Gli altri poveri di Gabriele Ferraris

Gli altri poveri LA SETTIMANA di Gabriele Ferraris Gli altri poveri Natale è anche il tempo della solidarietà: lo dimostrano le mille iniziative che in questi giorni si propongono di portare un aiuto concreto a chi sotto le Feste (come in ogni altro giorno dell'anno) ha ben poco da festeggiare. Sarà forse una facile scappatoia dai nostri ben fondati sensi di colpa, dare qualcosa a chi non ha nulla mentre ci apprestiamo a scialare per donarci il supefluo. Non risolve nulla, d'accordo. Ma ha pur sempre un senso, un'utilità, seppur minima. L'empito solidale è però specchio dei convincimenti profondi della nostra civiltà: per cui il disagio, la «povertà» che tentiamo - generosamente o ipocritamente, non importa - di lenire, sono quasi sempre «economici». Sappiamo tutto, e tutto comprendiamo, di una povertà «concreta», tangibile. E tutto ignoriamo voghamo ignorare, perché insoppattàbilé" è ihcohcepibile - di un'altra miseria, se possibile più cupa, più feroce. La miseria dell'anima. La solitudine dell'anima. E' ima miseria che non risparmia - anzi! - le case splendide, né le dichiarazioni dei redditi da cinque zeri. E' la miseria di chi non ha saputo costruire e difendere un patrimonio d'affetti, di sentimenti, di calore umano. Di chi per colpa o per destino - quel patrimonio ha perduto, dilapidandolo giorno per giorno o vedendosene privato dalle improvvise e spietate tempeste della vita. Di chi s'è visto sfuggire tra le dita, come sabbia, amicizie e amore, il conforto di una famigha, il sorriso d'un compagno o d un figlio. E' una miseria che il mondo ignora, e che i miseri si vergognano di mostrare. E' il deserto dei sentimenti, il deserto di chi non troverà, neppure a Natale, chi gli domandi «come va?» e davvero sia interessato alla risposta. Per quegli infelici nessuno spenderà una lacrima, nessuno progetterà un soccorso. Perché non c'è soccorso possibile, per le vittime della vita.