Election Day negli Usa Il voto della suspense

Election Day negli Usa Il voto della suspense ANCHE LA CASA BIANCA CAUTA: NON SI POSSONO FARE PREVISIONI Election Day negli Usa Il voto della suspense Per l'intera giornata Bush ha ripetuto: «Andate alle urne, è importante» Si teme un replay del caos che ha contrassegnato le Presidenziali 2000 e per questo il servizio nazionale ha deciso di non fornire alcun exit-poli Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Elezioni per il rinnovo del Congresso negli Stati Uniti senza proiezioni nazionali a causa del timore di incorrere in errori come quelli avvenuti in Florida nelle presidenziali del novembre 2000. A dare forfait è stato il consorzio di media «Voter News Service» - composto dai network tv Abc, Cbs, Nbc, Fox, Cnn e dall'Associated Press - che a meno di un'ora dalla chiusura dei primi seggi ha ammesso di non essere in grado «per motivi tecnici» di dare proiezioni affidabili. Diciannove giornali, inclusi «New York Times» e «Washington Post», sono rimasti senza alcuna valutazione sul voto. Fu il «Vns» nel 2000 a dare i dati errati sulla Florida e ora, dopo due anni passati a correggere gli sbagli commessi, ha avuto timore di commettere un nuovo passo falso. Per conoscere l'esito della consultazione bisognerà attendere dunque che venga completato lo spoglio manuale di tutte le schede e quindi i tempi si allungano. Alcuni network come Cnn e Cbs hanno solo confermato singoli exit-poli su alcune delle sfide più attese. Il primo ad azzardare una previsione è stato il sitoweb «Drudge Report», secondo cui Jeb Bush sarebbe in vantaggio per la rielezione a governatore. La difficoltà di ottenere sondaggi affidabili, secondo il «New York Times», è legata al fatto che i cittadini accolgono sempre meno le domande poste fuori dai seggi e solo casualmente rispondono alle chiamate da parte dei ricercatori perché i nuovi apparecchi telefonici consentono di individuare il numero chiamante. L'assenza delle proiezioni aumenta l'atmosfera di incertezza sul risultato dovuta anche alla preoccupazione di ritardi nelle operazioni di voto ai seggi e di contestazioni sui risultati. Gli elettori della Florida si sono messi pazientemente in fila di fronte alle postazioni di voto ieri mattina prima del previsto, ma i contrattempi non sono mancati: a Miami i computer avevano degli errori di programmazione e ad Orlando chi si apprestava a votare in inglese si è trovato di fronte schede e comandi in lingua spagnola. In Stati teatro di sfide combattutte all'ultimo voto, come Minnesota, Maryland, Colorado, South Dakota ed Arkansas, quasi tutti i contententi hanno già preparato i ricorsi da presentare all'autorità giudiziaria per «irregolarità». Dopo aver votato ieri mattina nei pressi del ranch di Crawford, in Texas, il presidente americano George Bush ha commentato l'Election Day alternando di fronte ai cronisti un pollice prima verso l'alto e poi verso il basso. E' l'incertezza sull'esito del voto la grande protago- nista delle elezioni di mediotermine per il rinnovo dei 435 seggi della Camera, di 34 dei 100 seggi del Senato e di 36 dei 50 governatori. «Votate, ciò che è importante è andare alle urne in tutto il Paese, ciò che spero è che ogni elettore lo faccia davvero» ha continuato a ripetere Bush, con a fianco la first lady Laura, durante la giornata di votazioni, nel timore che le previsioni di un'affluenza attorno al quaranta per cento degli aventi diritto - circa 70-75-milioni - possa finire per condizionare il testa a testa. Il dispendio di energie compiuto dalle leadership democratica e repubblicana nelle ultime settimane ha ben pochi precedenti e tradisce la consapevolezza che potrebbero bastare pochi voti per vincere: George Bush ed il vice Dick Cheney hanno raccolto per i loro candidati la cifra record di 181 milioni di dollari mentre Bill e Hillary Clinon, Al Gore e Joseph Liebera- man sul fronte opposto si sono mobilitati con percorsi capillari per sostenere, almeno con una stretta di mano, ogni possibile deputato, senatore o governatore. Entrambi i partiti puntano alla conquista dell'intero Congresso per diventare i registi politici del secondo biennio di presidenza Bush, ma le ultime previsioni danno quasi per certo che i repubblicani riusciranno a mantenere il controllo della Camera dei Rappresentanti aumentado l'attuale vantaggio. La partita si gioca dunque sul Senato, oggi diviso a metà: se saranno i democratici di Tom Daschle e Richard Gephardt a spuntarla per l'Amministrazione Bush si annunciano due anni tutti in salita su lotta alla crisi economia, crisi in Iraq e guerra al terrorismo, se invece prevarranno i repubblicani la Casa Bianca potrà preparare con maggiore tranquillità la sfida delle presidenziali del 2004.