«Solo così potevamo aiutare davvero Amina»

«Solo così potevamo aiutare davvero Amina» A COLLOQUIO CON LA GIOVANE PRIMA DELLA DECISIONE DI SPOSTARE LE FINALI «Solo così potevamo aiutare davvero Amina» L'italiana Susanne: nessun pericolo, non ho paura colloquio Maria Coiti ROMA QUANDO un mese fa Susanne Zuber ha saputo che sarebbe stata lei a portare la fascia dell'Italia a miss Mondo era l'immagine della felicità. I capelli biondo scuro incorniciavano il sorriso radioso di quelli che si accendono solo quando si vince una sfida che si credeva persa. Alle finali la bella altoatesina era arrivata seconda dopo Pamela Camassa, di Prato, bellezza che all'ultimo minuto si è accorta di non gradire la luce dei riflettori. O forse aveva visto lungo. Certo adesso è contenta della decisione presa. E Susanne, da Abuja, chiusa con le altre colleghe all'hotel Hilton, non vuole sembrare pentita. Anzi. «Spero di arrivare tra le prime dieci», dice nel pomeriggio che vede miss Canada fare la valigia e miss Inghilterra prepararsi a darsela a gambe. Lei, no, tedesca di lingua e carattere, annuncia di voler rimanere, si sente sicura: «siamo più protette di Bill Clinton e Tony Blair quando vennero in visita ufficiale», dice. E mentre intorno a lei il mondo del fondamentalismo religioso insorge per una frase ritenuta offensiva verso Maometto, Susanne cerca di tranquillizzare le colleghe. Vicino a lei e con lei anche miss Svezia che tra le miss è quella che ha un rapporto più stretto e consapevole con nessuno Tocchi Caino e la campagna in favore di Amina. Perchè bisogna ricordare che tutto questo movimento di attenzione intor¬ no a un concorso è iniziato da Amina, la donna nigeriana condannata da una corte del Katsina (stato fondamentalista del nord) alla lapidazione per aver avuto un fig io fuori dal matrimonio. Subito iniziò un movimento per impedire che il concorso si tenesse in una nazione ritenuta incivile. I primi a battersi Derchè, invece, la bellezza dele ragazze di tutto il mondo portasse con sé in Nigeria anche un messaggio di apertura alla tolleranza era stata l'associazione «nessuno Tocchi Caino». E mentre dall'Unione europea, dalla commissione per «lo pari opportunità», partivano inviti e pressioni alle ragazze perchè si ritirassero, dall'altra parte si spingeva per la pcirten?^. Per stare vicino anche tisicamente ad Amina e per far capire che la Nigeria è un paese a due velocità con un cuore e un presidente moderno e solo alcune regioni legate al fondamentalismo. Adesso tutto è cambiato e Amina è diventata una spettatrice di questa ribellione contro la bellezza blasfema. Le miss elevate al rango di eroine loro malgrado. «Dobbiamo rimanere, arrivare fino in fondo, tanta gente ha lavorato a questo concorso», spiega Susanne. «Mia figlia è una dura come me», spiega il padre Karl che a Merano vende Souvenir. «L'ho sentita al telefono e aveva i nervi a posto». Per la sua bambina alta 1,72 con misure da mannequin spera in un futuro di gloria. Susanne non nasconde di credere nella sua favola. «Voglio fare la modella e classificarmi tra le prime dieci in questa manifestazione significa avere molte porte aperte, quelle vere, di agenzie di moda importanti». Per avere più chance di vittoria e assomigliare all'immagine che nel mondo si ha delle italiane Susanne si è fatta scurire i capelli. «Me lo hanno chiesto, lo ho fatto». Un po' di paura certo l'ha avuta quando accanto all'albergo hanno iniziato a dar fuoco alle macchine davanti a una moschea. «Ma sono pochi fanatici», dice. «Il resto della popolazione ci ha accolto con affetto. Giriamo in pullmann e la gente ci insegue salutandoci, come se fosse festa». Nessun pentimento per essere venuta. Susanne non capisce le miss europee che hanno rinunciato a questa occasione per Amina: «Solo in Nigeria potevamo lanciare un messaggio forte per salvare la vita ad Amina. Cosa risolvevano stando a casa?». In fondo è stata la stessa Amina a chiedere che Miss Mondo si svolgesse nel suo paese: «Venite solo così potrete aiutarmi». Adesso è un'altra storia e forse la situazione impedirà sfilate e cotillons. Possibile che la finale sia portata a Londra. Vedremo. Intanto Nessuno tocchi Caino chiede alle quattro Miss rappresentanti la Danimarca, l'Austria, il Costa Rica e Panama che ancora sostengono il boicottaggio, di riconsiderare la loro decisione, perché in questo momento in Nigeria non è in discussione la lapidazione di Amina Lawal ma il pericolo rappresentato da coloro i quali ritengono blasfema una manifestazione come quella di Miss Mondo. Susanne Zuber, la candidata italiana a Miss Mondo

Persone citate: Amina Lawal, Bill Clinton, Pamela Camassa, Susanne Zuber, Tony Blair