Milizie di Al Qaeda contro i curdi di Paolo Mastrolilli

Milizie di Al Qaeda contro i curdi Milizie di Al Qaeda contro i curdi Nel Nord dell'Iraq controllato dal regime filo-Usa di Talabani Paolo Mastrolilli NEW YORK E' una guerra per procura tra Bush e bin Laden, quella cominciata nel nord dell'Iraq dai curdi di Jalal Talabani e il gruppo terroristico Ansar ai-Islam, proprio mentre la Casa Bianca aumenta la pressione sul Palazzo di Vetro per accelerare le ispezioni sul disarmo di Baghdad. Talabani è il capo della Patriotic Union of Kurdistan (Puk), che insieme al Kurdistan Democratic Party di Massoud Barzani controlla la zona settentrionale del paese, sottratta a Saddam dopo le rivolte seguite alla Guerra del Golfo e protetta dagli aerei anglo-americani che pattugliano le no fly zone. La Puk presidia l'area che confina con l'Iran, da dove si sono infiltrati gli uomini Ansar ai-Islam, un gruppo islamico che ha collegamenti con al-Qaeda ed era stato indicato da Washington come la prova dei rapporti tra Saddam e Osama. Ieri mattina, alle prime luci dell'alba, i fondamentalisti hanno bombardato le postazioni di Talabani con l'artiglieria, e poi hanno attaccato con i fucili e le granate. Alla fine dello scontro almeno 20 uomini del Puk erano morti, e alcune postazioni vicino alla città di Halabja erano cadute. E' uno scontro significativo sia per il luogo dove è avvenuto, sia per il significato politico. Halabja è la città dove nel 1988 Saddam usò i gas contro la popolazione, uccidendo circa 5.000 curdi, e quindi viene citata come simbolo della sua crudeltà. Sul piano politico, poi, l'offensiva contro la Puk sembra un favore di al-Qaeda al regime iracheno. Washington, infatti, ha varato i piani di addestramento per gli oppositori, e in caso d'invasione i guerriglieri curdi peshmerga potrebbero svolgere un ruolo simile a quello dell'Alleanza del Nord in Afghanistan, attaccando le forze regolari di Baghdad dall'area settentrionale. Proprio ieri, forse non a caso, i caccia americani sono tornati a colpire una postazione contraerea irachena nella zona di interdizione al volo a nord della capitale. Il Pentagono, infatti, ha tutto l'interesse a bloccare gli alleati di al Qaeda, per consentire agli uomini di Talabani e Barzani di concentrarsi sulla possibile offensiva contro Saddam. Gli scontri nel nord del paese rappresentano una minaccia anche per la Turchia, e forse spiegano la prudenza con cui Ankara sta concedendo le proprie basi in caso di guerra. Ieri il ministro degli Esteri Yakis aveva promesso al vice capo del Pentagono Wolfowitz l'accesso, ma poi ha fatto una mezza retromarcia, dicendo che il suo governo collaborerà solo se l'Onu darà via libera all'intervento, e comunque non accetterà un grande numero di soldati americani sul proprio territorio. Anche l'Arabia Saudita, secondo il Los Angeles Times, si prepara con prudenza a concedere le sue basi. Il vicepresidente Taha Yassin Ramadan ha definito gli ispettori spie della Cia e del Mossad, nei colloqui con una delegazione egiziana: «Sono venuti per fornire informazioni più dettagliate in vista di un'aggressione». Ieri gli ispettori dell'Onu hanno continuato il loro lavoro, visitando ieri il complesso di al-Tuweitha e quello di al-Muthanna. Il primo era un centro chiave del riarmo nucleare, già bombardato dagli israeliani nel 1981, mentre il secondo era il cuore del programma chimico e biologico. Nel frattempo le autorità irachene hanno confermato che sabato presenteranno all'Onu un rapporto che «documenta tutte le attività» avvenute dopo il 1998, ma non ammette la presenza di armi di distruzione di massa. Su questo punto si prepara lo scontro con la Casa Bianca, che tramite il portavoce Fleischer ha risposto così: «Noi sappiamo che hanno armi. Se poi gli ispettori riusciranno a dimostrare le bugie di Baghdad è un altro conto». Il presidente Bush, commentando i giudizi positivi venuti finora dalfOnu, ha detto che «abbiamo cominciato solo da cinque giorni, dopo undici anni di inganni. L'atteggiamento dell'Iraq non sembra quello di chi vuole collaborare, visto che sparano sui nostri aerei e protestano con le Nazioni Unite. Comunque il minto non è la cooperazione con gli ispettori, ma il disarmo di Saddam». Infatti la consigliera per la sicurezza nazionale Rice ha sollecitato il capo di Unmovic Blix a condurre verifiche multiple e più aggressive, proprio per non consentire a Baghdad di ottenere risultati d'immagine con l'atteggiamento di questi giorni. Il segretario di Stato Powell, però, ha contraddetto le valutazioni negative, dicendo che «l'avvio delle ispezioni è stato piuttosto buono». Nuovi distinguo della Turchia per la concessione delle basi all'America Nell'Amministrazione Bush valutazioni contrastanti sull'operato degli ispettori. Il vice presidente iracheno dice: «Sono spie della Cia e del Mossad» Un soldato iracheno ferma fotografi e teleoperatori al seguito degli ispettori Onu