Londra: così finisce in Iraq chi si mette contro il Raìss

Londra: così finisce in Iraq chi si mette contro il Raìss il GOVERNO BRITANNICO PUBBLICA UN DOSSIER SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI Londra: così finisce in Iraq chi si mette contro il Raìss Mani trafitte con il trapano elettrico, occhi cavati, uomini immersi nell'acido, appesi per ore al soffitto, chiusi in contenitori d'acciaio documento Maria Chiara Bonazzi LONDRA DONNE decapitate sommariamente sull'uscio di casa sotto gli occhi dei figli. Stupri sistematici nei centri di detenzione. Prigionieri rinchiusi in contenitori d'acciaio come quelli degli obitori. Oppure immersi lentamente in bagni di acido. O magari sospesi per ore al soffitto finché i legamenti di braccia e spalle si strappano, o portati davanti a un finto plotone d'esecuzione, o mutilali: mani trafitte con il trapano elettrico, occhi cavati, unghie strappate. II regime iracheno si regge su questo: la paura della morte, del dolore. E' l'accusa del governo britannico, pubblicata ieri a Londra in un documento di 27 pagine: «La gente deve capire il male assoluto che è Saddam Hussein», ha commentato il ministro degli Esteri Jack Straw. Questo rapporto sulle violazioni dei diritti umani in Iraq contiene storie atroci. Alcune sono state raccontate in prima persona da chi è riuscito a scampare alle galere di Saddam. Ma Amnesty International ha criticato duramente il governo per aver scello questo particolare momento per enfatizzarle: «Questa attenzione selettiva ai diritti umani è una fredda manipolazione del lavoro degli attivisti per i diritti umani ha detto il segretario generale, Irene Khan - Gli stessi governi hanno ignorato i nostri dossier prima della guerra del Golfo». Le mostruosità elencate nel dossier sono un saggio della «politica della paura» metodicamente applicata dal regime per restare al potere. Gli abusi sistematici delle donne sono un capitolo particolare. La storia di Um Kaydar, 25 anni, è fra le più orrende. Suo marito era sospettato di essere fuggito all'estero per unirsi a un gruppo armato islamico. Due sgherri della milizia Fidayeen afferrarono la giovane donna in strada, davanti a casa, mentre un terzo le rovesciò la testa all'indietro e la decapitò davanti ai suoi bambini e ai residenti. Lo stesso destino toccò a decine di donne accusate di prostituzione: in molti casi si trattava di accuse false, politicamente motivate. Neil' ottobre 2000 decine di donne furono decapitate in strada senza nessun processo. Lo stupro è la forma di tortura più usata contro le donne irachene, e non soltanto contro le prigioniere politiche. Il dossier pubblica la foto di una carta di identità di tale Aziz Salih Ahmed che descrive così le mansioni di questo soldato: «Stupratore profes- sionista». Le carceri sono luoghi deputati per questo genere di crimine. Le storie che filtrano dalla prigione di Mahjar, situata all'interno dell'accademia di polizia nel centro di Baghdad, sono infernali. Qui le detenute vengono regolarmente violentate dalle guardie. Tutti i 600-700 prigionieri sono picchiati due volte al giorno e nessuno di loro riceve assistenza medica. L'altro girone dantesco di Baghdad si chiama Sijin al-Tarbut, e si trova al terzo piano sotterraneo del nuovo edificio che ospita la Direzione della Sicurezza Generale. Tra i 100 e i 150 prigionieri sono immobilizzati in file di scatole d'acciaio rettangolari: o confessano, o muoiono. Vengono fatti uscire soltanto mezz'ora al giorno e ricevono solo liquidi. Condizioni simili sono state documentate anche nella prigione di Qurtiyya, nel distretto Saddam City di Baghdad. I curdi sono vittime designate. Raid Qadir Agha faceva parte dell'Unione patriottica del Kurdistan. Degli otto anni passati in galera, ha trascorso otto mesi in una cella completamente dipinta di nero e abitata soltanto da ratti. «Non sapevamo se era giorno o era notte. Ci davano una pagnotta e mezzo al giorno e mezzo bicchiere d'acqua calda. La sera venivano a vedere chi era morto e chi era vivo». Ma anche vendere un'automobia un gruppo presumibilmente legato all'opposizione può essere un rischio mortale, come testimonia una famiglia torturata alla fine del 2000 in una caserma della Guardia Repubblicana. Il marito è stato sospeso al soffitto per i polsi. Dopo avergli strappato i legamenti, gli hanno mutilato le dita dei piedi e delle mani a colpì di pistola. La moglie è stata torturata più volte davanti aitigli. Nemmeno i bambini sono risparmiati. Un uomo di nome Ali scappò dopo l'attentato fallito a Uday, il figlio maggiore di Saddam, di cui era stato collaboratore. La polizia segreta ha torturato sua moglie per scoprire dove lui si nascondeva, e ha schiacciato ì piedi della sua bambina di due anni. amato a Londra le Amnesty International accusa: «Questo rapporto è una fredda manipolazione» La moglie d'un dissidente sospettato di essere fuggito all'estero è stata decapitata sulla porta di casa davanti ai La violenza carnale nelle carceri è sistematica Sul tesserino di un soldato c'è scritto: «Stupratore professionista» OmAHhKalm tmifa tìmtul Mataff ?W ftj'dlA ArabSiHUitìl Pony li* kw'ftfbdq AVmbT» lAgMtaou» Bumat ( TummuU Kmly, «111 (kmtrUI 0!!i.,l JintfUMtoltaJPtTiMul. 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Persone citate: Agha, Aziz Salih Ahmed, Donne, Irene Khan, Jack Straw, Maria Chiara Bonazzi, Qadir, Saddam City, Saddam Hussein