Bronzi da camera di Maurizio Lupo

Bronzi da camera Bronzi da camera Monumenti sì ma in miniatura i ONUMENTI aulici, statuari, leroici, di grandi personaggi Ideila storia, anche a cavallo, oppure allegorici, erotici e persino ironici, tutti in bronzo, come quelli eretti nelle piazze e nei giardini, ma alti appena poche decine di centimetri, venivano foggiati apposta da grandi artisti, per compiacere scrivanie e scaffali di salotti borghesi, che nella Torino fra Ottocento e Novecento inseguivano il decoro e l'arredo delle dimore reali. A questa moda, che raggiunse sorprendenti vezzi estetici, fino ad eccessi che Guido Gozzano canzonò con garbata ironia, è dedicata la mostra «Il monumento da camera», curata dal 5 dicembre al 2 febbraio a Palazzo Lascaris dalla storica dell'arte Maria Luisa Tibone. Per la prima volta espone gran parte di una colle¬ zione che la sede del Consigbo regionàie del Piemonte conserva con gelosia dal 1980. Vengono, proposti circa 70 bronzetti dei cento che vennero allora donati alla Regione da Luisa Sperati. Era la figlia del «Cavaher Ufficiale Emilio Sperati», titolare della fonderia, ormai scomparsa, di corso Regio Parco 43. Qui, fra il 1880 e il 1920 accolse i più quotati scultori dell'epoca, chiamati, a cimentarsi nella produzione di queste piccole ma sigmficative opere. Il discorso viene sviluppato in quattro sezioni espositive. La prima prende avvio dallo scalone d'onore di Palazzo Lascaris, dove l'allestimento di Maria Pia Del Bianco colloca il «messaggio eroico» della mostra. E' una carrellata di copie di monumenti illustri, dal guerriero celtico di Davide Calandra alla copia in miniatura del Bartolomeo Colleoni del Verrocchio. Vi sono bustini di Garibaldi e Napoleone, ma anche un vigoroso Michelangelo di Odoardo Tabacchi e un Sardanapalo dell'estroso torinese Giovan Battista Forchini. Segue la sezione dedicata alla «attualità storica» dell'epoca. Ecco il monumento a Lamarmora di Tabacchi, lo splendido «Dragone del Re» di Calandra, il Cesare Beccaria di Giuseppe Grandi, il bozzetto che Augusto Marazzani Visconti concepì per il monumento di Amedeo di Savoia, ma anche due targhe curiose. Una è la lapide «tombale» che Leonardo Bistolfi dedicò a Cesare Lombroso. Ritrae «pazzi furiosi» e «pazzarelli» divisi da una figura femminile che rappresenta la scienza. L'altra targa, di Celestino Fumagalli, è quasi un «fumetto» bronzeo. Narra a più quadri la spedizione del Duca degli Abruzzi al Polo Nord. Giunti al piano nobile, si scopre invece «l'eleganza del Nudo», con seducenti signorine discinte, di Bistolfi, Tabacchi, Stagliano, Forchino e anonimi piacevoli. E' divertente la donnina che Cesare Biscarra sorprende spaventata «in mutande», ma la «Baiadera» di Schuss può addirittura essere spogliata. La mostra prosegue ancora con «(costumi esotici», fra i quali «L'addio del cosacco» di Fugane Lanceray, la «Gressonara» e la «Pragelatina» di Edoardo Rubino, la famosa «Schiava in catene» di Giacomo Ginotti e la «Slitta alla stazione» diTroubetzkoy. Si dà quindi «uno sguardo all'infànzia», là sezione che propone bronzetti di bambini, per concludere la rassegna con un caravanserraglio d'animali d'autore. Maurizio Lupo «La sveglia», elegante bronzo da camera di Odoardo Tabacchi: si può vedere a Palazzo Lascaris Carlo Biscarra osé: fanciulla «In mutande» 84 torinosette | arte

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