secondo: punire i criminali che li offrono. Terzo: chiudere i locali». Praticamente l'abolizione. Esperimento tentato una volta sola, dall'estrema sinistra, nella Barcellona anarchica del '36, che sognava di riconvertire le prostitute in sarte e le ritrose in donne libere. Anche gli anarchici portavano il nero, ed erano destinati a soccombere alla realtà. «Nessun governo vuole perdere i voti dei maschi famelici sembra rassegnarsi un attimo don Oreste -. L'incóntro con Berlusconi, nel gennaio scorso, era stato provvidenziale. Mi hanno detto che gli ho fatto cambiare idea, che aveva già pronto un decreto per riaprire le case chiuse. Io gli ho portato Natalia e Greta, perché raccontassero la loro storia, e lui si è commosso. Ho figlie della vostra età, ha detto. E ha dato 5 milioni per una. L'ho trovato un bel gesto. Ero stato anche da Amato, e mi aveva dato soddisfazione. Pure Violante mi ha detto: i clienti sono colpevoli come gli sfruttatori. Ho visto anche Ciampi. Sono gentili con me, i politici; poi fanno quello che gli conviene. Come questa legge disastrosa. E quelle due... la Turco e la Mussolini... un matrimonio contro natura. Vorrebbero le cooperative di prostitute. Destra e sinistra. Erode e Pilato uniti per uccidere Gesù e sfruttare le sue creature». Lui, don Oreste, è di solito classificato a destra, forse anche per via della tonaca nera Anni 50; di una certa idea del prete conserva in effetti gesti e immagini, ed è bellissimo vederlo "benedire ieraticamente un * camogli con cotto e maionese all'autogrill di Valdastico Est. Eppure don Benzi cita di continuo Martin Luther King, Rousseau, De André, che sulla prostituzione aveva idee diverse. E' stato in Chiapas e ad Acteal, sulla tomba degli indios massacrati dai paramilitari, «ho celebrato una delle tre messe più belle della mia vita. Le altre sono state quella nella parrocchia di don Puglisi e quella con padre Pio». Dice frasi da profeta e altre da sociologo marxista; «Non è vero che la prostituzione è il mestiere più vecchio del mondo, è l'ingiustizia distributiva più vecchia del mondo. Ai poveri portiamo via tutto, i beni, i bambini da adottare, le ragazze da sfruttare. Vergogna!». Dice che «la devozione è importante, ma noi dobbiamo fare la rivoluzione». Che non è ovviamente quella del '68 né quella dei no global, «che sono "contro", mentre noi siamo "per". L'uomo nuovo per noi è Cristo». Don Benzi ha preso posizioni durissime contro l'aborto e «contro quei volontari cattolici che alle prostitute portano tè caldo e preservativi. Come a dire; buon lavoro. Vergogna!». E' amico di don Ciotti, «anche se sulla droga non la pensiamo allo stesso modo», e di don Gelmini, «grande anima», di padre Zanotelli e di don Picchi. Con gli altri pazzi di Dio condivide l'idea fondamentale che il mondo così com'è non va bene. Con il Papa, che per lui ha un "ebole, che ha ricevuto per due olte le sue ragazze riscattate in piazza San Pietro, ha un presagio in comune; «Ho scoperto perché Dio sta zitto» si intitola il suo ultimo libro. Contro la guerra in Afghanistan ha scritto a Bush e a Bin Laden, c/o ambasciata afghana a Karachi. Ogni tanto manda qualcosa anche a Sharon. Suoi devoti sono in partenza per l'Iraq. Lui resta qui a coltivare il sogno di abolire la prostituzione, e in prospettiva il male. Gli piace l'immagine di Galeano dell'utopia; una donna bellissima sullo sfondo. Tu avanzi, lei indietreggia. A cosa serve allora l'utopia? A camminare. Don Benzi è tra coloro che camminano; e sempre si imbattono in altri uomini che la loro donna la vogliono qui e. ora. Non è una buona ragione per smettere di camminare. Don Benzi lo fa con la croce, nella zoning di Marghera; e «de toto corpore fecerat linguam». «Ogni donna per me è una madonna, un tempio del Signore E' un essere sacro, guai a chi le profana Consentire il "mestiere" nelle case è un cavallo di Troia che permetterà ai criminali di fare legalmente quello che adesso fanno contro la legge» «Ma i politici non si vergognano a far soffrire queste poverette? L'idea della riduzione del danno è arcitaliana e ultrafascista Negli appartamenti ci devono mandare le loro mogli oppure le loro sorelle» «Nessun governo vuole perdere i voti dei maschi famelici, 1 ecco la verità E quelle due... la Turco e la Mussolini... sono come un matrimonio contro natura Chiedono di fare cooperative di battone Mi par di vedere Erode e Pilato che insieme vogliono sfruttare le creature care a Gesù» COSI' IN ITALIA (indagine commissione Affari sociali della Camera) Sono dalle 50 mila alle 70 mila di cui: - 25 mila immigrate (il 590Zo della Nigeria, (Il 4,1 dell'Albania, il 10 della ex Jugoslavia, l'8,1 del Sud America il 3,6 del Nord Africa) - 2 mila minorenni - oltre 2 mila ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi - il 650Zo (circa 30 mila) «lavora» in strada - il 29,10Zo esercita in albergo - il restante ricevono in «case» - il 94,20Zo delle prostitute sono dunne - il 50Zo sono transessuali ' - lo 0,80Zo sono travestiti -111 20Zo delle prostitute è sieropositiva 1 «CLIENTI» DELLE PROSTITUTE - circa 9 milioni (il 40Zo ha meno di 18 anni, il 21,40Zo ha tra i 1 9 e i 25 anni) di cui il 1 60Zo sono militari, gli altri impiegati, professionisti, commercianti - L'80% chiede alle prostitute di non usare il preservativo (ci riescono 43 volte su cento) Una foto del 15 maggio scorso: Papa Giovanni Paolo II, don Oreste Benzi e una giovane ex prostituta sul sagrato di San Pietro