«Questa volta l'Iraq è più debole ma il compito sarà più difficile» di Paolo Passarini

«Questa volta l'Iraq è più debole ma il compito sarà più difficile» Gary Samore, esperto di strategia militare GARY SAMORE, ESPERTO DI PUNTA DELL'ISTITUTO DI STUDI STRATEGICI DI LONDRA «Questa volta l'Iraq è più debole ma il compito sarà più difficile» intervista Paolo Passarini corrispondente da LONDRA CHE guerra sarà? Se Stati Uniti e Gran Bretagna attaccheranno l'Iraq, quali saranno le differenze tra questa guerra e quella del 1991? Ce ne parla Gary Saraore, uno degli esperti di punta dell'Istituto di Studi Strategici di Londra. Poche settimane fa l'Istituto rese pufafalico un dossier che faceva il punto sullo stato attuale delle potenzialità militari irachene, in particolare per quanto riguarda il possesso di armi di distruzione di massa. Fu proprio Samore a curarne l'edizione e a presentarlo alla stampa assieme al direttore dell'IISS, John Chipman. Dal dossier emergeva un quadro a due facce: un Iraq militarmente meno pericoloso di prima della guerra del Golfo, ma più pericoloso di qualche anno fa, quando le ispezioni dell'Ònu cessarono. Ma una cosa è analizzare una certa situazione staticamente, un'altra è cercare di prevedere che cosa succederebbe in un conflitto che coinvolga due parti. Dottor Samore, quali saranno le differenze principali tra la prossima guerra con l'Iraq e quella di 11 anni fa? «Andiamo con ordine. La prima consi¬ derazione da fare è che le forze della coalizione occidentale si troverebbero diironte un Iraq più' debole der'91 sul piano degli armamenti convenzionali, biologici, chimici, oltre che per quanto riguarda la disponibilità di missili a lungo raggio. A Saddam non è rimasta più di una dozzina di missili "ai-Hussein", con una gittata di 650 chilometri. Quindi, si può affermare in generale che le forze occidentali si troverebbero di fronte un nemico più debole che durante la guerra del Golfo. E questo è il primo punto». E il secondo? «L'obiettivo della guerra del '91 era quello di costringere l'Iraq a ritirarsi dal Kuwait invaso. L'obiettivo della prossima guerra sarebbe invece quello di far saltare il regime di Saddam Hussein». Il terzo? «Riguarda la natura della coalizione. I paesi arabi moderati non solo facevano parte della coalizione del '91, ma vi presero anche parte attiva, fornendo appoggi logistici e truppe. Nella prossima guerra, quale che sia la coalizione che si formerà, sappiamo già che i paesi arafai moderati non ne faranno parte e avranno, anzi, atteggiamenti variamente ostili all'attacco». Un'altra differenza? «La quarta riguarda anch'essa la natura della coalizione intemazionale, che, arabi a parte, sarà comunque più stretta di quella del '91 ». La coalizione si troverà di fronte un nemico più debole del '91, ma avrà un compito più difficile dal punto di vista politico-militare e le spalle meno coperte dal punto di vista intemazionale. E'corretto? «Corretto». Di conseguenza, armi di distruzione di massa a parte, è molto importante anche un'analisi di quale situazione militare la coalizione occidentale troverà sul terreno. «Sì, certo. E, anche da questo punto di vista, le forze della coalizione si troveranno di fronte un avversario più debole. Sulla base delle informazioni che abbiamo è legittimo prevedere che parecchi reparti dell'esercito iracheno si rifiuteranno di combattere e alcuni di essi, addirittura, passeranno dall'altra- parte. Esiste quindi la possifaihtà concreta che la guerra venga chiusa molto velocemente». Cionondimeno, l'obiettivo di far saltare Saddam, richiede una maggiore penetrazione nel territorio e, quindi, un confronto più ravvicinato. Non c'è il rischio di maggiori perdite? «Sì, è così. Vi possono essere numerose perdite civili e anche militari. Tutto dipende dalla reazione delle forze del regime e dal comportamento della popolazione. Quanto più Saddam sarà in grado di costringere americani e inglesi a combattere per le strade, tante più perdite ci saranno. Occorre sperare in un collasso politico del regime il più presto possibile». Quindi la grande incognita è costituita dalla forza reale dell'opposizione intema a Saddam. «Questa volta si tratta di far saltare il regime politico attuale, mantenere l'ordine e favorire una soluzione politica alternativa che garantisca il controllo. La forza dell'opposizione interna sarà il fattore chiave. E purtroppo nessuno sa come stiano veramente le cose al riguardo». «Rispetto alla guerra del Golfo la coalizione sarà meno ampia e compatta: la grande speranza è un collasso politico del regime» Una delle principali incognite di una nuova possibile guerra in Iraq è la tenuta dei soldati iracheni. Molti analisti occidentali prevedono diserzioni di massa

Persone citate: Gary Samore, Gary Saraore, John Chipman, Saddam Hussein, Samore