Sfiorisce con Kathleen la dinastia dei Kennedy di Maurizio Molinari

Sfiorisce con Kathleen la dinastia dei Kennedy «TRADITA» DAGLI AFROAMERICANI NEL MARYLAND Sfiorisce con Kathleen la dinastia dei Kennedy personaggio Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK GLI afroamericani vanno alle urne, credono nelle promesse di un conservatore moderato e decretano la sconfitta di Kathleen Kennedy riconsegnando la guida del Maryland ai repubblicani dopo tre decenni. La sconfitta della dinastia dei Kennedy nel giomo del trionfo della famiglia dei Bush porta il nome di Kathleen Townsend, 51 anni, figlia maggiore dell'ex ministro della Giustizia Robert e nipote dell'ex presidente John Fitzgerald, che ha perduto con un distacco di centomila voti la sfida per il seggio di governatore del Maryland. Sulla carta doveva essere lei la grande favorita: in uno Stato della Costa Orientale dove i democratici sono il doppio dei repubblicani puntava a diventare il primo governatore donna e il primo governatore eletto in famiglia grazie al sostegno personale di Bill e Hillary Clinton e Al Gore. Forte del consenso di donne, ambientalisti ed abortisti vedeva il traguardo. Gli attacchi dei cecchini nelle contee di Montgomery e Prince George, roccaforti democratiche, le avevano inoltre dato la possibilità di mettere a segno il colpo del ko contro il più giovane avversario repubblicano, Robert Ehrlich, che alla Camera dei Rappresentanti aveva votato per garantire il porto d'armi illimitato proprio dei fucili d'assalto. Ma ambiente favorevole, appoggi illustri e sondaggi amici non sono bastati a Kathleen Kennedy per evitare una valanga di voti repubblicani, sospinta in avanti dalla stanchezza dei cittadini del Maryland per il partito democratico, ininterrottamente al governo da quando Spiro Agnew nel 1966 fu l'ultimo repubblicano ad insediarsi sulla poltrona di Annapolis. A tradire la Kennedy sono stati i molti elettori liberal che non sono andati a votare e, soprattutto, una percentuale importante di afroamericani che ha deciso di esprimere il proprio scontento sociale e il desiderio di novità cambiando casacca e portando così Ehrlich verso una vittoria che entrerà negli annali. Il candidato repubblicano, 44 anni, ha giocato la carta dell'outsider contro la lady di famiglia girando instancabilmente per le periferie di Baltimora ascoltando e facendo propri i malumori accumulati da padri e figli in tre decenni di governo democratico. La scelta dei vice ha pesato sull'esito: la Kennedy ha voluto al proprio fianco Charles Larson, un conserva- tore doc, mentre Ehrlich ha preso l'afroamericano Michael Steele, attuale leader del partito repubblicano nello Stato. L'effetto si è visto nelle urne: mentre i repubblicani hanno fatto quadrato attomo alle indicazioni giunte dal presidente George Bush in persona, gli afroamericani si sono messi in coda per votare il repubblicano. «Abbiamo fatto la Storia, il Maryland è riconquistato dopo trenta anni e sono il repubblicano che in queste elezioni ha raccolto in percentuale il maggior numero di voti afroamericani», ha dichiarato Robert Ehrlich subito dopo l'annuncio dei risultati. La vittoria acquisita grazie a voti tradizionalmente democratici è la cartina di tornasole della capacità dei repubblicani di Bush di allargare la propria base elettorale sulla Costa Orientale quando sono in grado di presentarsi con un candidato moderato. Il tentativo della Kennedy di additare il rivale come un «falso moderato» si è infranto di fronte alle fotografie di Ehrlich in maniche di camicia a fianco di portuali e operai e alle sue dichiarazioni su riforma della sanità e dell'istruzione. «Lo smalto dei Kennedy non è più quello di venti anni fa», commenta James Thumber, docente di scienze politiche dell'American University, secondo cui la dinastia democratica «ha perso la capacità di tastare il polso all'elettorato americano». Una buona notizia in casa Kennedy è invece arrivata dallo Stato di Rhode Island, dove il giovane Patrick, figlio del senatore Ted, è stato rieletto alla Camera dei Rappresentanti liquidando il repubblicano Dave Rogers con oltre il sessanta per cento dei voti. Ma non basta per dimenticare l'amarezza per Kathleen Townsend che è alla seconda sconfitta elettorale - dopo quella subita nel 1986 per il Congresso - e ora medita il ritiro dalla vita pubblica. Tutto sembrava fare il suo gioco: invece il rivale ha restituito quello Stato dopo trent'anni ai repubblicani

Luoghi citati: Annapolis, Baltimora, Maryland, New York, Rhode Island