«Non mi sono mai venduto ai potenti»

«Non mi sono mai venduto ai potenti» HUGO CHÀVEZ SI DIFENDE DALLE ACCUSE «Non mi sono mai venduto ai potenti» intervista Marie Delcas CARACAS ELETTO nel 1998, rieletto nel 2000 fino al 2006 dopo l'adozione di una nuova costituzione adottata con un referendum, Hugo Chàvez affronta una crisi senza precedenti. Dopo una presenza di sei ore al suo programma televisivo, «Allò Président» risponde molto rilassato alle domande di «Le Monde». A partire dal fallito colpo di stato che, nell'aprile scorso, l'ha privato dei suoi poteri per 47 ore. Di che cosa va fiero? «La sera del colpo di stato, mentre ero prigioniero dai golpisti che discutevano se era opportuno o meno uccidermi, un vescovo mi ha fatto questa domanda. Gli ho risposto che ero fiero di non aver tradito le speranze del popolo, d'essere rimasto fedele ai miei impegni, di non essermi venduto ai potenti». Ha dei rimproveri da farsi? «Non sono sempre stato abbastanza prudente al momento di scegliere i miei collaboratori. Alcuni di loro hanno minato il terreno prima di cambiare campo. Il governo dispone ormai solo di una maggioranza di misura nell'Assemblea Nazionale. E, fatto ancora più grave, il Tribunale supremo di giustizia, oggi in mano all'opposizione, ha proclamato l'innocenza dei militari golpisti. E il governo non ci può far nulla. Molti degli istigatori dello sciopero odierno dovrebbero essere in carcere se la giustizia funzionasse». Sono stati i suoi discorsi, più che le sue azioni, a scatenare l'attuale crisi, come sostengono alcuni dei suoi antichi collaboratori? «E' successo perché noi abbiamo promulgato la legge sulle terre che i grandi proprietari contestano, perché abbiamo promulgato quella sulla pesca - per difendere i piccoli pescatori - che le imprese capitaliste contestano, perché abbiamo adottato la legge sugli idrocarburi per rafforzare il controllo dello Stato sul petrolio e riprendere il controllo della compagnia Pdvsa, legge che i partigiani della privatizzazione contestano. Si fosse trattato solamente di discorsi non credo che l'opposizione sarebbe arrivata al punto di chiedere le mie dimissioni». Perché non accetta di legittimarsi pohticamente accettando nuove elezioni? «Perché non è previsto dalla Costituzione. Quella venezuelana è una delle poche carte costituzionali nel mondo che permetta agli elettori di revocare il mandato a un rappresentante eletto, se non ne sono soddisfatti. E' una decisione grave: perciò la Costituzione fìssa delle regole per assicurare la stabilità delle istituzioni. Rispetto queste regole e accetto il principio di un referendum revocatorio a partire dall'agosto 2003». Allora, dal momento che la principale industria del Paese è paralizzata da uno sciopero politico pensa di invocare leggi speciali? «Le leggi speciali devono essere deci¬ se solo come ultima ratio, per fare fronte a situazioni di gravità estrema. Ora, grazie all'appoggio popolare, noi siamo in'grado di controllare la crisi provocata dallo sciopero di qualche dirigente del Pdvsa. Non abbiamo bisogno di dichiarare l'emergenza nazionale per licenziare dei gestori, importare della benzina o presidiare militarmente le imprese strategiche, perché la legge ce lo consente. Se fosse in gioco la governabilità del Paese potremmo essere costretti a decretare lo stato di emergenza, ma non siamo ancora a questo punto». Gli Usa non hanno nascosto la loro soddisfazione all'indomani del colpo di Stato dell' 11 aprile. Qual è adesso la loro posizione? «Non posso credere che Washington ci chieda di violare la Costituzione. Quando sento invocare dagli americani elezioni anticipate mi dico che ci deve essere un malinteso». Questo perché è stato siglato un accordo per garantire le forniture di petrolio? «Non abbiamo sottoscritto nessun particolare accordo. Abbiamo sempre garantito le forniture. Sono in corso delle trattative, iniziate ben prima dell' 11 aprile, per rafforzare i nostri investimenti petroliferi con gli Stati Uniti». Copyright Le Monde Il presidente venezuelano Hugo Chàvez ritiene di aver ancora l'appoggio del trenta percento della popolazione

Persone citate: Hugo Chàvez, Marie Delcas

Luoghi citati: Caracas, Stati Uniti, Usa, Washington