Oggi il blitz dei Disobbedìenti di Renato Rizzo

Oggi il blitz dei Disobbedìenti SCALERANNO UN MONUMENTO O OCCUPERANNO UN PALAZZO? Oggi il blitz dei Disobbedìenti Le ex Tute Bianche: non ci addomesticherete reportage Renato Rizzo inviato a FIRENZE VORREBBERO addomesticarci, ma non ci riusciranno mai perché il conflitto è nel nostro dna. Inutile pensare che ci trasformiamo in animali buoni per il salotto dei work-shòp pieni di professori e di parole o, magari, sperare che diventiamo i bravi ragazzi del Grande Ulivo». Ecco le parole d'ordine che scendono come pietre dalla ((fortezza» dei Disobbedienti: l'ippodromo alle Cascine dove lentamente stanno arrivando i giovani in rivolta che una volta si facevano chiamare Tute Bianche. Un no alle nuove ((regole» che, per loro, da Genova in poi, hanno corroso la cifra di quella trasgressione «connaturata al movimento» e si sforzano di far entrare la contestazione nella cruna dell' ago del «politically correct». I duemila italiani e stranieri che riempiono l'impianto sportivo diventato dormitorio, ristorante, luogo d'assemblee, set della loro tv, della loro radio e della loro rabbia, non ci stanno. E già da oggi potrebbero dare una dimostrazione forte di protesta nei confronti del sistema e di chi, all'interno del Forum, cerca strade d'incongrua «compatibilità con le forze della pobtica dì destra o di sinistra». Un gesto simbolico: forse l'occupazione d'un palazzo vuoto da destinare agli sfrattati fiorentini, se non addirittura, come favoleggia qualcuno, la scalata d'un monumento del centro. Aleggia in quello che, ricordando i giorni del G8 genovese, è già stato battezzato il «Carlini» di Firenze, una collera che è difesa della propria identità. Al di là degli stereotipi in cui, secondo Francesco Caruso e Luca Casarini, vorrebbero ingabbiarli gli stessi compagni di strada del movimento. Cliché che si sono manifestati concretamente nel momento in cui si doveva assegnare il posto che ogni singola componente del Forum avrebbe assunto nel corteo di sabato contro la guerra: «Secondo loro a noi spettava di finire in coda, praticamente sotto tutela d'un cordone sanitario disposto dagli uomini della Cgil. Noi siamo una parte grossa d'una grossa manifestazione: nessuno ci emarginerà, tutti abbiamo pari dignità. Anche se è stato compiuto ogni sforzo per dipingerci come violenti dal momen- to che non ci siamo adeguati all'atmosfera d'idillio e di "volemose bene" in cui il movimento s'è avvitato. Ci siamo fatti ascoltare: le decisioni sono cambiate e ogni gruppo avrà un proprio servizio di autotutela». Si sentono forti, i Disobbedienti in questa struttura che, dopo un ((braccio di ferro con le istituzioni» ha ottenuto anche stufe per poter riscaldare la notte di chi donne in sacco a pelo e, ieri, ha ricevuto la visita del sindaco di Firenze, Domenici. Guardano le cifre: da qui a domenica potrebbero essere circa 3500, divisi tra l'ippodromo vero e proprio, le strutture d'una piscina adiacente e un tendone per 5-600 persone. Nelle loro file, danesi, spagnoli, sloveni e anche un gruppo di 40 svedesi «che sino ai fatti della Diaz appartenevano ai black bloc e, adesso, hanno scelto di schierarsi con noi». Stanno in disparte, qui alle Cascine, perché vogliono marcare un momento d'autonomia nei confronti della galassia di sigle e ideologie che, come attacca Caruso, «fa spesso del velleitarismo organizzando work-shop sui nodi della mancanza dell'acqua nel mondo o della fame planetaria occupandosene in termini di macroeconomia. Mentre farebbe, forse, meglio a intercettare i problemi reali che ci sono a Napoli o ad Acerra dove esistono interi quartieri nei quali la gente non mangia tutti i giorni e i rubinetti sono secchi». La provocazione diventa più dura: «Questo Forum avrebbero dovuto allestirlo in un paese come Acerra e invitare al tavolo, invece dei professori, il comitato dei disoccupati di Marsiglia perché parlasse con i senza lavoro locali». A chiudere, una considerazione lapidaria: «Discutere è necessario, ma non sempre è sufficiente». Nel pomeriggio dei pensieri, diciamo così, marmorei, ecco quello di Luca Casarini: «Uno è quello che fa, non quello che dice». Bene, è allora voi che cosa fate? «Intanto non facciamo sconti a nessuno: penso al sindaco di Firenze o al presidente della Regione, Martini. Noi diciamo no agU organismi geneticamente modificati in agricoltura, e, amaggiorragione, non ci teniamo a diventare degli ogm di tipo politico, come magari il loro centrosinistra vorrebbe». E ai «vertici» del movimento che cosa mandate a dire? Caruso: «Che vogliamo rincorrere la moltitudine, non cercare di governarla. Perché d'una cosa siamo sicuri: il 90 per cento delle persone che scenderanno in piazza, anche qui a Firenze, non è incasellato in nessuna sigla». Un braccio di ferro con le istituzioni e hanno ottenuto anche stufe per scaldarsi

Persone citate: Acerra, Diaz, Domenici, Francesco Caruso, Luca Casarini

Luoghi citati: Acerra, Firenze, Marsiglia, Napoli