Il nodo della Turchia alla festa della Nuova Europa di Enrico Singer

Il nodo della Turchia alla festa della Nuova Europa CAPI DI GOVERNO CHIAMATI A SANCIRE IL PASSAGGIO DELL'UE DA QUINDICI A VENTICINQUE Il nodo della Turchia alla festa della Nuova Europa Al vertice di Copenaghen continua oggi il braccio di ferro sul negoziato Enrico Singer inviato a COPENAGHEN Il telefono dell'ufficio di Anders Fogh Rasmussen, nel palazzo di Christiansborg che è la sede del governo danese, ha suonato poco prima delle 15,30. Dall'altra parte del filo uno degli assistenti della Casa Bianca, poi il contatto diretto con George W. Bush. Il presidente americano ha chiamato per un estremo intervento a favore della Turchia: un «invito» perché dal vertice europeo che si apre oggi a Copena;hen esca un «segnale preciso», una data per 'avvio del negoziato d'adesione con il govemo di Ankara. «Gli americani premono, ma saremo noi a decidere», dice Prodi. E Rasraussen spiega che tutto seguirà le regole, che non ci saranno «discriminazioni», ma nemmeno «scorciatoie». Quella telefonata, però, dimostra da sola quanto sia delicata la questione turca che è sul tavolo della Uè. E' un problema che rischia di far passare in secondo piano la festa dell'allargamento a dieci Paesi dell'Est e del Sud dell'Europa: il «big bang» che trasformerà i Quindici in Venticinque e che farà dell'Unione un colosso con 455 milioni di abitanti a partire dal primo maggio del 2004, quando tutto l'iter sarà, finalmente, concluso. La ratifica degli accordi d'ingresso dei nuovi Stati membri è il piatto forte di questo summit e già porta con sé una coda velenosa di polemiche sul «pacchetto economico», che dovrebbe risolversi all'ultimo minuto, secondo la migliore tradizione delle trattative comunitarie. Ma sulla questione della data da proporre alla Turchia per l'avvio del negoziato d'adesione il compromesso si annuncia ancora più difficile. Anche perché il govemo turco ha fatto sapere che non accetterà la doppia data proposta dal documento franco-tedesco già consegnato alla presidenza danese: verifica delle riforme democratiche a metà 2004 e avvio del negoziato a luglio 2005. «L'appuntamento finale deve essere entro il maggio del 2004», ha rilanciato il vice premier Abdullatif Shener per far coincidere il «big bang» della Grande Europa con l'apertura formale delle trattative con Ankara. E' una data che si potrebbe conciliare con la proposta italiana: la stessa di Inghilterra, Spagna, Grecia, Belgio e Portogallo. Ma convincere Francia e Germania a cambiare opinione non sarà semplice. E la linea dura scelta dalla Turchia - anche ieri sono arrivate nuove minacce di boicottaggi economici - non aiutano. «Queste dichiarazioni non fanno piacere anche se certe cose si dicono, ma poi la saggezza prevale», ha commentato Romano Prodi. Che è più ottimista sull'altro capitolo del vertice, nonostante le richieste di alcuni Paesi candidati - Polonia in testa - che vogliono più aiuti. «L'allargamento è troppo importante e non può essere compromesso da posizioni inflessibili», ha detto il presidente della Commissione. Finora soltanto Cipro" (che entrerà anche senza un accordo di riunificazione ormai molto poco probabile nei tempi rimasti), Estonia e Slovacchia hanno accettato il «pacchetto economico». In queste ore dovranno farlo anche gli altri Paesi dell'allargamento: Polonia, Ungheria, Repubblica ceca, Lituania, Lettonia, Slovenia e Malta. Il punto più delicato in discussione è la tabella di marcia dell'accesso ai fondi agricoli, che dovrebbe raggiungere il cento per cento soltanto nel 2013. Forse richiederà una maratona che potrebbe allungare di un giorno il vertice, che si prepara anche ad accogliere la protesta dei no ^lobal. Ieri c'è stata una manifestazione pacifica di Greenpeace di fronte alla Sirenetta per chiedere misure concrete volte a evitare disastri come quello della petroliera Prestige. Ma tra stanotte e domani sono attesi 15 mila manifestanti da tutta Europa, compresa una folta rappresentanza di italiani guidati da Luca Casarini. Le misure di sicurezza adottate dai danesi sono imponenti e il «Bella Center», sede del vertice, è isolato da filo spinato, blocchi di cemento e 2500 agenti. Ma l'ordine - e la speranza - è di evitare incidenti.

Persone citate: Abdullatif Shener, Anders Fogh Rasmussen, George W. Bush, Luca Casarini, Prodi, Romano Prodi