La volpe domestica? Un incontro mancato

La volpe domestica? Un incontro mancato | ETOLOGIA | STORIA DI UNA AMICIZIA INTERROTTA La volpe domestica? Un incontro mancato DURANTE IL NEOLITICO IN SVIZZERA CONDIVIDEVA LA GIORNATA DELL'UOMO MA IL CANE SI ERA GIÀ' «ACCASATO» E IL GATTO FU PIÙ' ABILE NELL'INSERIRSI Caterina Gromis di Trana LE ore del crepuscolo sono le più propizie per l'incontro, quando i fari dell'auto lungo la strada illuminano due dischi rossi fosforescenti: gli occhi della volpe, intercettata mentre si aggira furtiva a guadagnarsi la giornata. C'è solo un istante per distogliere lo sguardo dalle sue pupille e intravedere il corpo sinuoso, il muso appuntito, la nuvola gonfia della coda. Mentre resta lì, immobile un attimo prima di sparire nel buio, come per stuzzicare il desiderio di accarezzare quella testa dall'espressione furba, alla mente si affaccia una demanda: perché come miglior amico l'uomo ha scelto il cane e non la volpe? Nel grande gruppo dei mammiferi, cane e volpe fanno parte non solo dello stesso ordine, i carnivori, ma anche della stessa famiglia, i canidi, con un antenato comune non molto distante e tante caratteristiche simili. Potrebbe essere solo un caso se oggi non c'è la volpe da guardia, da pastore o da compagnia, al posto del cane consueto? La domesticazione è una faccenda delicata, forse personale, che va dalla professione del domatore del circo all'intesa che si percepisce tra il cavaliere avvezzo alle scuderie e un particolare cavallo, all'incanto tra le righe del "Piccolo Principe": «Che cosa vuol dire addomesticare? E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei legami"... Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.» Esiste un'etologia dell'addomesticamento, che così diventa fatto scientifico: si tratta di studiare un processo biologico in continua evoluzione con il progredire culturale dell'uomo. La volpe è entrata in questo percorso a un date momento della storia umana, ai tempi del neolitico. Nei villaggi di palafitte scoperti in Svizzera c'erano ossa di volpe domestica, Le volpi preistoriche erano di una razza più piccola delle attuali e spesso affette da una malattia che non ne avrebbe consentito la sopravvivenza allo stato, selvatico, un'ossificazione artritica che connetteva solidamente l'astragalo al calcagno. I palafitticoli badavano a loro, probabilmente le usavano per tenere le loro case sgombre dai roditori e poi, secondo quel che raccontano le tracce di denti umani sulle ossa fossili, se le mangiavano. Danilo Mainardi negli Anni 70 scrisse "Il cane e la volpe", un libro dove, dissertando di etologia della domesticazione, raccontava un suo esperimento: crescere insieme un cucciolo di cane e un cucciolo di volpe per osservarne il comportamento, la reciproca simpatia e attrazione, e per ottenere materia di scienza e di pensiero. I due animali diedero da pensare parecchio al loro osservatore, tanto da spingerlo ad addentrarsi nel mistero delle licische, ibridi tra volpi e cani in bilico tra storia e leggenda. La volpe dell' esperimento morì prematuramente e la ricerca si interruppe, senza licische e con molti punti interrogativi. Nella storia dell'uomo la volpe come animale domestico fu battuta non tanto dal cane, che ben prima aveva conquistato il suo spazio al fianco del bipede con l'anima, ma probabilmente dal gatto. Il felino sacro agli Egizi, da loro addomesticato e tenuto gelosamente nei templi perché ispirasse gli auspici dei sacerdoti, ha conquistate le case di tutto il mondo. E la volpe è rimasta fuori, attenta e vicina alle umane vicende, ma domestica soltanto nel senso poco etologico e ancor meno ecologico di animale da pelliccia. Due ricercatori russi alcuni anni fa fecero un esperimento di selezione in una fattoria per animali da pelliccia in Siberia, scegliendo e accoppiando tra loro le volpi più docili e più domestiche dell'allevamento. Ottennero cuccioh giocherelloni, non mordaci, fiduciosi nell'uomo, adattissimi a un eventuale inserimento nella famiglia umana. Queste volpi presentavano differenze anche a livello ormonale con le loro compagne di allevamento non selezionate: meno corticosteroidi nel sangue. La differenza a livello funzionale si manifestava nel comportamento, che diventava più amichevole e innescava anche una maggiore esuberanza e attività sessuale, con conseguente sdoppiamento del ciclo riproduttivo annuale: la stessa cosa che deve essere successa in quei lupi che hanno imboccato la via che li avrebbe portati a diventare cani. In un libro più recente, "Del cane del gatto e di altri animali", Mainardi dedica alle licische ancora un paragrafo, che incomincia dicendo: «Non fanno ibridi il cane e la volpe». Niente licische, oggi lo studioso ne è certo. Il suo antico lavoro però senza senso non fu, perché alla fine lasciava la volpe in un mondo di mezzo tra cani e gatti, che è quello più suo. Infatti dove non teme la presenza dell'uomo può comportarsi sia da animale sociale, come il lupe, sia da animale solitario, come un felino. E se la si vede cacciare, dopo una nevicata d'inverno in una di quelle giornate di etemo crepuscolo, l'incedere in corsa strisciando è da cane da caccia, ma l'agguato e il tuffo sul topo sono da gatto, come il tremolio leggero delle zampe per scuotere via la neve bagnata dai polpastrelli. Mettendo insieme le varie storie di amicizia della volpe con l'uomo non tutto si sa, e di come convivere con lei selvatica vera, sterminatrice di polli e portatrice di rabbia silvestre, molto si discute. Seguendo un' ipotesi e poi un'altra e un'altra ancora si apre la strada lunga e tortuosa della gestione faunistica, in cui c'è molto da fare perché la volpe, indisturbata, a sua volta non disturbi e ci regali ancora fugaci incontri dell'imbrunire. La sola volpe domestica rimanga allora quella della storia di Pinocchio, che oggi è di moda e se la intende col gatto, ma che amica dell'uomo non è. La volpe, un carnivoro che da millenni costeggia la vita dell'uomo: perché non fu addomesticato?

Persone citate: Caterina Gromis, Danilo Mainardi, Mainardi, Piccolo Principe

Luoghi citati: Siberia, Svizzera, Trana