Il figlio ha la sclerosi, gli spara 2 colpi

Il figlio ha la sclerosi, gli spara 2 colpi MILANO: TRAGEDIA DI UN PADRE, IL RAGAZZO AVEVA GIÀ TENTATO IL SUICIDIO Il figlio ha la sclerosi, gli spara 2 colpi Brunella Giovare MILANO Il ragazzo era iirequielo, euforico, fuori tono. Oppure depresso, senza speranza, chiuso in se stesso. Dipendeva dai giorni, e come stesse ieri nessuno lo sa a parte suo padre, che è andato a trovarlo alla mattina presto e gli ha sparato due colpi di pistola. Cosi è morto Alessandro C, 33 anni, malato di una sclerosi multipla aggravata da un grave disturbo psichico. Ex ballerino, ex ragazzo pieno di vita. La malattia lo stava trasformando: era sempre meno autonomo e camminava a fatica, sempre più instabile e meno disposto a farsi aiutare. Forse, voleva proprio solo morire: due suicidi falliti, di recente, una volta con il gas e un'altra con dei farmaci. Perciò suo padre ha deciso per una specie di eutanasia casalinga, pensando che Alessandro stava soffrendo ormai troppo, e che stavano soffrendo tutti troppo, nella loro famiglia perbene e fino a qualche anno fa, anche tranquilla. Lui, Antonio, dirigente dell'Eni in pensione. La moglie, che ha dovuto rinunciare a far visita da sola al figlio perché un giorno lui l'ha aggredita. E Alessandro, che non si rassegnava ad una malattia praticamente incurabile, e ogni tanto invece riprendeva a lotta¬ re: la palestra, gli amici, i sogni di feste e vacanze, le cure a cui non si deve rinunciare, quando si è malati di sclerosi. Con la voglia di farcela da solo, senza disturbare nessuno. In una casa nuova, a Milano, dove i suoi andavano a trovarlo, regolari come orologi. Così, Antonio C. ieri ha lasciato la sua casa di San Donato Milanese ed è andato a trovare Alessandro. Questa volta senza la spesa, il pane e i giornali, le medicine, e tutte le cose buone che gli comprava perché non deperisse. Erano le sette del mattino, nessuno l'ha visto entrare nel cortile del condominio a Porta Romana, salire le scale fino al secondo piano, aprire la porta del figlio. Che forse dormiva, perché l'hanno trovato ancora a letto, ancora vivo ma gravissimo. Antonio gli ha sparato due colpi con una pistola che non era sua, comprata di contrabbando o forse trovata a casa del figlio, non si sa. Due colpi che quasi nessuno ha sentito, tranne un vicino, che però non ha capito. Poi è uscito, è risalito in macchina e se ne è tornato a San Giuliano Milanese. Ha parcheggiato davanti alla caserma dei carabinieri e li, al maresciallo che lo ha accolto, ha detto semplicemente; «Ho appena ucciso mio figlio, se andate a casa sua lo troverete morto nel letto». Ha consegnato la pistola e si è messo ad aspettare, tranquillo. I carabinieri hanno mandato una macchina a vedere, ed.eraiuttayero; Alessandro agonizzante nel letto inzuppato di sangue, e pochissime speranze di salvarlo, come è stato. L'ambulanza l'hanno vista tutti, nel condominio, partire di corsa a sirene accese (corsa inutile, perché al Policlinico ci è arrivato già morto), pensando che poteva essere successa una cosa sola: «Si sarà ammazzato, poveretto. Era un bel ragazzo, si vedeva che soffriva, ridotto com'era», ricordava la portinaia del palazzo. Invece era un'altra storia, che questo signor Antonio C, spento dal dolore e contemporaneamente sollevato da un peso enorme, ha cercato di raccontare al magistrato Laura Pedio. La preoccupazione, i litigi, le urla, i momenti di pace, i discorsi infiniti e tutti mutili, alla fine. E la disperazione, ma per quella parlava il gesto appena compiuto. i

Persone citate: Alessandro C, Antonio C, Antonio C., Laura Pedio

Luoghi citati: Milano, San Donato Milanese, San Giuliano Milanese