Riforme, centristi e Ptezzotta ripartono da Saint-Vincent di Emanuele Macaluso

Riforme, centristi e Ptezzotta ripartono da Saint-Vincent MACALUSO: MORO NON FU UCCISO SOLO DALLE BR MA DA UN INCROCIO DI INTERESSI ITALIANI, AMERICANI. SOVIETICI Riforme, centristi e Ptezzotta ripartono da Saint-Vincent Il leader della Cisl: «E se nello scambio con Bossi ci fosse il via libera a cambiare le pensioni?» Gigi Padovani inviato a SAINT-VINCENT Le foto sono nell'atrio del Centro congressi di Saint-Vincent, un po' ingiallite. Là c'è un giovane Guido Bodrato che apre il primo conv^no, 1971. A fianco' Enzo Scotti e Gerardo Bianco applaudono Carlo Donat-Cattin, anno 1981. Grandi sonisi, nel 1989, per lo scatto che immortala il «leone della sinistra sociale» con D'Antoni e Marini. In platea si intravede un accigliato Martìnazzdi, tre anni prima della fine dello scudo crociato. Foco più in là, Severino Citaristi - lo sfortunato tesoriere De protagonista di Tangentopoliabbraccia Giusi La Ganga, il colonnello craxiano travolto anche lui dalla stagione degli avvisi di garanzia. Ma Citaristi e la Ganga non sono fotografie appese a un pannello. Giusi, caloroso: «Che piacere rivederti dopo tanti anni». Severino, come sempre di ghiaccio: «Anche per me, davvero». Giusi: «Sono qui per caso, nell'albergo c'è un convegno sull'ambiente». Severino: «Io no, Forlani stimava molto Donat- Cattin, non se l'è sentita di venire, lui si commuove in queste occasioni Quanto a me, in questo seminario "bipartisan", come si dice adesso, sto bene, perché non ho scelto. Anche se vedo bene Casini, il miglior pupillo di Forlani: so che si sentono sempre...». A dieci anni dall'ultimo dì quegli incontri d'autunno tra le montagne valdostane in ed la classe politica democristiana decìdeva i destini dd governo (durarono dal 1971 al 1992), Saint-Vincent toma nel panorama della convegnistica politica per iniziativa della Fondazione Donat-Cattin, che ha vduto questo incontro dd titolo impegnativo: ((Dieci anomalie italiane e la Convenzione per le rifonne». Non ci sono soltanto reduci di una stagione passata. Oggi il convegno avrà il suo «dovi» conili interventi di Firn, Fassino, Marom, DlAntom, Bondi, Bereano, Fonnigom e si concluderà domani con Rutelli e Pera. Lo hanno oiganizzato gli «orfani» dìDonat-Cattm, tre «garanti» divisi dalla «diaspora» De: Sandro Fontana (presidente Ccd, in posizione critica verso Follim e Casim), Gioigio Merlo (Margherita) e il sindacalista Savino Pezzetta. Il segretario della Cisl è qd per ribadire che il «sindacato non si fa tirare per la giacchetta», per spiegare che la sua è una «linea autonoma», . come dimostra la scelta di scendere in campo contro la devolution. A Scanzo Rosciate, provincia di Bergamo, da giovane iscritto alla De (lo fu dal '59 d '69, quando era operaio tessile). Pezzetta imparava la politica in sezione. A Saint-Vincent dispensa sonisi d vecchi amia e spiega la minaccia di un referendum contro la riforma Bossi con un ragionamento tutto politico: «Perché Berlusconi e la maggioranza danno il via libera alla devolution? Cosa c'è sotto? Non credo sdtanto il )residenziali?mo. E se d fosse in cam}io il via libera alla riforma delle pensiom? Per questo noi vogliamo fennarli...». Quindi, niente «Amarcord da prima Repubblica», come precisa il figlio del ministro Claudio, dirìgente RaiUno, aprendo i lavori. Oltretutto, mentre da Roma arrivano le notizie sd nervosismo crescente delTUdc, qd sembra di essere in un pre-congresso (con l'ala dei centristi «lealista» verso il premier pronta a dar battaglia contro Casim). Il centro d riprova? Di certo c'è una voglia di partiti, di discutere senza toni da guerra civile, d trovare «comuni tassi d riformismo» (come dee Merlo) die nonsirespirava damdti and. In apertura sì è parlato del passato. Giaimi Baget Bozzo per Forza Italia e Emanuele Macduso (Ds rifonnista e «scomodo» che sulla sua rivista «Le regiom del socialismo» ha spesso trattato questi temi) hanno duellato amabilmente sulla ricostruzione degli aimì dell'egemonia democristiana. Con don Gianni a dimostrare che la sinistra sociale affonda le sue radici nel giusnaturalismo d Tommaso d'Aquino e Macaluso a difendere la De e «dnquant'anni di vita politica italiana, rappresentata come se fosse una guerra di uomini dediti a rubare». Macaluso ha concluso con un'anaiisi-choc sulla morte d Aldo Moro (l'unico con ed Donat-Cattin si legò), che nel 1978 «non fu ucciso sob dalle Br,chepurefeceroroperazione, ma da un coacervo d interessi, d gruppi d potere americani, italiani e sovietici che volevano bloccare la situazione nel nostro Paese». Da quel delitto si spiega anche «l'implosione» del sistema politico italiano con la crisi del '92, che fu anteriore a Tangentopoli, e «dalla quale in ded and l'Italia non è ancora uscita». Oggi si vedrà se davvero «siamo punto e a capo». Emanuele Macaluso

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