«Circolano trecento petroliere-carretta»

«Circolano trecento petroliere-carretta» I LLOYD'S: «MA NON TUTTE LE NAVI MONOSCAFO SONO A RISCHIO» «Circolano trecento petroliere-carretta» Costituiscono un sesto della flotta di tanker per il trasporto di greggio e combustibili che solcano i mari. Quasi tutte sono state costruite in Giappone negli Anni Settanta con scafi in acciaio di bassissima qualità Paolo Passarini corrispondente da LONDRA Gh assicuratori sono notoriamente gente scettica, come lo sono tutti quelli abituati a scommettere. «E' sempre molto facile parlare dopo una disgrazia», dice Neil Smith, della Marine Section della Lloyd's Market Association. «Il concetto di "tanker a rischio" sembra preciso, ma non lo è. Per esempio, dopo il disastro del Prestige si concentra l'attenzione sulle navi monoscafo. Ma questo non è necessariamente l'unico fattore di rischio. La manutenzione conta molto. Ci sono tanker monoscafo molto più sicuri di altri a scafo doppio». E le leggi? Non esistono dei regolamenti? «Certo che esistono - risponde Smith - C'è una legislazione europea. Ci sono le norme della Imo (International Maritime Organization). Ci sono leggi americane. Tornando al punto di prima, per esempio, sia le leggi americane sia quelle europee richiedono tanker a doppio scafo. Ma poi ci sono le bandiere nazionali e, alla fine del giorno, c'è sempre una nave nei guai». Occorre, quindi, che la legislazione venga sostenuta anche da parte del maggior numero possibile di Stati nazionali. E occorre anche, secondo i Lloyd's di Londra, continuare a migliorare gli standard di costruzione deUe navi. «Per il resto - racconta Smith - è ovvio che noi abbiamo tutto l'interesse a raccomandare ai nostri clienti l'impiego di navi sicure. Inoltre l'applicazione di tariffe più pesanti per navi meno sicure costituisce già un incentivo a migliorare la sicurezza. Ma poi gli incidenti.accadono lo stesso». E' comprensibile che le assicurazioni nbn amino i disastri, perché è a loro, poi, che tocca pagarne il conto assieme alle comunità danneggiate. D'altra parte è altrettanto vero che, se non ci fossero disastri, non servirebbero le assicurazioni. «E' ovvio che per noi, in questi casi, ci sono perdite - conclude Smith - Poiché, però, alla fine qualche incidente c'è sempre, a noi non resta altro da fare che cercare di ridurre i costi». E' comunque molto difficile strappare delle cifre precise ai Lloyd's. Qualcosa di più sì riesce a sapere da David Qsler, direttore di un giornale marittimo un tempo legato alla prestigiosa compagnia di assicurazioni che si chiama «Lloyd's List». «Il Prestige - spiega - faceva parte di un grosso numero di petroliere costruite in Giappone durante gli Anni '70, gh anni del boom, durante i quali, del resto, cominciarono a svilupparsi le prime dispute internazionali sulla sicurezza marittima». «Queste unità - continua Osler - vennero sfornate in una produzione di massa usando un acciaio che poi si rivelò della peggior qualità possibile». «Al giorno d'oggi - continua - su una flotta totale di circa 1800 petroliere circa 300 sono anteriori al 1980, giapponesi e monoscafo. Vengono progressivamente eliminate, anche se alcune hanno ottenuto un permesso speciale fino al 2015». Ma, attenzione, anche Osler rifiuta di definire seccamente queste 300 navi «petroliere a rischio». «La mia è una definizione oggettiva, che non significa necessariamente che queste unità sono a rischio». Eppure vengono eliminate: ci sarà una ragione. «Vengono eliminate quando la manutenzione costa troppo». In realtà, alla domanda su quante effettivamente di quelle 300 navi siano state finora eliminate, la risposta di Osler è finalmente precisa, ancorché sorprendente: «Nessuna». E quante sono quelle che hanno ottenuto il permesso fino al 2015? «Molto poche». Questo significa che, a dispetto dei dati consolanti offerti dall'«International Tankers Owners», l'associazione dei proprietari, sul calo dei disastri negh ultimi anni, tra oggi e il 2015 potrebbero verificarsi parecchi altri incidenti. E anche se, come insiste a dire Osler, «non possiamo evitare del tutto i disastri», sarà forse utile darsi subito da fare per cercare almeno di ridurli.

Persone citate: David Qsler, List, Neil Smith, Osler, Paolo Passarini

Luoghi citati: Giappone, Londra