Anche nella Margherita «prove di divisione» di Fabio Martini
Anche nella Margherita «prove di divisione» PER DUE GIORNI RINASCE IL PARTITO POPOLARE, ALTRETTANTO FANNO GLI «EX DEMOCRATICI» Anche nella Margherita «prove di divisione» Fabio Martini ROMA Rieccoli. Tra i sacri marmi della Domus Mariae, l'istituto religioso dove Aldo Moro sconfisse per la prima volta Amintore Fanfani, si riaffacciano all'attività i popolari, che sembravano oramai assorbiti nell'indistinto della Margherita. E invece no: con una lettera firmata da Franco Marini e Pierluigi Castagnetti e indirizzata «a quanti provengono dai Popolari», è stato convocato un convegno di due giorni dal titolo ambivalente: «La Margherita, il contributo dei cattolici». La lettera di invito per l'incontro partirà stamattina ed è presto per dire se il 6 e il 7 dicembre nascerà una corrente «neodemocristiana» dentro la Marghe^ rita. I promotori negano con argomenti convincenti, ma intanto un segnale analogo arriva da un'altra area del partito di Rutelli: ieri sera si sono riuniti, per una chiacchierata riservata, i notabili che un tempo guidavano i Democratici, il partito fondato da Romano Prodi e successivamente guidato da Arturo Parisi, Francesco Rutelli, Paolo Gentiloni, Enzo Bianco. E così, se i Ds sono affaticati da ima divisione intema permanente, ora anche nella Marghe- rita iniziano a spirare spifferi che potrebbero un giorno trasformarsi in correnti. In sette mesi di vita, la dialettica interna si è articolata attorno a quattro aree: Rutelli e i rutelliani. Parisi e i prodiani, i popolari di Castagnetti e Marini. Un dibattito intemo abbastanza composto, ma che resta segnato da una fondamentale divergenza tattico-strategica, tra chi pensa la Margherita come transitoria (i prodiani) e chi la immagina come permanente (tutti gli altri). E negli ultimi giorni sono via via emerse nuove linee di frattura. A Pierluigi Castagnetti che aveva espresso forti dubbi sulla sentenza di condanna a Giulio Andreotti, Arturo Parisi replica così: «E' una posizione di Castagnetti, non della Margherita». E qualche vento di fronda è comparso persino nel gruppo stretto degli amici di Rutelli: una settimana fa dopo un'intervista del presi¬ dente della Margherita sui no global, un grande amico di Rutelli come Ermete Realacci si è espresso così; «L'intervista di Prodi alla "Stampa" era ottima, quella di Rutelli sbagliata nei toni perché troppo difensiva e politicista». E intanto uno dei quattro sottogruppi della Margherita - i prodiani di Parisi - da oggi torneranno a impegnarsi per la riuscita di un'iniziativa ambiziosa e complicata: la nascita di gruppi parlamentari dell'Ulivo. Un obiettivo da raggiungere attraverso due tappe intermedie: la trasformazione dell'assemblea generale dei parlamentari dell'Ulivo in una sede deci¬ sionale su temi dirimenti e l'elezione di due speaker unici, uno al Senato e uno alla Camera. Proprio stasera torneranno a riunirsi i parlamentari aderenti ad Artemide, il gruppo promosso oltreché dai prodiani, 'anche dai liberal Ds (Enrico Morando, Giorgio Tonini) e dai socialisti (Roberto Villetti). Nell'assemblea di stasera si immagina di approvare un regolamento da sottoporre all'assemblea generale dei parlamentari dell'Ulivo che è fissata per il 27 novembre. Ma se l'assemblea ristretta di questa sera sembra avere un esito scontato, con l'approvazione della bozza di regolamento, «in vista della riunione del 27 - spiega Villetti - non arrivano segnali molto incoraggianti da Ds e Margherita: in quella occasione rischia di prevalere una volta ancora una linea dilatoria. Ma se così fosse, Artemide non esiterà a dotarsi di propri portavoce». La dialettica interna del partito si sta cristallizzando intorno a quattro aree
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