E' guarito dal cancro con terapia ai neutroni di Daniela Daniele

E' guarito dal cancro con terapia ai neutroni PAVIA: IL TEST SU UN UOMO DI 48 ANNI E' guarito dal cancro con terapia ai neutroni Riuscito l'esperimento sul fegato di un paziente che non aveva più speranze Scomparse le metastasi. Adesso altri tre malati aspettano la nuova terapia Daniela Daniele ROMA Un paziente «mollo coraggioso». Cosi l'avevano definito i medici. Il suo fegato, pieno di metastasi, era stato asportalo, «bombardalo» con neutroni e infine reimpiantato. Oggi l'annuncio dal Policlinico San Malleo di Pavia; il tumore non c'è più. Il pazienle, napoletano di 48 anni, sposalo e padre di un bimbo di 5, sta bene. E ha ripreso a lavorare. A un anno di disianza da quello che fu riconosciuto come il primo inlervento del genere al mondo, cade il riserbo del chirurgo. «Si è rimesso del lutto - spiega il professor Aris Zonta, direttore della Chirurgia epalopancrealica - e non segue alcuna chemioterapia. Questo successo, dunque, si deve solo alla tecnica impiegala. In casi come il suo, infatti, la sopravvivenza non supera i 4-6 mesi». L'uomo, che gesti va u n bar, ceduto poi dopo aver scoperto di essere malato di tumore, era approdato a Pavia quando ormai ogni speranza gli era stata tolta da numerosi consulti nei principali centri oncologici europei. E aveva incominciato a soffrire, con forti dolori. La prognosi era disperala. Nel maggio 2001 gli erano slate diagnosticate metastasi diffuse al fegato prodotte da un tumore al colon, già aspprtato alcuni mesi prima. Il 19 dicembre 2001 il paziente entrava in sala operatoria. Il fegato veniva espiantato le funzioni vitali erano mantenute, per due ore, in circolazione extracorporea. Nel frattempo, l'organo prelevato era trasferito alla sede del Lena (Laboratorio di energia nucleare) e qui sottoposto a bombardamento mirato e selettivo. La tecnica, messa a punto dall'Istituto nazionale di fisica nucleare, Infn, in collaborazione con il Policlinico, consente di trattare le cellule malate, preservando quelle sane. L'operazione è frutto del progetto Taormina (Trattamento Avanzato di Organi Mediante Irraggiamento Neutronico e Autotrapianto). L'equipe era fonnata da fisici, guidati da Tazio Pinelli, e chirurghi. «La base della terapia neutronica è costituita da una tecnica che utilizza alcune proprietà del boro ed e chiamata Bnct (Boron Neutron Caplure Therapy) - spiega il professore Tazio Pinelli -. Prevede che al paziente venga somministrato un aminoacido, la borofenilalanina, che contiene il boro 10, un isotopo del boro. Onesto aminoacido viene assorbito dalle cellule insieme con gli altri nutrienti». Le cellule tumorali, però, per l'avidità di nutrirsi allo scopo di replicarsi velocemente, ne assorbono in quantità enor¬ me, circa 5 volte maggiore di quella delle cellule sane. «Il boro, così continua Pinelli - si accumula nelle cellule neoplastiche. A questo punto, se viene irradiato con un fascio di neutroni, il boro 10 decade emettendo due particelle alfa e uno ione litio. Sia le particelle alfa che lo ione litio rilasciano la loro energia all'interno della cellula, inducendola a morire». Perché asportare il fegato e non irradiarlo, invece, portando in sala operatoria l'acceleratore necessario? «Perché con l'espianto - risponde Zonta - si è certi che l'organo venga irradiato in modo omogeneo. Inoltre, irradiando con una forte dose le cellule malate e con una dose minima quelle sane, abbiamo evitato il rischio di epatite». Alcuni tra i più qualificati specialisti di fama mondiale hanno espresso un vivo interesse per il progetto Taormina, sottolineando che l'Italia è all'avanguardia nel mondo per questa tipologia di intervento. «Al paziente - conclude Zonta prospettammo questa possibilità, chiarendo subito che si trattava di una metodica sperimentale. Ma lui dimostrò coraggio e determina¬ zione e, soprattutto, un grande attaccamento alla moglie e al figlioletto che aveva tanto desiderato. In certi momenti, era lui che faceva nascere la speranza in tutti gli altri. Oggi quest'uomo mi considera un po' un suo secondo "papà" perché, dice, qui da noi ha ritrovato la vita. Una rondine non fa primavera, naturalmente, ma noi continuiamo a sperare». In lista d'attesa, ora, sono un uomo e una donna, entrambi di 35 anni. Ma anche i chirurghi aspettano con ansia che il Comitato bioetico dell'ospedale si pronunci sulla possibilità di trattare altri pazienti e non soltanto i casi estremi. La risposta dovrebbe arrivare per la metà di questo mese. La procedura dopo l'espianto, poi l'organo è stato rimesso nel corpo del malato I medici: «La tecnica non si è rivelata tossica» I chirurghi: aspettiamo che il Comitato bioetico dell'ospedale si pronunci sulla possibilità di trattare altri casi e non solo quelli estremi il fegato del paziente, in metastasi, è stato asportato e «bombardato» con neutroni, poi reimpiantato Il tumore non c'è più

Persone citate: Aris Zonta, Pinelli, Tazio Pinelli, Zonta

Luoghi citati: Italia, Pavia, Roma, Taormina