«A Cinecittà nuovi vertici di parte» di Francesco Pionati

«A Cinecittà nuovi vertici di parte» «A Cinecittà nuovi vertici di parte» Polemica sulle nonnine, Pionati si dimette. Consensi per Avati ROMA «Avrei dovuto firmare oggi davanti al notaio ma non ci andrò perché questa doveva essere una cosa bella ma invece l'hanno fatta diventare una questione di Stato». E così ieri Francesco Pionati ha deciso di rinunciare alla carica di consigliere di amministrazione di Cinecittà Holding. Troppe le critiche seguite alla sua designazione sulla compatibilità del nuovo incarico con quella di notista politico e vicedirettore del Tgl. «Polemiche strumentali e volgari», «attacchi personali che hanno determinato un clima che toglierebbe serenità al mio lavoro quoddiano di vice direttore del Tgl. Un lavoro per me assolutamente prioritario», contrattacca Francesco Pionati. Troppe le polemiche, e non solo per via del conflitto d'interessi ma anche per la «conoscenza amatoriale» del pianeta cinema di Pionati. Che, come alcuni degli altri consiglieri appena battezzati, ad eccezion fatta per il presidente Pupi Avati, non vanta un curriculum tecnico. Dettagli considerati inesistenti dal ministro Urbani, autore delle nomine (il Ministero è infatti l'azionista di riferimento della società di via Tuscolana). «Non vedo incompatibilità perché non ci sono» ha risposto secco Urbani, ribadendo di aver scelto un cda «sulla base di professionalità complementari» e di essere sicuro che questo consiglio «sia il migliore in assoluto». Un consiglio che annovera, oltre a Francesco Alberoni, Gaetano Blandini (confenmato), il manager Fininvest Ubaldo Livolsi, Michele Lo Foco, avvocato esperto di cinema (consigliere anche di Italia-Cinema), Angelo Maria Petroni, Alessandro Usai e Marcello Veneziani. «Per quel che riguarda Pionati - ha poi aggiunto il ministro Urbani - mi dispiace di aver appreso che il giornalista ha ritenuto di non poter continuare a svolgere il lavoro per il quale soltanto qualche ora prima si era dichiarato disponibile. Capita a ciascuno di noi nella vita di avere dei ripensamenti. Comunque abbiamo già individuato il sostituto che nominerò quanto prima». Forse già oggi. Pescando, probabilmente, nella rosa dei papabili bruciati dalle candidature annunciate nei mesi scorsi (fra gli altri Sandro Silvestri, produttore e Aldo Papa di aerea Lega). Il «beau geste» di Pionati ha comunque ricevuto il plauso da più parti. Renzo Lusetti, responsabile propaganda della Margherita e ha «apprezzato il gesto di onestà intellettuale». Per Paolo Barelli, senatore di Forza Italia e membro della commissione di Vigilanza Rai «Pionati dimostra senso di responsabilità, serietà professionale, attaccamento all'azienda e alla testata giornalistica a cui appartiene». Franca Chiaromonte, responsabile cultura dei Ds, chiarisce invece che le polemiche «non riguardano la persona di Pionati, ma gli indirizzi del ministero dei beni culturali. Il ministro Urbani - insiste la Chiaromonte spieghi ai cittadini e agli addetti ai lavori quale sia la missione che intende affidare a Cinecittà per la promozione e la diffusione del cinema italiano e europeo». Diplomatici i commenti nel mondo del cinema. «Non dò giudizi, Pupi Avati certamente va bene, ma anche Laudadio era bravo. L'importante è che le nomine vadano a persone che vivono dentro il cinema», così la pensa il regista e attore Carlo Verdone. Grande fiducia a Pupi Avati anche da parte di Gianluigi Rondi e Francesco Rosi. Giorgio Albertazzi giudica «un male» il fatto che i neo-consiglieri siano di parte anche se «l'importante è che si mettano persone competenti». Oreste Lionello, star del Bagaglino se la cava con una battuta: «Prima c'era Pci-necittà, ora Finicittà. Niente di nuovo», [r. i.] Francesco Pionati

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